Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Italia: esercito 1: differenze tra le versioni

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===Sotto il segno dell'Ariete<ref>Dossier JP4: 'Speciale MBT', giugno 1990</ref>===
 
Inizialmente la mossa logica per il futuro dell'Esercito fu valutata nel comprare i Leopard 2, come i degni successori del Leopard 1. Si trattava di comprare 300 carri armati direttamente in Germania. Ma la cosa non si concretizzò e nel 1984 venne deciso dallo Stato Maggiore dell'Esercito di comprare 300 carri armati di concezione nazionale. Sarebbero stati destinati a rimpiazzare i carri armati più vecchi tra quelli di seconda generazione, ovvero gli M60 della divisione corazzata ARIETE, che restava l'unità di punta dell'Esercito. Nel frattempo venne anche valutato un carro armato medio di costruzione nazionale, questo non era altro che l'OF-40. Ma questo carro armato, provato dalla Scuola Truppe Corazzate, non era altro che la rielaborazione del LION, che a sua volta costituiva un'idea congiunta italo-tedesca su come modificare il Leopard 1 per l'export in climi tropicali o desertici. In effetti l'OF-40 venne venduto in Dubai, con un totale di 36 veicoli. Apparso verso la fine degli anni '70, introduceva varie novità rispetto al Leopard 1, per esempio uno scafo più basso, corto e largo, anticipando tutto sommato la struttura del successivo Ariete. Nondimeno non garantiva un sufficiente margine di superiorità rispetto al Leopard 1, specialmente se si fosse messo a confronto in termini di costi un carro OF-40 nuovo rispetto ad un Leopard 1 ammodernato con un sistema di controllo del tiro computerizzato. Ebbe più fortuna all'estero, come si è detto, ma sopratutto nella versione semovente d'artiglieria PALMARIA, un mezzo molto rispettabile anche se il motore era stato depotenziato da circa 840 a 750 hp. La Libia ne comprò 200 esemplari, che considerando la disponibilità di un cannone-obice da 155/39 mm esprimevano più capacità belliche di tutti i 221-260 M109 dell' E.I messi insieme, e magari aggiungendo a questi pure gli M107/110 e i tipi più vecchi. In pratica, solo con le modifiche che hanno portato gli M109 alla versione L, e quelle che hanno trasformato M107 e 110 in M110A2 l'artiglieria italiana è stata aggiornata, molti anni dopo, allo stesso livello. Questo beninteso, senza considerare che la Libia aveva anche altri sistemi semoventi, come i 60 RM-70, i BM-21 e i 20 DANA.
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Il pilota ha posto di guida sulla destra dello scafo, con 3 episcopi diurni e quello centrale, di notte di tipo IL.
 
La protezione è stata studiata dalla OTO Melara su specifiche dell'Esercito. E' composita sul frontale dello scafo sul frontale e sui lati della torre, ma nonostante le dimensioni limitate del mezzo la massa complessiva suggerisce che essa non sia particolarmente robusta rispetto ai carri armati coevi, specie le versioni avanzate dei vari Leopard 2, M1A1, Challenger etc. Non ha elementi di tipo ERA o aggiuntivi, beninteso nella configurazione originale. I sistemi di protezione non sono solo lo spessore e la qualità delle corazze: infatti, a parte la mobilità i carri moderni fanno affidamento, e l'Ariete non fa eccezione, anche su: apparato NBC (qui sistemato nella parte posteriore della torretta), sistema di soppressione antincendio automatico o manuale sia per il comparto motore che equipaggio; la vernice, di tipo piuttosto 'stealth', nel senso che (come per esempio anche nel caso dei carri Leopard e degli elicotteri) si tratta di un composto piuttosto opaco nel settore infrarosso: riflette poco la luce IR, e isola piuttosto bene il calore interno (evidentemente si tratta di vernici, dato anche il colore opaco, con una base importante di carbonio). Sempre in tema di visibilità, da segnalare la presenza degli 8 lanciagranate Weggmann da 3 pollici/76 mm (praticamente gli stessi del Leopard) sistemati in una fila di 4 per ciascun lato della torretta, per disimpegnarsi da situazioni tattiche pericolose (a maggior ragione se sono usati sistemi di tipo speciale, per esempio per assicurare anche la copertura nel settore IR), mentre non pare vi sia anche l'iniettore di gasolio dei tubi di scarico per consentire una cortina nebbiogena mobile. Infine, già all'epoca dei primi prototipi si stava pensando ad un eventuale sistema di allarme capace di rilevare raggi laser (sia come armi d'illuminazione che come sistemi telemetrici). La sinergia, specie se vi fosse stato un sistema automatico, tra l'allarme sui laser e la rapida produzione di una cortina nebbiogena ad alto potere di sbarramento (lanciando per esempio 4 degli 8 candelotti pronti al tiro) avrebbe potuto fare la differenza tra la vita e la morte in molte situazioni tattiche.
 
