Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Italia: esercito 1: differenze tra le versioni

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===Sotto il segno dell'Ariete<ref>Dossier JP4: 'Speciale MBT', giugno 1990</ref><ref>Cappellano, Filippo: ''Ariete: OK il carro è giusto'', P&D Marzo 1992 pagg 46-51</ref><ref>Stanglini, Ruggero: ''Ariete: dopo le polemiche, i fatti'', P&D Marzo 1993 pagg. 34-39</ref><ref>Stanglini,Ruggero: 'Prova di Forza (Ariete e Centauro in azione)', P&D Luglio 1992 pagg.26-33</ref>===
 
Inizialmente la mossa logica per il futuro dell'Esercito fu valutata nel comprare i Leopard 2, come i degni successori del Leopard 1. Si trattava di comprare 300 carri armati direttamente in Germania. Ma la cosa non si concretizzò e nel 1984 venne deciso dallo Stato Maggiore dell'Esercito di comprare 300 carri armati di concezione nazionale. Sarebbero stati destinati a rimpiazzare i carri armati più vecchi tra quelli di seconda generazione, ovvero gli M60 della divisione corazzata ARIETE, che restava l'unità di punta dell'Esercito. Nel frattempo venne anche valutato un carro armato medio di costruzione nazionale, questo non era altro che l'OF-40. Ma questo carro armato, provato dalla Scuola Truppe Corazzate, non era altro che la rielaborazione del LION, che a sua volta costituiva un'idea congiunta italo-tedesca su come modificare il Leopard 1 per l'export in climi tropicali o desertici. In effetti l'OF-40 venne venduto in Dubai, con un totale di 36 veicoli. Apparso verso la fine degli anni '70, introduceva varie novità rispetto al Leopard 1, per esempio uno scafo più basso, corto e largo, anticipando tutto sommato la struttura del successivo Ariete. Nondimeno non garantiva un sufficiente margine di superiorità rispetto al Leopard 1, specialmente se si fosse messo a confronto in termini di costi un carro OF-40 nuovo rispetto ad un Leopard 1 ammodernato con un sistema di controllo del tiro computerizzato. Ebbe più fortuna all'estero, come si è detto, ma sopratutto nella versione semovente d'artiglieria PALMARIA, un mezzo molto rispettabile anche se il motore era stato depotenziato da circa 840 a 750 hp. La Libia ne comprò 200 esemplari, che considerando la disponibilità di un cannone-obice da 155/39 mm esprimevano più capacità belliche di tutti i 221-260 M109 dell' E.I messi insieme, e magari aggiungendo a questi pure gli M107/110 e i tipi più vecchi. In pratica, solo con le modifiche che hanno portato gli M109 alla versione L, e quelle che hanno trasformato M107 e 110 in M110A2 l'artiglieria italiana è stata aggiornata, molti anni dopo, allo stesso livello. Questo beninteso, senza considerare che la Libia aveva anche altri sistemi semoventi, come i 60 RM-70, i BM-21 e i 20 DANA.
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L'armamento è costituito da un pezzo da 120/44 mm OTO, con canna ad anima liscia realizzata con procedura ad autoforzatura per incrementarne la resistenza, organi elastici coassiali, otturatore a cuneo verticale. Non è ben chiaro che tipo di arma sia: viste le caratteristiche generali, la lunghezza, il calibro etc. dovrebbe essere una sorta di versione prodotta su licenza del cannone del Leopard 2 tedesco. Le munizioni sono di tipo APDFSDS ed HEAT-MP, ma non sono più presenti i tipi HE puri, come anche gli HESH e i WP. I proiettili sono del tipo a 'cartoccio-proietto' che sono più rapidi da caricare, ma pesano 23 kg e sono lunghi 90 cm, cosa non certo d'aiuto specie se il carro spara in movimento veloce su terreno vario. La riserva è di 42 colpi. Notare bene che questi non sono sistemati in un sistema antiesplosione tipo la controcarena dell'M1 Abrams, ma non sono nemmeno sistemati un pò dappertutto come sul carro M60 (diretto predecessore) o Leopard 1 (diretto antenato, non sono, come è stato chiarito, la stessa cosa: l'Ariete succede agli M60 ma discende alla lunga dai Leopard e dall'esperienza con questi ottenuta). Questo munizionamento è presente così nella parte anteriore dello scafo e nel cesto di torretta, in una riservetta corazzata a pianta di 'ferro di cavallo'. La cosa non è tuttavia paragonabile alla sicurezza offerta dai pannelli di sfogo e dalle paratie che servono a tenere il vano equipaggio fuori dall'esplosione. La questione è che, in buona sostanza, se un colpo penetrasse nel carro non lo farebbe quasi automaticamente esplodere come un pacco di fuochi d'artificio, come accade nel caso dei carri T-64/72/80 (tristemente noti per questo 'difetto'), ma lo stivaggio del 90% dei colpi in una controcarena corazzata (M1 Abrams), idem ma solo per il 50% (Leopard 2), le cariche di lancio protette da cassette con liquido ignifugo (Challenger) sono un'altra cosa. Così un Ariete potrebbe benissimo essere colpito, per esempio su di un fianco, ed esplodere con la perdita della torretta. Della corazzatura non si sa bene di che si tratti, ma nel caso del Leopard 2, per esempio, non è una composita Chobbam, ma è un tipo di corazzatura 'perforata'. Per quanto possa sembrare assurdo, questo tipo di armatura aiuta molto a destabilizzare proiettili e granate in fase di perforazione, e non richiede studi su materiali esotici e costosi. Lo scafo è leggermente più basso, in proporzione, rispetto al layout del Leopard 1 e quindi le pareti sopra i cingoli sono di tipo verticale, come del resto i lati della torretta. Le prese d'aria sono sui lati delle stesse, nella zona posteriore, giusto come nel caso del Leopard 1.
 
