Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Italia: differenze tra le versioni

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===Artiglieria in Italia: 1994-97===
Ecco come l'artiglieria dell'Esercito italiano, da sempre molto ben tenuta in conto (nel giugno 1940 v'erano oltre 12.000 pezzi in servizio da oltre 47 mm, anche se la maggior parte erano obsoleti), e ancora nel 1990 gli accordi CFE conteggiavano un totale di ben 2.153 pezzi d'artiglieria. Ma questo totale era semplicemente falso. Bisoga dire che il trattato poneva l'accento su pezzi d'artiglieria che fossero contemporaneamente sia di calibro superiore al 100 mm, che con canna rigata. Dunque nessuno degli 800 e passa mortai da 120 mm, come nessuno degli oltre 250 cannoni da 40 mm antiaerei poteva essere conteggiato nel totale. Quello che realmente esisteva all'epoca, attorno al 1990, nelle batterie dell'Esercito (depositi inclusi) era un totale di 320 obici M56 someggiabili, per le 5 brigate alpine, calibro 105/14 mm, con gittata di 10,6 km; a salira s'incontravano 70 M114 americani da 155 mm, ben 164 cannoni-obici FH-70 da 155/39 mm con gittata di 24 km, 42 vecchi cannoni M59 (americani come gli M114) da 155 mm, 36 M115 da 203 mm (idem); come semoventi vi erano un totale di ben 360 M109G e (pochi) già aggiornati allo standard L (con cannone.obice da 155/39 mm anziché 155/23 e gittata di 24 km anziché 18); 18 M107 da 175 mm, 36 M110A2 da 203 mm, 108 M-44 e 36 M55. Sono tutte armi americane, eccetto gli obici someggiabili M56 italiani, e gli FH-70 tri-nazionali, come anticipazione del consorsio dei Tornado: ovvero, 72 armi per la Gran Bretagna (che nondimeno aveva la leadership per la versione trainata), 164 per l'Italia, e ben 212 per la Germania Ovest (che ebbe la leadership per la versione semovente SP-70, poi cancellata nel 1987). Era un'artiglieria potente e rappresentava un'arma di nuova generazione, al cui livello avrebbero dovuto essere convertiti gli M109 G con una bocca da fuoco del tutto equivalente. Gli M107 erano in predicato di essere aggiornati, come in effetti sarà, trasformandoli in M110A2, dato che questi avevano quasi la stessa gittata ma con una granata ben più pesante: ma in realtà, la maggiore ragione si trovava forse nel fatto che si trattava di artiglierie con capacità nucleare: gli israeliani, al contrario, apprezzano la maggior gittata degli M107 e li hanno mantenuti con tanto di proiettile a gittata prolungata del tipo a 'sabot', da 40 km di raggio. In concreto, non hanno cambiato la loro linea di pensiero, che prima dell'avvento dell'M110A2 con cannone prolungato vedeva decisamente in rovina l'M110. La trasformazione era facile, visto che lo chassis era lo stesso e quindi bisognava sostituire solo la b.d.f, cosa semplice dato che non era in torretta, ma in un affusto scoperto, come se fosse un'artiglieria trainata (dato che lo scafo non era assolutamente in grando di ospitare una torretta adatta alla necessità).
 
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Poi sono arrivati gli M109. Con che tempistica non è facile dire, ma ancora negli anni '80 ve n'erano in produzione 40 dell'ultimo lotto per un totale di 260 pezzi. Armati con un obice da 155/23 mm
 
 
Dotato della stessa artiglieria sistemata sull'M55, a suo tempo, o quanto meno con la stessa gittata di 14,6 km, ma con uno scafo progettato ad hoc, ben più spazioso e sopratutto con una torretta chiusa e interamente brandeggiabile, sulla falsariga di un grosso carro armato. Adesso è una configurazione standard: nel 1963 un pò meno. Alla fine degli anni '60 iniziarono ad entrare in servizio anche nell'E.I, ma non nella versione iniziale americana ma nel tipo aggiornato dalla Germania: ovvero con un obice modificato, capace di sparare ad un ritmo più elevato, anche se il dato di punta di 6 c. min non impedisce che il ritmo sostenuto è di circa 1 colpo al minuto o 3-4 per periodi brevi, non fosse altro che per la resistenza della canna al surriscaldamento.
 
