Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Cecoslovacchia-2: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 59:
 
===Su-25, 1993 <ref>Smith, Frank: ''I Sukhoi di Pardubice'', A&D Marzo 1993, pagg. 34-42</ref>===
A Pardubice era invece basato uno stormo (o reggimento, con la definizione originale sovietica), il 30.bitevni letecky pluk 'Ostravsky', anch'esso con una lunga tradizione, tanto che nacque durante la Seconda guerra mondiale come parte della Divisione Mista della Cecoslovacchia libera, lottando a fianco dei Sovietici, armata con Il-2, 10 e 11, e che si distinse per la battaglia di Ostrava, tanto da essere chiamata 'Ostravsky',. mentre nelDal '56 ricevette il MiG-15, un amore lungo nel tempo, visto che arrivò fino al 1982. Poi seguirono gli L-39 per un breve periodo fino al 1984, ma dopo divenne finalmente un reparto di primissimo livello, in quanto già allora ricevette, tra i primi reparti delal mondo, i Su-25 (ancora in sperimentazione in Afghanistan). Ne vennero forniti 36 del tipo Su-25K e 2 UBK biposto, fornitiper aii due Letka in base di, 18+1 aerei l'uno. La base, a 100 km da Praga, era piuttosto vecchia anche come infrastrutture, in ogni caso v'erano shelter numerosi e ben mimetizzati sotto il terreno e la vegetazione che vi cresceva sopra liberamente, con i portelloni corazzati. Anche qui si volava due, persino una sola volta alla settimana, con una media di 50-80 ore di volo. Le giornate erano, quando si volava, molto intense per mantenere l'operatività sugli aerei in dotazione. Questi erano usati poco a causa della stretta economica, ma erano capaci di esercitarsi nei poligoni polacchi, mentre nel passato erano comuni i rischieramenti nell'ex-URSS come quelli di Astrahan e su basi sovietiche spesso rimaste sconosciute ai loro stessi piloti. I Su-25 erano molto graditi dai piloti: sicuri, docili e affidabili, potentemente armati. La vita operativa era prevista di 2000 ore (quindi 500 più dei MiG-23 ma 500 in meno dei MiG-29), da consumarsi a 100 ore l'anno, però la mancanza di pezzi di ricambio caratteristica del dopo-URSS non aiutava l'attività di volo, nonostante il disegno spartano del velivolo. L'armamento era di un poderoso cannone da 30 mm, molto affidabile e preciso e con una potenza di fuoco devastante, 10 punti d'aggancio per 4000 kg con i punti esterni con due soli missili aria-aria o due AS-10 a guida laser come carichi, e gli altri con un massimo di 256 razzi da 57 mm in lanciatori da 32 colpi l'uno, oppure i meno numerosi ma molto più potenti e moderni razzi da 80 mm (più precisi e con maggiore gittata utile, oltre che più potenti come capacità di perforazione che era sufficiente contro i mezzi corazzati moderni) per un totale di 160 in lanciatori da 20 colpi, o anche una combinazione. Bombe da 250 o 500 kg, o altri sistemi ancora come i pod da 23 mm a doppia canna, pod fotografici per la ricognizione anche infrarossa. L'aereo era previsto che restasse in servizio fino al 2004. Le scadenze di manutenzione erano 100 ore, 200, 300, 400, con revisione generale a 800 ore, più o meno come molti aerei occidentali. E le perdite? Non c'erano state, a quanto se ne sapeva, perdite. Infatti, in 9 anni di attività nessun Frogfoot era andato perso in oltre 30.000 ore di volo, un valore davvero di tutto rispetto, fatta in gran parte a bassa quota, con addestramento specifico anche con missioni notturne. Quindi un risultato davvero notevole per un aereo che era chiamato a volare in missioni pericolose, tra le montagne e le vallate e con cattivo tempo, insomma tipicamente un ambiente cecoslovacco.
 
La base, a 100 km da Praga, era piuttosto vecchia anche come infrastrutture, in ogni caso v'erano shelter numerosi e ben mimetizzati sotto il terreno e la vegetazione che vi cresceva sopra liberamente, con i portelloni corazzati. Anche qui si volava due, persino una sola volta alla settimana, con una media di 50-80 ore di volo. Le giornate erano, quando si volava, al solito molto intense per mantenere l'operatività sugli aerei in dotazione. Questi erano usati poco a causa della stretta economica, potevano peraltro esercitarsi nei poligoni polacchi, mentre nel passato erano comuni i rischieramenti nell'ex-URSS come quelli di Astrahan e su basi sovietiche spesso rimaste sconosciute ai loro stessi piloti. I Su-25 erano molto graditi dai piloti: sicuri, docili e affidabili, potentemente armati. La vita operativa era prevista di 2000 ore (quindi 500 più dei MiG-23 e 21 ma 500 in meno dei MiG-29), da consumarsi a 100 ore l'anno: però la mancanza di pezzi di ricambio, caratteristica del dopo-URSS, non aiutava l'attività di volo, nonostante il disegno spartano del velivolo. L'armamento era un poderoso cannone da 30 mm, molto affidabile e preciso e con una potenza di fuoco devastante, 10 punti d'aggancio per 4.000 kg con i punti esterni con due soli missili aria-aria o due AS-10 a guida laser come carichi, e gli altri 8 con un massimo di 256 razzi da 57 mm in lanciatori da 32 colpi l'uno, oppure i meno numerosi ma molto più potenti e moderni razzi da 80 mm (più precisi e con maggiore gittata utile, oltre che più potenti come capacità di perforazione che era sufficiente contro i mezzi corazzati moderni) per un totale di 160 in lanciatori da 20 colpi, o anche una combinazione dei due (sfruttando, in buona sostanza, le disponibilità di magazzino). Bombe da 250 o 500 kg, pod da 23 mm a doppia canna, pod fotografici per la ricognizione anche infrarossa completavano la panoplia. L'aereo era previsto in servizio fino al 2004. Le scadenze di manutenzione erano 100 ore, 200, 300, 400, con revisione generale a 800 ore, più o meno come molti aerei occidentali.
La leva all'epoca della visita era di 18 mesi, oppure 12 per gli universitari, ma dal 1993 sarebbero stati 12 per tutti. Esistevano aerei L-39 Albatross come macchine da ricognizione meteo e collegamento, ma anche un MiG-17 che era tenuto per sciogliere la neve correndo sulla pista, d'inverno, col post-bruciatore acceso.
 
E le perdite? Non c'erano state. Infatti, a quanto dichiarato dai responsabili della base, in 9 anni di attività nessun Frogfoot era andato perso in oltre 30.000 ore di volo, un valore davvero di tutto rispetto, fatta in gran parte a bassa quota, con addestramento specifico anche con missioni notturne. Quindi un risultato davvero notevole per un aereo che era chiamato a volare in missioni pericolose, tra le montagne e le vallate e con cattivo tempo, insomma tipicamente un ambiente cecoslovacco.
 
La leva all'epoca della visita era di 18 mesi, oppure 12 per gli universitari, ma dal 1993 sarebbero stati 12 per tutti. Esistevano aerei L-39 Albatross come macchine da ricognizione meteo e collegamento, ma anche un MiG-17 che era tenuto per sciogliere la neve correndo sulla pista, d'inverno, col post-bruciatore acceso.
 
==Gli aerei da Aero a Zlin==