L'apparato di controllo del tiro è molto avanzato, e si è posto, assieme a quello del Leclerc, in una categoria più evoluta rispetto a quella, già molto avanzata e costosa (il costo di un sistema di osservazione e controllo del tiro moderno arriva anche al 20% di quello totale di un carro armato, se non di più: i tempi dei 'fuciloni d'aggiustamento' sono finiti..) dei carri come l'M1 e il Leopard 2. Il primo non ha praticamente un periscopio per il capocarro (eccetto il minuscolo mirino 3x per il controllo della mitragliatrice M2 HB da dentro il carro), il secondo ha un visore valido, ma privo di una via notturna. L'Ariete adotta una soluzione intermedia tra questa e quella 'definitiva' ovvero una costosissima camera indipendente per la visione IR a parte del capocarro (che nei due casi precedenti era prevista per l'M1A2 e per il Leopard 2A5), ovvero un periscopio panoramico stabilizzato che è semplicemente un modello della SFIM francese, specializzata in questi sistemi di visione. Ha una via diurna e una via notturna con sistema IL, meno efficace ma anche molto meno costoso di una camera termica. Per il resto v'é una camera termica e un sistema ottico per il periscopio del cannoniere, fisso in avanti, con visione stabilizzata, e telemetro laser con portata di 9995 m, simile a quello del SIDAM ma più compatto. Vi è un calcolatore balistico digitale Cosmo, della Marconi italia, che opera i calcoli di tiro utile in base alla munizione impiegata, alla temperatura delle cariche di lancio, ai sensori meteo (umidità, vento etc.), velocità del veicolo e così via. E' possibile far funzionare il sistema anche in modalità 'degradata' con l'esclusione del computer, sistema di stabilizzazione e di movimentazione della torretta (di tipo elettroidraulico). Per aiutare la mira in caso di emergenza vi è anche un cannocchiale di puntamento abbinato al cannone con reticolo balisticio per il puntamento, affidandosi più che altro alla traiettoria molto tesa dei colpi (specie i perforanti decalibrati). Il sistema di controllo del tiro, nell'insieme, è noto come TURMS, roboante acronimo di Tank Universal Reconfigurable Modular System). Nel caso dell'Ariete è installato quello di terza generazione, ma in futuro si pensava anche ad un sistema di visione indipendente, con camera termica, per il capocarro, e quello sarebbe stato il TURMS di quarta generazione, ma anche il più costoso di tutti. Difficile dire quali erano i due precedenti TURMS, forse quelli sviluppati per l'OF-40 e l'OF-40 Mk 2. Si tratta del primo sistema italiano con ottica 'master' ovvero con la linea di mira del cannone stabilizzata in relazione (con spostamenti massimi di 0,1 mrad) a dove sia puntato il periscopio di mira, sia quello del cannoniere o quello del capocarro. I sistemi di stabilizzazione precedenti invece 'trascinavano' il periscopio di puntamento dove era diretto il cannone. Il modo operativo è filosoficamente (nemmeno a dirlo) tedesco, con 3 modalità principali: osservazione da parte del capocarro, mira da parte del cannoniere che manda anche al capocarro l'immagine di quello che vede, e il sistema opposto con il capocarro che prende il controllo della situazione e punta l'arma verso il bersaglio, realizzando così una maggiore velocità di ingaggio dato che ha un periscopio panoramico che sfrutta per guardarsi attorno. Esistono anche periscopi per capocarro, cannoniere e caricatore (dall'altro lato della torretta, a sinistra del cannone). Il cannone di per sé ha un manicotto termico antidistorsione, e per incrementare ancora la precisione ha un sistema MRS che gli dà la caratteristica forma di un 'mirino' alla fine della canna. In effetti è proprio questo a cui serve: controllare l'effettivo parallelismo tra ottiche e cannone, che talvolta può essere sballato da varie cause, grazie allo specchietto che contiene e che guarda verso una finestrella attraverso cui viene percepita l'esatta posizione della canna. Questo sistema non è presente sul Leopard 2, ma lo è, curiosamente, sull'M1 Abrams, fin dal tempo dei carri con il cannone da 105 mm. La stabilizzazione dell'armamento e le sospensioni consentono il tiro in movimento: ma mentre un mezzo come il Leclerc spara con precisione anche sui 30-40 kmh, l'Ariete è costretto a rallentare a 15-20 kmh a seconda del terreno.
 
Il piano per gli Ariete, attorno al 1990, era di mettere in servizio 300 carri entro il 1996, al costo di 1.900 miliardi di lire.
 