L'M109 invece entrò in servizio nel 1963, con oltre 2000 esemplari prodotti. Questo semovente poteva contare su ottime doti di mobilità e una protezione completa per il proprio equipaggio. Ma i punti deboli erano anche che: l'autonomia, nononstante l'ottima meccanica, non era eccelsa; le capacità anfibie erano possibili solo dopo un 'accurata installazione di un kit. La protezione, in alluminio saldato, era ottima per ottimizzare la resistenza, ma per il resto era leggera e anche se copriva tutti i lati e il tetto del mezzo, era vulnerabile (un pò come la corazzatura degli M113) al fuoco delle armi pesanti, costosa e in caso di incendio il veicolo sarebbe stato irrecuperabile dato che il punto di fusione dell'alluminio è poco oltre i 600 gradi e per giunta ha la tendenza a bruciare. In ogni caso i veicoli in lega leggera hanno costituito una rivoluzione, ben più leggeri e tutto sommato economici (dato che richiedevano motori meno potenti) di quelli originariamente fatti in acciaio, specie se si aveva la pretesa di proteggere tutti i lati e garantire anche una torretta rotante.
 
Ma la mobilità venne pagata sia con la scarsa protezione e un costo unitario piuttosto alto (a parità di peso con mezzi in acciaio, non certo a parità di prestazioni, per i motivi suddetti), e con un obice che, anche se ampiamente dotato di un generosissimo freno di bocca a luce singola di grandi dimensioni, e di un estrattore di fumi, continuava ad avere una gittata relativamente ridotta. Così nel 1972 apparve l'M109A1 con un pezzo da 155/39 mm che in teoria avrebbe garantito 18,1 km, mentre l'OTO Melara sperimentò una bocca da fuoco (non è chiaro se montata su qualche M109) analoga, ma più pesante e capace di resistere a pressioni sufficienti per raggiungere i 24 km. In pratica era un'arma equivalente a quella dell'FH-70 in sviluppo. La b.d.f. americana di fatto non offriva che le stesse prestazioni dell'obice rielaborato dai tedeschi, così arrivò l'M109A2 con un sistema di caricamento, complesso rento recuperatore e circuito idraulico rielaborato, ma sopratutto un'altro pesante limite dell'M109 (oltre alla scarsa protezione, scarsa gittata e costo non trascurabile) venne superato, quello della scarsa capacità dei depositi munizioni di appena 28 colpi: con un nuovo deposito principale da 22 colpi nella parte posteriore del veicolo vennero raggiunti i 36 proiettili, ben più adatti per un'azione di fuoco. Gli M109 base portati allo standard A2 venivano denominati M109A3. In teoria gli M109A2/A3 avrebbero dotuvo raggiungere i 22.500 m con munizioni normali (alla massima carica di lancio, la 8) e addirittura i 30.000 con quelle a razzo: ma in pratica, a causa dei limiti di resistenza delle canne, a valori ancora simili a quelli dell'M109A1 e quindi, appena meglio delle artiglierie semoventi avversarie come i 2S3 da 17-18 km.
 
L'evoluzione dell'artiglieria ha visto un programma chiamato ESPAWS/HELP, che avrebbe portato all'M109A4, e poi era previsto l'M109A5 con il programma HIP, Howitzer Improvement Program. Ma l'US Army ha deciso di lasciar perdere tutti questi programmi, ed è passato direttamente all'M109A6 Paladin, che offre protezione addizionale in kevlar e acciaio, sistema di navigazione terrestre, sistema di controllo del tiro digitale, sistemi di comunicazioni moderni, sistema di caricamento semi-automatico, cannone che secondo i piani originari doveva essere addirittura un 155/58 mm del tipo M-282, ma la NATO aveva deciso per gli anni '90 di adottare armi da 52 calibri e allora questo potente ma 'fuori standard' cannone non ha avuto seguito. Così la disputa è stata tra la b.d.f M284 derivata da quella degli M109A2/A3, e l'283 derivata dall'M-109, con la scelta della prima. Tra l'altro il Paladin ha un grosso vano di contenimento per le cariche di lancio, dietro la torretta, per aumentare la sopravvivenza dell'equipaggio in caso di colpi a segno, che altrimenti potrebbero innescarle distruggendo tutto e tutti.
 
Mentre questo kit veniva approntato, in Italia venne rispolverato come misura d'emergenza il cannone-obice da 155/39 mm della fine degli anni '60, in una versione aggiornata. Questa è di progettazione OTO, ma ha la stessa balistica dell'FH-70 di cui è probabilmente una stretta parente: di fatto è realizzata con le stesse leghe e materiali dell'obice trinazionale, e con gli stessi processi di autofrettaggio, con congegno di chiusura a vite e possibilità di sparare alla massima carica, la n.8. La nuova massa oscillante è di 2.700 kg contro 1.430 appena dell'M109G, corsa di rinculo uguale di 915 mm, ma gittata passa a 24 km, 30 con munizioni a razzo (che sono una sorta di 'equalizzatore': per esempio l'M198 americano ha 18 km di gittata con proiettili normali ma raggiunge i 30 con quelli a razzo). Attorno alla metà del 1991 già 36 mezzi erano stati consegnati e 70 erano in lavorazione. Le trasformazioni sarebbero continuate fino ad oltre la metà degli anni '90 sia all'arsenale di Piacenza che dalla OTO di La Spezia. I sistemi di controllo del tiro sarebbero stati pure aggiornati, ma non allo stesso livello del PALADIN americano.
 