 
 
L'armamento è costituito da un pezzo da 120/44 mm OTO, con canna ad anima liscia realizzata con procedura ad autoforzatura per incrementarne la resistenza, organi elastici coassiali, otturatore a cuneo verticale. Non è ben chiaro che tipo di arma sia: viste le caratteristiche generali, la lunghezza, il calibro etc. dovrebbe essere una sorta di versione prodotta su licenza del cannone del Leopard 2 tedesco. Le munizioni sono di tipo APDFSDS ed HEAT-MP, ma non sono più presenti i tipi HE puri, come anche gli HESH e i WP. I proiettili sono del tipo a 'cartoccio-proietto' che sono più rapidi da caricare, ma pesano 23 kg e sono lunghi 90 cm, cosa non certo d'aiuto specie se il carro spara in movimento veloce su terreno vario. La riserva è di 42 colpi. Notare bene che questi non sono sistemati in un sistema antiesplosione tipo la controcarena dell'M1 Abrams, ma non sono nemmeno sistemati un pò dappertutto come sul carro M60 (diretto predecessore) o Leopard 1 (diretto antenato, non sono, come è stato chiarito, la stessa cosa: l'Ariete succede agli M60 ma discende alla lunga dai Leopard e dall'esperienza con questi ottenuta). Questo munizionamento è presente così nella parte anteriore dello scafo e nel cesto di torretta, in una riservetta corazzata a pianta di 'ferro di cavallo'. La cosa non è tuttavia paragonabile alla sicurezza offerta dai pannelli di sfogo e dalle paratie che servono a tenere il vano equipaggio fuori dall'esplosione. La questione è che, in buona sostanza, se un colpo penetrasse nel carro non lo farebbe quasi automaticamente esplodere come un pacco di fuochi d'artificio, come accade nel caso dei carri T-64/72/80 (tristemente noti per questo 'difetto'), ma lo stivaggio del 90% dei colpi in una controcarena corazzata (M1 Abrams), idem ma solo per il 50% (Leopard 2), le cariche di lancio protette da cassette con liquido ignifugo (Challenger) sono un'altra cosa. Così un Ariete potrebbe benissimo essere colpito, per esempio su di un fianco, ed esplodere con la perdita della torretta. Della corazzatura non si sa bene di che si tratti, ma nel caso del Leopard 2, per esempio, non è una composita Chobbam, ma è un tipo di corazzatura 'perforata'. Per quanto possa sembrare assurdo, questo tipo di armatura aiuta molto a destabilizzare proiettili e granate in fase di perforazione, e non richiede studi su materiali esotici e costosi. Lo scafo è leggermente più basso, in proporzione, rispetto al layout del Leopard 1 e quindi le pareti sopra i cingoli sono di tipo verticale, come del resto i lati della torretta. Le prese d'aria sono sui lati delle stesse, nella zona posteriore, giusto come nel caso del Leopard 1.
 