L'Ariete ha poi avuto una storia piuttosto travagliata, e dopo qualche anno la situazione era tale che, per vari problemi legati ai costi, si decise di ridurre a 200 i veicoli da comprare, al costo, indicato nella finanziaria del 1992, di modici 1.378 mld. Questa previsione non è stata comunque rispettata. In seguito il bilancio per gli Ariete, tra inflazione e aggiustamenti (per esempio, il sistema d'allare laser e il potenziamento del motore da 1.200 a 1.300 hp) ha raggiunto un valore quasi uguale a quello previsto originariamente, ovvero appena pochi anni prima, per 300 carri armati: nel bilancio della difesa del 2000 erano previsti già costi di ben 1.660 mld per i 200 carri, passando così da previsioni di un costo medio di 6,3 mld del 1990 a 8,3 mld di 10 anni dopo: non un aumento drammatico quando corretto dall'inflazione, ma pur sempre un aumento non trascurabile. Inoltre le consegne iniziarono verso la metà degli anni '90, quando avrebbero dovuto finire secondo i programmi iniziali, e terminarono solo negli anni '20. Del resto anche per il coevo Leclerc le riduzioni e le dilazioni sono state molto consistenti, solo che se non altro si è mantenuto un livello di 400 mezzi, sufficiente per l'esercito (ma in origine si parlava anche di 1.100-1.400 veicoli).
 
L'Ariete, in tempi di magra come quelli in cui s'é venuto a trovare, non ha mancato di causare polemiche sul tipo di mezzo che l'E.I. intendeva adottare. Nondimeno, su di un percorso di 10 km venne confrontato attorno alla fine del '92 con altri 2 carri armati, ovvero il Leopard 1 e l'M60A1. In appena 10 km di percorso cross-country ha staccato in media di ben 7 minuti l'M60, ma è riuscito anche a dare 3 minuti e mezzo al Leopard, nonostante che questo fosse rinomato per l'alta mobilità e che fosse in una versione ancora piuttosto 'nuda' rispetto a quella di un carro armato come il Leopard 1A5. La ragione era, nonostante tutto, un rapporto potenza-peso di circa 24 hp/t contro 20-21, ovvero circa il 15-20% in più, il che dava una migliore accelerazione e ripresa, e anche una leggermente superiore velocità di punta con un picco di oltre 70 kmh (nominalmente erano 65, ma attenzione, i carri moderni riescono spesso a superare, differentemente dai loro avi, la velocità 'ufficiale', persino con picchi dell'ordine dei 100 kmh..), ma anche un sistema di sospensioni capace di mantenere meglio le curve ad alta velocità rispetto a quanto possibile al più delicato Leopard 1. L'M60, invece, con i suoi 13-14 hp/ton è stato proprio stracciato. Tutto questo venne ottenuto nonostante il peso dell'Ariete fosse stato appesantito con una zavorra dalle 52, t originarie a ben 55. Però il motore era stato a sua volta potenziato da 1.200 hp a 1.270 (non è chiaro se l'obiettivo finale fosse 1.300 netti, come indicato da molte fonti), per compensare in qualche modo l'aumento di peso, visto che originariamente era di circa 50 t. Il rapporto potenza-peso, così, è passato da 24 a 23,1 hp/ton, ancora di quasi il 10% migliore del Leopard e quasi il doppio rispetto all'M60. Peccato che non siano stati divulgati dati sul tempo totale di percorrenza, forse dell'ordine del quarto d'ora.
 
Il costo base dell'Ariete all'epoca era stimato in circa 5,4 mld per mezzo, ma il costo del programma era di 1.400 mld dato che in questo erano compresi anche: 18 mld per l'acquisto del sistema d'allarme laser, oramai deciso (al 1992), 130 per il supporto logistico, 44 per collaudi e munizionamento, 70 per l'avvio della produzione e 50 per lo studio riguardo il previsto successore Ariete 2. Le disposizioni interne dell'Ariete presentato all'epoca comprendevano 15 colpi di pronto impiego stivati verticali (non esattamente la miglior forma di protezione..) sul cestello torretta, in una struttura corazzata, e 27 nella parte anteriore dello scafom a sinistra del posto di pilotaggio. La protezione antiesplosione non era quindi particolarmente curata rispetto all'M1 e anche ad altri carri. Nella controcarena c'era il calcolatore digitale Cosmo, l'apparato di ventilazione e quello NBC, nonché la radio RV-3/4. Lo spazio è maggiore rispetto a quello consentito dal Leopard 1, ma il conduttore può entrare dal suo portello solo se la torretta è girata ad ore 3 o 9. La visione del capocarro era affidata al sistema panoramico della SFIM ma anche a 8 periscopi fissi con visione di 360 gradi eccetto il periscopio anteriore, che fa da ostacolo. Il caricatore, a sinistra, invece ne ha solo 3 e tutti rivolti verso l'avanti. La mitragliatrice MG 42/59 è installabile su di una rotaia che può essere sia sopra il portello del capocarro che quello del caricatore (oppure di tutt'e due, magari con un piccolo scudo protettivo, come è successo poi in azioni di 'peace keeping' o di occupazione militare che dir si voglia). Sul fondo del carro c'é un'uscita d'emergenza, utilizzabile dal pilota ma anche dagli altri dell'equipaggio se la torretta è orientata a ore 6. Si tratta di un utile ausilio (anche se potenzialmente vulnerabile alle mine) per scappare dal mezzo sotto il fuoco nemico, senza sgusciare dall'alto dei portelli (o anche per entrare, se il portello è lasciato aperto). La dotazione di bombole antincendio è di 6 (almeno sul prototipo), sull'abitacolo del servente vi era la manopola di bloccaggio torretta, panello elettronico per la presentazione delle munizioni selezionate, allarme laser, sistema NBC e antincendio etc., mentre il comandante tra l'altro avevai comandi di sparo nebbiogeni e il pannello d'allarme laser, 2 cloche per orientare la torretta e molti altri sistemi, tra cui quello di sparo in emergenza del cannone, a magnete, uguale a quello del Leopard 1.
 