Nel frattempo l'Arsenale di Piacenza, durante la prima metà degli anni '90 trasformò tutti i cannoni M107 in M110A2. Nondimeno, questi avrebbero avuto poco futuro: già verso la fine degli anni '90 erano in fase di dismissione.
 
I sistemi più importanti erano i missili tattici Lance, essenzialmente per la loro capacità nucleare e la loro precisione, con un raggio di 124 km con testata nucleare di 212 kg e di 64 km con testata HE da 454 kg. Erano in organico ad un apposito gruppo 'Lance' e le testate nucleari erano ovviamente sotto controllo americano. In tutto l'E.I. dovrebbe averne ricevuti circa un centinaio, di cui alcune decine (forse un l'anno) lanciati in esercitazioni con lanci dai poligoni della Sardegna.
 
 
 
Il vecchio M56 della OTO divenne un best-seller: l'Italia ne comprò ben 320 per le 5 brigate alpine e per la brigata paracadutisti. Ma tante altre nazioni, tra cui la Gran Bretagna e il Canada, nonché l'Argentina, lo comprarono. Doveva essere usato smontato in carichi someggiabili, e assemblato essere trasportabile da un elicottero sospeso sotto la fusoliera. Entrò in produzione nel '57 dopo che l'omologazione arrivò l'anno prima, ed entro il 1984, pur avendo un mercato di nicchia, ne erano stati venduti 2.400, e ancora la produzione continuava. Ma la gittata era un pò troppo corta e armi come il cannone leggero ROF da 105 mm l'avevano sostituito e per questo non c'é stato lo scontro fratricida tra gli obici inglesi e quelli argentini, di cui vennero portate 5 batterie su 30 pezzi complessivi. La cedevolezza del terreno non consentiva l'uso di armi più pesanti di quelle da 105 mm. Quanto al Modello 56 tra le sue caratteristche v'é la coda divaricabile, e la possibilità di bloccare le ruote in posizione 'normale' e in quella' controcarri. Nel primo caso l'alzo è di -5/+65 e la direzione di 36 gradi complessivi. Nel secondo l'alzo è di -5/+25 gradi mentre la direzione resta di 36 gradi complessivi (18 per lato), non entusiasmante per il compito controcarri. In ogni caso così l'altezza dell'arma dal terreno scende da ben 1,93 m a 1,55. Spesso lo scudo anteriore è smontato per ridurre il peso. In tutto, sopratutto, è possibile scomporre in 11 carichi tutto l'obice, e vi sono sette uomini per la squadra di servizio. Senza traino animale, tipico delle truppe da montagna, è invece possibile il traino con un veicolo come la Land Rover a passo lungo, o l'aviotrasporto da parte (sotto la fusoliera) di un UH-1 o di un Wessex- Le munizioni sono le stesse degli M101 e M102 americani, tra cui quella HE da 21,06 kg (comprese le cariche di lancio? il proiettile da 105 mm tipicamente pesa circa 15 kg, la risposta è che si tratta di proiettili semi-fissi, senza una separazione netta tra cariche e munizione, ma un abbinamento da caricare poi dentro la volata), con v. iniziale di 472 ms, poi anche proiettili HEAT, illuminanti, e un HEAT capace di perforare 102 mm (forse angolata, altrimenti sarebbe un valore molto modesto), pesante 16,7 kg, su di un raggio difficilmente superiore a poche centinaia di metri.
 
 
*Calibro 105 mm lunga 14 calibri
*Peso: 1.290 kg in assetto di marcia con lo scudo
*Dimensioni: lunghezza 3,65 m, larghezza 1,5 m, altezza 1,93 m
*Alzo: -5/+65 gradi
*Direzione: 36 gradi
 
 
Gli FH-70 erano un elemento fondamentale per l'innovazione dell'artiglieria, con un programma firmato nel 1968 a livello binazionale, come si è detto. Gli inglesi dovevano sostituire i cannoni da 140 mm, i tedeschi l'obice M114 da 155 mm. Doveva avere elevata gittata, gittata elevata, alta mobilità e via discorrendo. Vi furono 19 prototipi, e nel 1970 si associò l'Italia a pieno titolo, dopo avere fatto studi in merito con l'OTO Melara. Nel 1976 si giunse all'omologazione e i primi arrivarono in servizio nel 1978. Le linee di produzione furono 3: la Vickers Shipbuilding and Engineering Ltd, quella che poi sarebbe diventata nota semplimente come VSEL che avrebbe costruito 72 cannoni-obici (la Gran Bretagna ebbe la minore produzione, ma rimase il Paese guida per la versione trainata, dato che la Germania ebbe il ruolo di leader per quella semovente), 164 da parte della OTO in Italia, 216 per la Rheinmetall.
 