L'apparato di controllo del tiro è molto avanzato, e si è posto, assieme a quello del Leclerc, in una categoria più evoluta rispetto a quella, già molto avanzata e costosa (il costo di un sistema di osservazione e controllo del tiro moderno arriva anche al 20% di quello totale di un carro armato, se non di più: i tempi dei 'fuciloni d'aggiustamento' sono finiti..) dei carri come l'M1 e il Leopard 2. Il primo non ha praticamente un periscopio per il capocarro (eccetto il minuscolo mirino 3x per il controllo della mitragliatrice M2 HB da dentro il carro), il secondo ha un visore valido, ma privo di una via notturna. L'Ariete adotta una soluzione intermedia tra questa e quella 'definitiva' ovvero una costosissima camera indipendente per la visione IR a parte del capocarro (che nei due casi precedenti era prevista per l'M1A2 e per il Leopard 2A5), ovvero un periscopio panoramico stabilizzato che è semplicemente un modello della SFIM francese, specializzata in questi sistemi di visione. Ha una via diurna e una via notturna con sistema IL, meno efficace ma anche molto meno costoso di una camera termica. Per il resto v'é una camera termica e un sistema ottico per il periscopio del cannoniere, fisso in avanti, con visione stabilizzata, e telemetro laser con portata di 9995 m, simile a quello del SIDAM ma più compatto. Vi è un calcolatore balistico digitale Cosmo, della Marconi italia, che opera i calcoli di tiro utile in base alla munizione impiegata, alla temperatura delle cariche di lancio, ai sensori meteo (umidità, vento etc.), velocità del veicolo e così via. E' possibile far funzionare il sistema anche in modalità 'degradata' con l'esclusione del computer, sistema di stabilizzazione e di movimentazione della torretta (di tipo elettroidraulico). Per aiutare la mira in caso di emergenza vi è anche un cannocchiale di puntamento abbinato al cannone con reticolo balisticio per il puntamento, affidandosi più che altro alla traiettoria molto tesa dei colpi (specie i perforanti decalibrati). Il sistema di controllo del tiro, nell'insieme, è noto come TURMS, roboante acronimo di Tank Universal Reconfigurable Modular System). Nel caso dell'Ariete è installato quello di terza generazione, ma in futuro si pensava anche ad un sistema di visione indipendente, con camera termica, per il capocarro, e quello sarebbe stato il TURMS di quarta generazione, ma anche il più costoso di tutti. Difficile dire quali erano i due precedenti TURMS, forse quelli sviluppati per l'OF-40 e l'OF-40 Mk 2. Si tratta del primo sistema italiano con ottica 'master' ovvero con la linea di mira del cannone stabilizzata in relazione (con spostamenti massimi di 0,1 mrad) a dove sia puntato il periscopio di mira, sia quello del cannoniere o quello del capocarro. I sistemi di stabilizzazione precedenti invece 'trascinavano' il periscopio di puntamento dove era diretto il cannone. Il modo operativo è filosoficamente (nemmeno a dirlo) tedesco, con 3 modalità principali: osservazione da parte del capocarro, mira da parte del cannoniere che manda anche al capocarro l'immagine di quello che vede, e il sistema opposto con il capocarro che prende il controllo della situazione e punta l'arma verso il bersaglio, realizzando così una maggiore velocità di ingaggio dato che ha un periscopio panoramico che sfrutta per guardarsi attorno. Esistono anche periscopi per capocarro, cannoniere e caricatore (dall'altro lato della torretta, a sinistra del cannone). Il cannone di per sé ha un manicotto termico antidistorsione, e per incrementare ancora la precisione ha un sistema MRS che gli dà la caratteristica forma di un 'mirino' alla fine della canna. In effetti è proprio questo a cui serve: controllare l'effettivo parallelismo tra ottiche e cannone, che talvolta può essere sballato da varie cause, grazie allo specchietto che contiene e che guarda verso una finestrella attraverso cui viene percepita l'esatta posizione della canna. Questo sistema non è presente sul Leopard 2, ma lo è, curiosamente, sull'M1 Abrams, fin dal tempo dei carri con il cannone da 105 mm.
 
Il piano per gli Ariete, attorno al 1990, era di mettere in servizio 300 carri entro il 1996, al costo di 1.900 miliardi di lire.
 
L'Ariete ha poi avuto una storia piuttosto travagliata, e dopo qualche anno la situazione era tale che, per vari problemi legati ai costi, si decise di ridurre a 200 i veicoli da comprare, al costo, indicato nella finanziaria del 1992, di modici 1.378 mld. Questa previsione non è stata comunque rispettata. In seguito il bilancio per gli Ariete, tra inflazione e aggiustamenti (per esempio, il sistema d'allare laser e il potenziamento del motore da 1.200 a 1.300 hp) ha raggiunto un valore quasi uguale a quello previsto originariamente, ovvero appena pochi anni prima, per 300 carri armati: nel bilancio della difesa del 2000 erano previsti già costi di ben 1.660 mld per i 200 carri, passando così da previsioni di un costo medio di 6,3 mld del 1990 a 8,3 mld di 10 anni dopo: non un aumento drammatico quando corretto dall'inflazione, ma pur sempre un aumento non trascurabile. Inoltre le consegne iniziarono verso la metà degli anni '90, quando avrebbero dovuto finire secondo i programmi iniziali, e terminarono solo negli anni '20. Del resto anche per il coevo Leclerc le riduzioni e le dilazioni sono state molto consistenti, solo che se non altro si è mantenuto un livello di 400 mezzi, sufficiente per l'esercito (ma in origine si parlava anche di 1.100-1.400 veicoli).
 
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