Le alternative all'Ariete sono state vagliate: l'offerta tedesca per il Leopard 2 era per 4,5 miliardi al pezzo più però le forniture logistiche, mentre una co-produzione avrebbe invece aumentato i costi del 20%. L'Ariete almeno come sistema di osservazione e di tiro era migliore (nessuna sorpesa, la tecnologica in 10 anni ne ha fatti di progressi), ma sopratutto si è voluta preservare l'industria nazionale del settore, ovviamente sopratutto Fiat-Iveco con 248 subappaltatrici (in particolare Galileo con il 14,8%, Marconi Italia con il 6,4%, Marelli Avio con l'1%). Nondimeno, il 14% dei materiali è stato comprato dall'estero, per non parlare delle licenze varie (le munizioni, per esempio, ma anche presumibilmente lo stesso cannone, sia pure realizzato in maniera leggermente diversa). L'M1 Abrams costava di meno rispetto a tutti gli altri ma la turbina non ha convinto concettualmente e come consumi. Il Leclerc era disponibile più o meno negli stessi tempi e non costava meno di 7 miliardi al pezzo.
 
Per l'Ariete si stava pensando allo sviluppo di un Ariete 2, che in parte giustificava la riduzione dei carri armati da 300 a 200, carro che avrebbe avuto un motore da 1.500 hp (pareggiando la potenza di M1, Leopard, Leclerc), cannone automatico, possibilmente da 140 mm, etc. Erano già allo studio irrobustimenti della corazzatura, tanto da prevedere l'aumento di peso a ben 55 t. In effetti sono stati sperimentati due kit di modifica, e almeno uno, quello più leggero, era stato adottato attorno al 2003 da alcuni carri armati, mentre un altro, più pesante e non privo di controindicazioni per il mezzo era stato approntato per missioni PSO, con il mezzo usato per lo più come 'fortino mobile' piuttosto che come macchina mobile da contrasto dinamico.
 
Nell'insieme l'Ariete si potrebbe definire come un 'Super Leopard 1', ma le polemiche non hanno certo risparmiato questo prodotto dell'ingegno italico, specie quando, durante una delle prime prove, il veicolo è andato in avaria e la prova, alla presenza di vari 'papaveri' è saltata. In seguito si è dimostrato in grado anche di fare 10 centri consecutivi sparando da carro in movimento a carro in movimento, ma questo è arrivato poi. I costi, previsti in 1300-1400 mld. ancora attorno al 1992, sono lievitati a circa 1660 se non più mld. Si tratta a dire il vero di un carro armato onesto, con un consumo abbastanza ridotto, una massa e dimensioni non eccessive, costo ragionevole. Tuttavia il sospetto che si sia trattato sopratutto di un 'aiuto' alla florida industria degli armamenti italiana, che il risultato sia una specie di copia 'scolorita' rispetto al Leopard 2, e che in generale il gioco non abbia valso la candela non si è mai dissipato, così come gli 'scatoloni' di corazze aggiuntive laterali non dicono molto di buono sulla protezione basica del mezzo (da sempre considerata piuttosto scarsa).
 
Nazioni come la Spagna, con programmi come il LINCE avrebbero in effetti voluto carri armati meno complessi e pesanti del Leopard 2, da circa 45 t. Nonostante la presumibile disponibilità per l'export, di fatto nessun contratto è stato mai discusso per questo mezzo: il resto del mondo ha preferito, a quanto pare, puntare diritto sui Leopard 2 ed M1. A questo proposito, va ricordato che gli Olandesi, senza troppa 'industria autarchica' da sostenere, specie come mezzi corazzati, sono stati tanto pragmatici da dar seguito al carro Leopard 1 con il Leopard 2, ben 445 mezzi, ovvero molti di più di quanti Ariete erano previsti, ottenendoli quando erano necessari (=Guerra fredda), cosa non certo di poco conto. E' difficile risolvere una crisi ammonendo che di qui a 5-10 anni avrai i mezzi per riuscirci. E la Guerra fredda è finita ben dopo che l'Ariete è risultato approntato per la produzione. Costruire da parte italiana dei Leopard 2 su licenza sarebbe stato quindi, vista anche l'esperienza positiva con il Leopard 1, una scelta perfettamente logica, economica e plausibile. Invece, e non è stata certo la prima volta, si è voluto dare troppa importanza alle industrie locali (che data la mai eccelsa tradizione nel settore carri, non si vede in che modo, come nella stampa specializzata pure si è affermato, sarebbero state 'sminuite' dal produrre su licenza il miglior carro armato europeo e forse mondiale) e ai bilanci statali. Come colmo d'ironia, attualmente si parla con insistenza di comprare alcuni Leopard 2 tedeschi di seconda mano per rimpiazzare gli ultimi Leopard 1. Negli anni '80 successe qualcosa di simile, quando comparivano articoli autorevoli che sminuivano le capacità degli F-16 se comparati agli F-104S (erano un poco più veloci, portavano gli Sparrow, come se non fossero già in approntamento gli F-16ADF e se le prestazioni di combattimento a mach 2 fossero realmente importanti). Come sappiamo, adesso gli F-16 di seconda mano sono stati comprati per rimpiazzare gli ultimi F-104ASA/ECO (ciascuno di questi programmi d'aggiornamento è costato centinaia di mld). Ci sarà stato pure un buon motivo se nel resto d'Europa gli F-16 hanno rimpiazzato senza patemi d'animo gli F-104 e persino gli F-4. In Italia si preferì invece l'F-104ASA e lo sviluppo del cosidetto 'caccia leggero' AMX (dalla stessa originaria collaborazione con gli svedesi, finita ben presto, sarebbe nato il Gripen). Ma le decisioni sul 'procurement' raramente sono avulse da interessi industriali ed economici; produrre un carro come il Leopard 2, per esempio, avrebbe significato poi non poterlo esportare in certe aree del pianeta dove gli armamenti tedeschi non sono autorizzati (da qui quella sorta di 'escamotage' da cui è nato l'OF-40).
 