La b.d.f. è lunga 6,022 m con un freno di bocca a doppio deflettore e congegno di chiusura a semiautomatico con otturatore a cuneo, mentre l'affusto è a code divaricabili. Inoltre nella parte anteriore v'é una APU, un motore a scoppio capace di consentire movimenti autonomi a 16 kmh di velocità massima, ma anche di fornire energia per il servosterzo, per il servomeccanismo di abbassemento delle ruote principali e della coda. Quanto alla marcia, questa avviente con l'arma ruotata di 180 gradi e bloccata sopra la coda. L'angolo di elevazione può influire sulla cadenza di tiro e allora è stato installato un sistema di caricamento semiautomatico che funziona con qualsiasi angolo d'elevazione, ed ha una piattaforma di caricamento. E' possibile sparare 3 proiettili in appena 13 secondi e 6 colpi in un minuto, che possono essere di 3 tipi: HE da 43,5 kg, nebbiogeno con esplusione dal fondello delle sostanze nebbiogente, illuminante, capace di erogare 1 milione di candele per un minuto mentre scende col paracadute. In seguito sarebbe stato possibile usare altre munizioni, come quelle a grappolo e quella a razzo, del tipo americano M549A1 con gittata di 30 km . Quanto alla squadra di servizio, è di 8 uomini. Almeno inizialmente i sistemi di trazione erano, per i tedeschi, gli autocarri MAN 6x6 d 7 t, il Fiat 66066 TM 6x6, e il Foden britannico, pure 6x6. C'era bisogno di mezzi potenti, dato che tutte queste caratteristiche moderne erano pagate con un prezzo in peso non irrilevante, anche se non eccessivo. In tutto le caratteristiche, grossomodo pari a quelle del TR francese e tra le migliori delle armi dell'epoca, erano:
 
*Calibro: 155 mm lunga 39 calibri
*Peso: 9.300 kg
*Dimensioni: 9,8 m di lunghezza, 2,204 larghezza, 2,56 altezza
*Alzo: -5/+70 gradi
*Direzione: 56 gradi
 
Un altro mezzo importante è stato l'MLRS. Questo sistema, chiamato anche 'Steel Rain', è stato commercializzato in Europa dalla MLRS International Corporation o MIC, basata in Inghilterra, che commercializzava l'arma prodotta dal consorzio multinazionele EPG britannico-tedesco-francese-italiano. Alla fine del 1995 è stato sciolto e riassorbito, come attività, dalla Loral-Vought americana. In tutto ha prodotto qualcosa com 284 lanciarazzi a 12 colpi su scafo M2 Bradley, con qualcosa come 190.000 razzi Phase I e II.
 
Quelli italiani hanno cominciato ad affluire verso la fine anni '80-inizio anni '90 con due dei 22 mezzi necessari per il 3° Reggimento 'Volturno'. In tutto sarebbero stati assegnati a questo solo reggimento, e mostrati per la prima volta nel 1994 in una esercitazione, nella quale tuttavia non spararono razzi per la minaccia che il vento in quota facesse finire fuori traiettoria questi razzi rispetto al bersaglio del poligono. In tutto questi 22 MLR, entrati in servizio nella prima metà degli anni '90 hanno avuto, almeno a che si sapeva all'epoca, circa 6000 razzi di cui un buon 10% addestrativi. Non erano pochi, ma in proporzione meno numerosi del resto: 272 razzi per lanciatore (oltre 20 ricariche complete, ciascuna delle quali capace di colpire circa 1 kmq) contro 669. Anche così, con meno di 2000 razzi vennero lanciati in Desert Storm e furono sufficienti ugualmente per vincere la guerra.
 