Di recente gli Ariete sono stati impiegati in guerra, o meglio in missioni di 'Peace Enforcing', inviati in un certo numero in Irak dopo il 2003 e fino al 2006. Ma non sono questi i mezzi più 'amati' nelle missioni di Peacekeeping, ma le 'Centauro'. Il programma Ariete si è fermato qui, a parte altri miglioramenti (si parla anche di un nuovo motore da ben 1.600 hp), mentre l'Ariete 2 è stato cancellato. Questo significa che il totale di 1.700 carri presenti attorno alla metà anni '80, previsto in calo a 700 negli anni '2000, in realtà già da diversi anni è ridotto a 200 Ariete e 120 Leopard 1A5. La mancanza di successi export (a cui certamente è stata data una certa attenzione, dopo lo 'stuzzichino' degli OF-40 arabi), e di un altro carro successore ha gettato più di un'ombra sulla reale utilità di progettare un carro moderno solo per produrne 200 esemplari. I 700 mezzi da combattimento, in compenso, sono raggiunti se si considerano le blindo 'Centauro'. Ma questa è un'altra storia.
 
===La Centauro<ref>Dossier JP4: 'Speciale MBT', giugno 1990</ref><ref>Stanglini,Ruggero: 'Prova di Forza (Ariete e Centauro in azione)', P&D Luglio 1992 pagg.26-33</ref>===
Questo mezzo è nato con un programma non ben chiaro nella sua origine. Quello che è certo è che l'Italia non aveva una tradizione sulle autoblindo degna di nota fino a questo progetto. A parte le blindo AB40 e 41, armate con un cannone da 20 mm ed usate in limitato numero (la loro meccanica, efficiente, era piuttosto complessa da costruire) durante la guerra e anche dopo, poi l'E.I si adattò alle autoblindo M8, che peraltro erano le migliori americane, eccellenti veicoli 6x6 anche se con torretta scoperta, ma armata con un pezzo da 37 mm. Questo veicolo di fatto è stato radiato senza sostituzione. Negli anni '70 apparvero finalmente dei mezzi corazzati italiani di progettazione originale. Erano i blindati 4x4 della serie 6600, prodotti dalla Fiat: il 6614 APC, e il 6616, blindo. Pesanti circa 8 t, corazze di spessore di 7-8 mm, in acciaio saldato, inclinate molto, sopratutto davanti, per rendere possibile una difesa balistica ottimale nei limiti degli spessori. Veicoli 'onesti', simili a tanti altri della categoria, ebbero destini diversi. La 6614 venne esportata in varie nazioni, sopratutto Perù (con tanto di versione portamortaio da 81 mm, ma erano previsti anche tipi lanciarazzi multipli leggeri da 51 mm e altri allestimenti) e ancora di più Corea del Sud che ha comprato anche la licenza di produzione, con un totale di circa 500 veicoli. In tutto ne sono stati costruiti circa 1000, né tanti né pochi. In genere l'armamento era di una torretta da 7,7 mm binata per un uomo solo, e c'era la possibilità di portare e far sparare dall'interno una squadra di fanti. In pratica è stato usato in Italia solo da reparti di polizia, come del resto anche è accaduto alle 6616. Queste non hanno avuto export alcuno e non hanno ottenuto altro che commesse per una cinquantina di esemplari per i carabinieri. Armate con una torretta da 20 mm con la potente mitragliera Rh-202 e due posti. Una versione migliorata con una torretta armata con un pezzo Cockerill belga da 90 mm venne approntata anni dopo: ma non ha ottenuto attenzione alcuna.
 
Dati questi precedenti è davvero difficile spiegarsi come ad un certo punto all'E.I. venne l'idea di munirsi di una blindo che al contrario è diventata la più costosa, pesante e potente della NATO (superata come peso solo dalla Roiikat sudafricana). La nuova blindo apparve in fretta, attorno al 1987 e pochi anni dopo entrò in produzione, per rimpiazzare i Leopard da molte unità, sopratutto nel caso di quelle blindate. A maggior ragione è 'strano' se si considera come, nonostante fossero ben più economici e nonostante l'esperienza della Fiat-Iveco, no si sia voluto costituire delle truppe blindate moderne su veicoli ruotati, come quelle messe sù dal Patto, dai Francesi, dagli Spagnoli e dai Tedeschi, per dirne alcuni. La Centauro è stata pensata con un lungo dibattito concettuale, e alla fine è diventata un bestione di gran lunga più costoso e pesante delle altre blindo.
 
Ha una blindatura di acciaio saldato, non molto spessa, ma con alcuni miglioramenti: dal 101 esemplare è stata prodotta in una versione con corazzatura migliore: questa comprende un inspessimento della blindatura d'acciaio ma anche una pannellatura della Mikrex, in kevlar, capace di fermare anche a distanza ridotta (diciamo sui 100 m) le munizioni da 12,7 mm ordinarie, e da circa 300-500 m quelle da 14,5 mm, nonché schegge da 155 da 15 m di distanza sull'esplosione. L'incremento di peso è di circa 700 kg. Dal momento che il motore è avanti a destra, dietro c'é lo spazio per ospitare 2-3 uomini, ma in assetto precario. Dal 251imo esemplare sarebbe quindi stato allungato lo scafo di 22 cm per portare 4 esploratori con un certo confort, in ogni caso al posto di parte delle munizioni (14 sono in torretta, 24 nello scafo in 'racks' da 12 colpi). Per i mezzi in servizio era in studio, nel '92, un kit per ospitare 2 uomini e un pacco munizioni (quindi solo 26 colpi in tutto). Era allo studio un sistema d'allarme laser collegato ai lanciagranate da 80 mm Galix, della Lacroix francese, capaci di generare in meno di un secondo una cortina fumogena anti-IR e visibile, persistente per alcune decine di secondi. Si studiava un kit per la corazzatura da retrofittare sui primi 100 mezzi, anche se probabilmente questo valeva solo per i pannelli interni.
 
L'armamento è costituito da un cannone da 105/52 mm, di tipo a 'lungo rinculo', sistemato in una torretta piuttosto piccola e con una massa di circa 5 t (circa un quarto di quella di un carro armato tipo Ariete). I sistemi di controllo del tiro sono come quelli dell'Ariete, a cui rimandiamo. Va detto però che qui il capocarro non è dietro il cannoniere ma a sinistra del cannone (come si capisce dalla posizione del periscopio panoramico). Questo, della SFIM, se è uguale a quello dell'Ariete consente una visione IL a 2,5x e due diurni con 2,5 o 10x. Nonostante il suo volume ha quindi meno ingrandimenti (e senza zoom) di quello del Leopard 1, anche se è molto più avanzato. La Centauro non ha lo stesso livello di stabilità dell'Ariete: anche se spara con un cannone meno potente e a lungo rinculo, per fare centro deve fermarsi per qualche istante e sparare, specie se si muove su terreno vario. La dotazione di colpi è di 38 proiettili senza truppe dietro lo scafo, poi ci sono 2 (in seguito 3, con lo stesso discorso per l'Ariete) da 7,62 mm MG 42/59.
 
Il motore è un diesel della stessa famiglia di quello dell'Ariete, da 520 hp, con trazione motrice 8x8. La velocità max è di 100 kmh (gli pneumatici sono capaci di reggere fino a 120 kmh), l'autonomia di 800 km.
 
Le dimensioni sono imponenti: lo scafo è lungo 7,4 m, col cannone avanti (nonostante che la torretta è sistemata nella zona centro-posteriore) 8,51 m, la larghezza è di 3,05 m e l'altezza, tutto compreso, 2,71 m. La vecchia 6616 pesava un terzo, le dimensioni erano invece di 5,37 x 2,5 x 2,03 m.
 
La Centauro è diventata molto e meritatamente famosa per il suo impegno nelle missioni di 'Peace Keeping' o simili, iniziando dalla Somalia. Visto che i primi 5 esemplari apparvero in una esercitazione 'Farfadet' italo-francese solo nel '92, anche questi sono mezzi realizzati in ritardo per la Guerra fredda. Per incrementare la protezione sono stati applicati due kit di corazze distanziate, uno instente sopratutto nella torretta, l'altro per la torre e i lati dello scafo. Una Centauro è stata messa KO da un RPG durante lo scontro al Check Point Pasta. 24 mezzi sono stati inizialmente (e ne sono seguiti altri) dalla Spagna nel 1999.
 
Insomma la Centauro è di sicuro il mezzo più popolare della 'nuova generazione' dell' E.I. Questo anche perché l'ordine originario era per ben 450 mezzi, e la decurtazione, differenemente da quella dell'Ariete, Dardo e persino Sidam, è stata limitata a meno del 10% del totale. Inoltre, Sidam a parte, ha avuto una decisa preferenza nella priorità delle compere per i nuovi mezzi.
 
Il costo delle Centauro, sopratutto per la considerevole complessità del sistema di controllo del tiro, pari a quello dell'Ariete, è stato davvero notevole: ben 1.500 mld abbondanti stimati già nel 1992 per appena 400 mezzi, ovvero circa i 2/3 di quelli dei carri Ariete. La produzione avrebbe visto 10 prototipi, 90 di serie entro il 1992, addirittura 120 nel '93, 100 nel '94 e 80 nel '95. Quindi in tutto si è trattato di 390 mezzi di serie e 10 prototipi, a fronte di 450 (tutti di serie?) preventivati. In ogni caso i costi sono notevoli, i tagli ridotti e la consegna molto rapida. Questo non è un fattore di poco conto rispetto ai tagli a ripetizione che hanno colpito altri importanti programmi: cancellazione di FIROS, OTOMATIC, ritardi e tagli notevoli agli Ariete e alle blindo leggere Puma, nonché ai VCC-80.
 
Difficile criticare una blindo come la Centauro, che per le missioni di Peacekeeping ha indubbiamente 'la faccia giusta': imponente, rapida, ben armata, con un cannone piuttosto minaccioso e dispositivi di visione ognitempo. Ma è reale tutta questa gloria? Specialmente all'inizio, si è pensato di no.
 