Oltre al reggimento in parola, avrebbero dovuto essere costituiti altri 3 reggimenti sui sistemi ruotati FIROS 30, che nonostante il minor calibro di 122 anziché 227 mm, avevano una gittata maggiore di 36 km anziché 32 scarsi: infatti l'MLRS non puntava tanto alla gittata ma alla potenza di fuoco, con una testata molto potente (in seguito sarebbe stata alleggerita per ottenere gittate molto maggiori di 40 km). Questi lanciarazzi, montati su moderni autocarri 6x6 leggermente corazzati erano armi moderne, che curiosamente replicavano esattamente il layout dei BM-21 (40 tubi da 122 mm) anche se qui erano divisi in due gruppi di lancio. Erano molto moderni e costituivano l'evoluzione dei Firos 25, venduti in alcuni pezzi negli Emirati Arabi negli anni '80. La gittata era stata maggiorata con i FIROS 30, prodotti dalla SNIA-BPD come armi moderne per le esigenze tattiche, relativamente economiche e con un mezzo ruotato mobile e di costo piuttosto ridotto. Una batteria sperimentale, dal costo di 40 miliardi, doveva essere comprata nel 1992, con 6 mezzi. A seguire altri 54 sarebbero stati comprati nel 1995-99, al termine delle valutazioni, per una spesa complessiva di 440 miliardi da reperire nei bilanci ordinari. La cosa però, per quanto interessante (abbinare ai costosi MLRS un sistema più economico me nondimeno moderno) , non è mai partita: a quanto pare, a parte le dimostrazioni di fuoco con uno o più lanciatori, nemmeno la batteria sperimentale è stata mai acquistata.
 
 
Come armi contraerei v'era stata una serie di armi grossomodo standard per la NATO. Gli affusti 'Maxon Mount', con tanto di radar di tiro, erano diffusi fino a non molti anni fa, poi essenzialmente rimpiazzati dai missili Stinger. Con le loro 4 mitragliatrici da 12,7 mm e un affusto molto reattivo erano ancora dei sistemi rispettabili a bassa quota, anche se molti utenti avevano rimpiazzati le 4 mitragliere da 12,7 mm con 2 armi da 20 mm di maggiore efficacia, specie per i proiettili esplosivi. I Bofors da 40 mm erano un'altra presenza 'standard'. Erano del tipo L70 ovvero l'arma, postbellica, apparsa come seguito all'L/60 (in realtà, pare, fosse addirittura un'L56, come l' 88 tedesco). L'L70, ampiamente prodotto su licenza dalla Breda, aveva una maggiore velocità iniziale e quindi gittata, precisione, letalità, con un raggio di tiro pratico di circa 4 km anziché 3, e inoltre sparava a 230 colpi al minuto (ma almeno nei tipi navali si sono presto raggiunti i 300), poi portati presumibilmente a 300 con i successivi aggiornamenti (essenzialmente, l'aumento rispetto all'L60 è stato consentito dal fatto di anticipare l'estrazione del bossolo prima della fine del rinculo, camerando subito dopo la granata successiva), e le munizioni, specie quelle antiaeree con spoletta di prossimità sono molto superiori. Il tipo PHFE ha un peso di circa 900 gr, e può scheggiarsi in oltre 2.400 frammenti di cui 600 sono biglie di tungsteno capaci di perforare fino a 12 mm d'acciaio, con un raggio di scoppio di circa 6-7 m.
 
Queste artiglierie, certamente non mobili a sufficienza per proteggere i bersagli campali, sono state concepite essenzialmente per la protezione di bersagli fissi, dato il fatto che sono trainate e che pesano oltre 5 t. l'una. Certo che se già il Bofors della II Guerra mondiale era considerato la migliore mitragliere di medio calibro disponibile, che sorte avrebbero avuto gli sfortunati aerei ad elica dell'epoca se fosse stato già prodotto il pezzo L70 con cadenza di tiro raddoppiata, sistema d'alimentazione migliorato, raggio e precisione aumentati, e questo senza dire delle granate e dei sistemi di controllo del tiro basati su radar e computer. L'alimentazione, per esempio era basata su clip di 4 colpi, ma questi non erano inseriti ogni volta prima del fuoco. Sopra l'affusto dell'arma v'era una cucchiaia d'alimentazione da 26 proiettili, il che consentiva un'azione di fuoco anche di 5-6 secondi senza ricaricarla (mentre 4 colpi erano sufficienti solo per 2 secondi per vecchi Bofors) e altri 96 colpi erano disponibili sull'affusto per una pronta ricarica. Da notare poi che i proiettili da 40 mm dell'epoca bellica potevano essere diretti da sistemi radar di tiro, ma non erano dotati di spolette di prossimità ma solo d'impatto e a tempo, perché all'epoca il calibro minore con cui queste potevano funzionare era il 76 mm, come il cannone automatico americano messo a punto verso la fine della guerra.
 