La Centauro ha un sistema di controllo del tiro è analogo a quello dell'Ariete, ma non è così per il resto del mezzo. Il motore è sistemato davanti, il che offre protezione aggiuntiva (a scapito del motore..), ma solo sul lato destro. Il pilota non ne trae giovamento,dato un posto di pilotaggio veramente angusto. Anche la torretta è piuttosto piccola se comparata ad un carro armato. Il vantaggio è di avere se non altro un portello posteriore, molto utile per varie ragioni, dall'ospitare altre persone a riarmare rapidamente il mezzo, ma la disposione è più simile a quella di un APC cingolato che a quella di una blindo e questo non necessariamente è un fattore positivo a tutto campo (anche se è tornato utile poi per la versione da trasporto truppe VBC).
 
La Centauro è stata descritta in tanti modi: cacciacarri, carro leggero, autoblindo, mezzo da intervento rapido. Quest'ultima è stata la sua vera ragione d'essere. La Centauro ad un certo punto si vedeva 'giustificata' dal fatto di essere un mezzo rapidamente rischierabile per fronteggiare situazioni di crisi, ovvero se le unità italiane erano dislocate nel Nord-Est, e 'qualcuno' invadeva il Sud Italia, allora questi mezzi sarebbero rapidamente intervenuti. Questo però non è un tipo di spiegazione convincente. A meno che la psicosi causata dall'invasione della Sicilia del '43 non albergasse in chi ha immaginato questo impiego, c'é da dire che solo i commandos sovietici e libici potevano eventualmente fare colpi di mano nel Sud-Italia, e certo non c'era bisogno di spostare masse corazzate dal Nord per affrontarli, anche perché esistevano pur sempre i corazzati della scuola di Lecce). E poi, se il problema percepito era questo, allora tanto avrebbe valso stanziare un battaglione corazzato direttamente in Sicilia. Uno della trentina complessivi, non avrebbe fatto molta differenza per lo strumento del NE, alla 'porta di Gorizia'.
 
A parte il preposizionamento, i paragoni si dovrebbero fare con quanto sia rapido spostare i mezzi da un fronte all'altro. Le 'Centauro' erano e sono rapide su strada, ma comparate a mezzi cingolati, dopotutto con 100 kmh e 800 km di autonomia non sono diverse da un normale autocarro. Se si considera solo quale sia il tempo di percorrenza (in tempo di pace) della Salerno-Reggio Calabria, è chiaro che puntare sulla velocità è poco importante. Un veicolo portacarri con un Leopard avrebbe mantenuto probabilmente una media appena inferiore, ma una volta sbarcato, il suo mezzo sarebbe stato un carro senza compromessi. Un altro modo è la ferrovia, vulnerabile ad attacchi sulle sue linee più di qualunque altro tipo di comunicazione, ma un treno merci sarebbe un sistema ragionevolmente rapido per spostare veicoli con ragionevole rapidità. Un traghetto rapido (20-30 nodi) avrebbe anch'esso la sua validità. Ma vi è ancora un'altra possibilità, l'aviotrasporto. SE al posto della Centauro vi fosse stata per esempio, una macchina come l'AMX-10RC da 15 t, o una Centauro 'equivalente' a questa', sarebbe stato possibile imbarcarne una dozzina e portarli da Venezia a Palermo in poco più di 3 ore a bordo di altrettanti C-130H Hercules. Abbassando i requisiti vi sono le blindo 6616, oppure, se si cercano mezzi capaci di contrastare addirittura i carri armati (cosa che, in una operazione di sbarco, avrebbero al più potuto portare gli americani, in caso di una improbabile guerra con l'Italia di Craxi), le blindo AML da 5,7 o le ERC-90 da 7,8 t. In sostanza, con una cinquantina di aerei G-222 e C-130 disponibili, se il problema del rischieramento rapido era questo, si sarebbe potuto caricare un intero battaglione di questi veicoli (ospitabili anche dai G-222) e portarli in qualche ora ovunque nel territorio nazionale. Inoltre, una volta arrivati sulla punta della Calabria, treni, autoblindo, rimorchi si sarebbero tutti dovuti fermare ed aspettare per un traghetto. Gli aerei invece avrebbero continuato senza problemi giungendo direttamente in Sicilia.
 
Le Centauro, quindi come spiegamento strategico non sono affatto 'rapide' da schierare: poco più veloci dei rimorchi autocarrati, e forse dei treni (sempre che le strade siano decenti), non trasportabili da nessun aereo italiano (anche se i C-130 hanno il vano di carico largo 3,12 m contro 3,05 della Centauro, questa a pieno carico è troppo pesante). Come autoblindo sono molto grandi e visibili, addirittura più grosse di un autocarro. Come cacciacarri sono abbastanza efficienti, ma un veicolo ben più semplice con missili TOW può colpire con efficacia un carro armato anche a 4 km di distanza, cosa che ben difficilmente un pezzo da 105 mm può eguagliare. Inoltre le Centauro, come mezzo da trasporto truppe sono (come del resto il Merkava) nel migliore dei casi un ripiego, e come carro da combattimento troppo vulnerabili. Si criticano i carri armati sovietici per la vulnerabilità alle armi occidentali, ma se non altro non hanno bisogno di corazze aggiuntive per resistere ai colpi di mitragliatrice. Inoltre le ruote sono sempre vulnerabili a schegge e pallottole se non al fuoco nel senso più letterale del termine.
 