Oltre 250 pezzi erano in carico alle unità d'artiglieria contraerea italiane. Ma mancava un sistema di difesa per obiettivi in movimento, e allora vennero presi in considerazione altri sistemi. Anzitutto gli OTOMATIC, praticamente su scafo del semovente Palmaria (che era la versione cannone semovente del carro OF-40, a sua volta l'italianizzazione -con alcune caratteristiche fatte proprie dall'Ariete- del Lion, a sua volta la versione proposta per climi tropicali del Leopard 1 tedesco), mai adottato nonostante fosse un'arma potente, da 30 km di gittata e oltre 40 t di peso (in compenso i Libici ne comprarono ben 200..). La versione contraerea era l'OTOMATIC, con il nuovissimo cannone Super Rapido da 120 colpi al minuto, che praticamente ha avuto su questo mezzo il primo impiego, ancorché sperimentale. Questo semovente, molto costoso, era armato con un cannone molto potente, con un radar di scoperta e uno di fuoco, con una gittata di oltre 6 km e una capacità intesa sopratutto per colpire gli elicotteri armati di missili anticarro a lungo raggio come i Mi-24 con gli AT-6 'Spiral', un pò al di fuori dei 3-4 km del raggio utile dei semoventi da 30-40 mm. Purtroppo la cosa non andò in porto. Nonostante le parole d'apprezzamento, questi sistemi, da comprare in 60-80 esemplari, sono rimasti unicamente prototipi dato il loro costo e ingombro. D'altro canto, mentre apparvero attorno al 1986 in forma completa, esistevano missili come gli ADATS con un raggio simile e con capacità bivalente anche controcarro, adattabili anche a veicoli da circa 10 t. Questo ha tagliato 'le gambe' alla carriera dei questo mezzo, che pare costasse oltre 6 miliardi al pezzo, che però non erano poi tantissimi.
 
Allora, mentre si attendeva che un giorno sarebbero stati comprati gli OTOMATIC si pensò di ricorrere ad una 'soluzione economica' con una versione che si potrebbe considerare una reinterpretazione del vecchio M163 Vulcan. Solo che stavolta, anziché un cannone da 20 mm a 6 canne rotanti, v'era un gruppo di 4 KBA da 25 mm con 2.400 colpi al minuto di capacità di fuoco, in un affusto quadrinato, assistiti da un caricatore centrale da 640 colpi, calcolatore di tiro e sistema IL e laser per la misurazione della distanza. In teoria piuttosto efficace contro attacchi aerei a breve distanza, a bassa quota, in buone condizioni di tempo. In pratica un sistema obsoleto proprio per questi limiti d'impiego. Eppure ne vennero ordinati ben 350, una quantità inverosimile pari ad oltre uno per plotone di 4 carri armati. Fortunatamente ne venne poi ridotta la quantità ma non di moltissimo, ovvero scendendo a circa 275-280 mezzi. Eppure, questi veicoli hanno ricevuto un finanziamento di ben 800 miliardi. Sarebbero stati più che sufficienti per ordinare dozzine di OTOMATIC e la ragione per cui poi questi non siano stati ordinati per ragioni economiche, conseguentemente, non regge a meno che il costo dei semoventi da 76 mm non fosse molto sottovalutato.
 
Un altro acquisto partito verso la fine degli anni '80 (ma in questo caso il programma non iniziò nel 1987 ma nel 1990, per cui al 1992 ancora dovevano iniziare gli acquisti) era il sistema Skyguard-Aspide, da comprarsi in ben 23 sezioni di tiro ad un costo di 963 miliardi di lire, iniziando dal 1993. Anche questo era un acquisto che sfidava la logica. Esistevano già ben 22 batterie dei temibili I-HAWK, missili di raggio d'azione pressoché doppio ed efficaci anche a quote piuttosto alte, e ciascuna di queste verteva su 2 sezioni con 3 lanciamissili tripli. Totale: 132 lanciatori con 396 missili pronti al fuoco. Spendere 1000 miliardi per gli Aspide, con un raggio d'azione e una mobilità inferiori agli I-HAWK era davvero difficile da capire: del resto non è un caso se il missile classe Sparrow e Aspide non è stato particolarmente fortunato nel campo dei sistemi di difesa antiaerei terrestri. Ovvero, finché si tratta esclusivamente di difesa di grandi obiettivi fissi, un programma come quello dei sistemi SPADA (per la difesa degli aereoporti dell'AM, sempre con lanciatori sestupli per Aspide) aveva un senso. Molto più difficile capire la ratio del programma Skyguard, da completare (finanziariamente) nel 1996. Skyguard e SIDAM portavano una spesa per sistemi antiaerei tattici a quasi 2000 miliardi, e al tempo stesso l'unico sistema di cui veramente l'E.I. avrebbe avuto necessità (come del resto dichiarava) era l'OTOMATIC, fermo per mancanza di finanziamenti sufficienti. Eppure la difesa contraerea di obiettivi dietro le prime linee non era certo un problema grave per l'Esercito: molto di più la difesa delle colonne mobili, proprio quello che lo Skyguard non poteva assicurare, che il SIDAM era poco capace di affrontare e che l'OTOMATIC era concepito per garantire anche contro aerei con armi dotate di una discreta gittata stand-off.
 