Poi c'é il costo: quasi 4 mld per blindo. L'E.I. ha rottamato i suoi carri Leopard 1 senza nemmeno tentare (eccetto che nel caso dei Leopard 1A5, e giusto grazie alle torrette di 'seconda mano') di aggiornarli, come avrebbero indubbiamente meritato (e come è stato fatto da molti utenti). Il costo per 400 carri era stimato in circa 650-700 mld. comprendento il sistema di controllo del tiro TURMS. Questo significa che a parità di costo tutti i Leopard 1 dell'EI avrebbero potuto essere ammodernati. E' significativo poi considerare il successo 'export' della Centauro. Questa è stata valutata (negativamente) dall'US Army, è stata comprata in alcuni esemplari dagli spagnoli. Ma questi successi dovrebbero piuttosto dimostrare, paradossalmente, come la Centauro non sia stata un progetto 'di successo'. Essendo tanto avanzata e moderna, e diversa da altre blindo, avrebbe dovuto ottenere molti più successi rispetto a quel poco che ha raccolto, dopo ben 10 anni dall'arrivo del prototipo. Gli altri eserciti hanno preferito ammodernare i loro carri armati o comprarne di nuovi, assieme a mezzi per la fanteria e artiglieria. Nessun altro esercito ha seguito quindi lo stesso ordine di preferenza per investire i propri denari nell'ammodernamento: prima sono venuti i carri e la fanteria, poi l'artiglieria, i mezzi esploranti molto indietro. Forse l'E.I. non avendo soldi per tutto avrà prediletto un mezzo piuttosto flessible per vari ruoli, ma di sicuro non per ragioni di 'peace Keeping' che non erano contemplate all'epoca della Guerra Fredda, almeno non nella misura in cui sono state compiute poi, con mezzi pesanti. Come mezzo tattico la Centauro non è di dimensioni trascurabili, e non è anfibia: due cose tutt'altro che secondarie per l'ambiente italiano, montuoso e ricco di fiumi. E' vero che anche la Rooikat sudafricana è grossa e non anfibia, ma si tratta di un ambiente del tutto diverso operativamente e non ha nessun senso effettuare tale paragone. Come mezzo di combattimento, avendo una corazza sottile, ruote vulnerabili e solo una quarantina di colpi da 105 mm, non ha nessun margine contro un Leopard parimenti aggiornato nei sistemi, che tra l'altro è stato concepito per resistere ai colpi da 20 mm, non da 7,62 come la Centauro originaria. In termini di confronti 'teorici', non esiste cannone di carro che non potrebbe trapassare la potente Centauro, mentre non è vero il contrario. All'epoca della blindo AML, per esempio, questa era sì vulnerabilissima ai carri armati, ma poteva metterli KO con il pezzo da 90 mm e sfuggire rapidamente con le sue piccole dimensioni. La blindo ERC poteva fare qualcosa di simile avendo un cannone da 90 mm lungo, contro mezzi tipo l'M60 e il Leopard 1. Ma con i mezzi moderni non si scherza. L'M1 e il Leopard 2 non sono solo più veloci, ma anche molto meglio protetti e armati. E' difficile che un veicolo, specie se grosso come la Centauro, sfugga ai loro sistemi IR (mentre prima poteva bastare un cespuglio per nascondere una AML), ed è difficile che la velocità o le piccole dimensioni bastino ad evitare il fuoco di un sistema di controllo del tiro moderno. Questo vale anche per la Centauro, ma almeno frontalmente, non c'é partita: anche di fronte ad un M1 Abrams con il pezzo da 105 mm la Centauro è praticamente incapace di perforarlo, mentre il carro è capace di trapassarla e distruggerla ad ogni distanza valida di tiro. I mezzi corazzati leggeri, specie se operano da soli, sul campo di battaglia moderno non hanno molte chances di sopravvivenza. E le armi controcarri come le RPG, Apilas, Panzerfaust 3 sono abbastanza potenti da mettere KO anche un carro, con un colpo ben piazzato: blindati leggermente protetti non avrebbero invece scampo, nemmeno sull'arco frontale.
 
L'E.I. negli anni '80 poteva certo limitarsi ad un mezzo meno potente e meno dispendioso. Attualmente, invece, c'é la tentazione di scegliere la Centauro con la torretta HITFACT, con un nuovo, particolarmente potente pezzo da 120 mm, come rimpiazzo per i Leopard 1A5. Il tempo dirà se la cosa andrà in porto, ma questo veicolo sarebbe ancora troppo vulnerabile in un grande conflitto convenzionale e al contempo fin troppo complesso e costoso per una missione 'di pace'. Che l'E.I. avesse inteso di dotarsi di mezzi superiori alle sue possibilità, negli anni '80, lo dimostra del resto anche il prototipo del VCC-80 Dardo: era dotato di un periscopio d'osservazione e puntamento per il capocarro, come sui carri e le blindo, ma era un caso unico a livello mondiale: così è stato soppresso e il sistema di tiro e osservazione notevolmente semplificato nel caso degli esemplari prodotti in serie. I costi erano davvero troppo alti per un mezzo corazzato per la fanteria. I fanti italiani hanno così continuato ad usare il VCC-1 e 2, nati come ripiego negli anni '70, fino grossomodo ai nostri giorni, dato che i Dardo sono molto pochi (almeno inizialmente 200 al costo di ben 1.100 mld, paragonabile a quello iniziale per i carri Ariete).
 
 
 
 
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