L'artiglieria non aveva proprio una gestione diretta dei missili Stinger, ma questi erano di fatto la nuova arma contraerea, e forse l'unica realmente mobile per la difesa delle colonne mobili, ed efficace al tempo stesso. Con una gittata di 5-6 km poteva mettere in pericolo quei mezzi aerei (come elicotteri controcarri) che ben difficilmente si sarebbero esposti entro i 2- 2,5 km dei SIDAM.
 
Poi c'erano, come detto, i missili I-HAWK. In attesa della loro sostituzione con i missili Aster, l'aggiornamento era continuo. Questi ordigni erano stati aggiornati ancora, per esempio, attorno agli inizi degli anni '90 con una spesa, per migliorarne le ECCM e altri sistemi, di ben 431 miliardi, ovvero 1 abbondante per ciascun missile su rampa di lancio (a parte le armi di riserva, forse altre centinaia), o 3+ per ogni rampa di lancio e quasi 20 per ciascuna batteria, tanto per dare un'idea di come anche un programma d'aggiornamento per sistemi ben collaudati possa rappresentare un costo non indifferente. Molto mobile pur essendo un sistema trainato, con gittata di oltre 40 km e quota grossomodo tra 30 e 11.000 o forse addirittura 18.000 m (presumibilmente per l'I-HAWK, con motore e al tempo stesso testata potenziati), era ancora un sistema molto temibile grazie sopratutto ad un'elettronica mantenuta molto aggiornata. Condivideva con gli ancora più potenti ma obsoleti e fissi NIKE Hercules dell'AMI la difesa dello spazio aereo nazionale, essenzialmente schierato nel N.E. italiano (come gli Hercules).
 
 
 
Nondimeno, tornando alla situazione dell'artiglieria al 1990<ref>RID gennaio 1991 pag. 14 </ref>, questa non era certo eccezionale. Delle oltre 2.100 artiglierie censite, quelle che erano realmente presenti (al di là dei trucchi contabili) erano 1.090. E di queste, almeno 190 non erano più praticamente utilizzabili. I potenti FH-70, che erano tuttavia armi trainate, erano 164 armi; altri 260 erano gli M109, di cui solo qualche decina aggiornata allo standard L, l'unica valevole di menzione come capacità moderne; poi c'erano i 320 vecchi M56, utili per unità di fanteria leggera ma obsolescenti, i 18 M107 e 36 M110A2, oltre a 70 vecchi M114, superstiti di una produzione che dal 1941 al 1945 vide 6.000 artiglierie prodotte. In tutto, tolti almeno 186 pezzi messi nei depositi e in pratica già radiati (gli 108 M-44, 36 M-55, 42 M59) ma in realtà ridotti probabilmente a solo 858 realmente in servizio o nei depositi di pronto impiego (M114, M109, M107, M110A2, FH-70, Modello 56). Mancavano ancora totalmente i lanciarazzi MLRS, mentre i semoventi da 25 mm erano ancora piuttosto pochi e con scarse munizioni.
 
 
 
Negli anni '90 vennero introdotte molte novità e di fatto l'artiglieria venne rinnovata e svecchiata, con una riduzione in quantità e un aumento d'efficienza, al solito per gli eserciti del dopo-Guerra fredda<ref>Stanglini, Ruggero: ''L'artiglieria si rinnova'' P&D Novembre 1995 pagg. 30-37</ref>.
 
All'epoca il responsabile dei materiali dell'esercito era il Gen. Vozza, responsabile del IV Reparto dello SME. Dopo i tagli di bilancio dei primi anni '90 la situazione cominciò a migliorare alla metà degli anni '90, specie con il bilancio del 1996 e questo consentiva di fare mggiori programmi per il futuro.
 
L'assetto dell'artiglieria del 1995 era di: 6 reggimenti con FH-70, 12 reggimenti M109L(in realtà ancora da convertire totalmente), uno MLRS, 5 reggimenti da 105/14 mm, uno di tipo M110A2. NB erano reggimenti, ma di fatto erano gruppi d'artiglieria più supporti.
 
Per il futuro la riduzione in quantità era notevole, per via del Nuovo Modello di Difesa partorito dopo molti anni di discussioni. Allora era previsto di avere: 4 reggimenti FH-70 erano dedicati a ciascun comando operativo a livello di Corpo d'Armata: la FIR (Forze d'Intervento Rapido), 3° , 4° e 5° Corpo d'armata; 6 reggimenti M109L per altrettante brigate corazzate e meccanizzate; il reggimento MLRS per il 5° Corpo d'Armata; 4 reggimenti da 105/14 mm per le tre brigate alpine rimaste (su 5) e quella paracadutisti e tre reggimenti da campagna per la brigata cavalleria e le due leggere da costituire. Insomma, una riduzione da 25 a 18 reggimenti.
 
In tutto sarebbero rimasti in servizio 22 MLRS, che avrebbero finito d'essere comprati solo nel 1996; oltre 160 FH-70, 260 (altre fonti dicono però 221) M109L, e nuovi semoventi ruotati da 155. I reggimenti avevano: un comando reggimentale, una batteria comando e servizi, una di autodifesa antiaerea, un gruppo d'artiglieria a sua volta su comando, batteria tiro e supporto tecnico e 3 batterie d'arma con 8 pezzi l'una per un totale di 24. Questo era un'innovazione, perché prima v'erano 6 pezzi d'artiglieria per ciascuna batteria. Con 8 pezzi era possibile sparare in sezioni potenti quasi quanto una batterie da 4 pezzi l'una, per un sufficiente volume di fuoco che avrebbe consentito azioni di fuoco colpisci e scappa' per evitare il fuoco di controbatteria. Naturalmente era necessaria un'azione di comando e controllo molto più moderna ed efficiente.
 
In tutto sarebbero stati ancora in servizio in unità di prima linea un numero ridotto di mezzi: 144 M109L, 96 FH-70, 96 M.56, 18 MLRS (che sarebbero rimasti in batterie da 6 sistemi l'uno, per via della loro efficacia, anche sezioni di 2-3 armi andavano bene). Le radiazioni sarebbero state per oltre 100 M56 e per tutte le artiglierie da 155 di vecchio tipo (si parlava anche di 400 armi, ma è strano dato quanto riportato da RID nel 1990, del resto Armi da guerra riportava un totale di 724 armi da 155 mm su 1116 disponibili a metà anni '80), e gli M110A2, che praticamente erano freschi di modifiche dallo standard M107 o da quello M110A2 e nondimeno sarebbero stati radiati dalla linea
 
Parte degli FH-70 sarebbe stata riconvertita su autocarri Astra 8x8 da trasporto pesante, che avrebbero potuto seguire così le unità leggere e di cavalleria. Con una capacità di crescita ulteriore (se fossero stati poi adottati i cannoni da 155/52 mm) e una cabina opportunamente rinforzata per resistere all'esplosione delle cariche di lancio, e una piattaforma di tiro, il sistema avrebbe dovuto essere testato a Nettuno nel '95 per decidere sulla sua validità. Ma la combinazione del miglior cannone pesante e del miglior autocarro pesante dell'esercito non avrebbe avuto seguito, come prima ancora non l'ebbe quello del PEGASO, ovvero un pezzo FH-70 montato sullo scafo del Centauro, la grossa blindo 8x8. Aveva dato buoni risultati balisticamente parlando (non molta meraviglia, data la massa complessiva di quasi 25 t) ma la sagoma eccedeva quella delle gallerie in cui avrebbe dovuto essere portato e allora i problemi di trasportabilità conseguenti ne comportarono lo scarto. Nell'uno e nell'altro caso non c'é protezione per i serventi in azione. In effetti, oltre il 2000 si pensava ad un nuovo mezzo ruotato del tipo 'autocannone' con pezzo da 155/52 mm sempre per le unità leggere, stavolta con cabina corazzata. Tutto questo stava venendo o sarebbe stato sviluppato all'arsenale di Piacenza, per essere poi testato a Nettuno.
 
Per rimpiazzare l'M109L sarebbero stati comprati i PzH2000 tedeschi, formidabili semoventi da 155/52 mm su scafo molto ben corazzato, tanto da resistere abbastanza bene al submunizionamento a grappolo. Inoltre la gittata arriva a 40 km e l'alimentazione automatica consente 8-10 colpi al minuto. Il primo lotto dovrebbe avere un carattere congiunto italo-tedesco, con un paio di batterie su 8 pezzi l'una.
 
I nuovi sistemi tedeschi, degni ma molto più costosi e pesanti (40+ t) dell'M109, consentirebbero, secondo i calcoli, di erogare (su distanze maggiori, oltretutto) lo stesso volume di fuoco con 2 batterie che con 2 gruppi di M109L, risparmiando un totale di addetti alle armi del 60%. Ovviamente, anche capaci di ridurre le perdite per reazione nemica. Per esempio, dopo 5 giorni di combattimento l'M109A6 Paladin era stimato avere ancora una sopravvivenza, dopo giorni di intensi combattimenti, del 75% contro il 25% di un M109A2 (anche se poi, nell'offensiva di 4 giorni contro gli irakeni, anche gli M109A2 se la cavarono bene, ma si trattava di un contesto troppo a favore degli 'Alleati anti-Saddam').