Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Regno Unito-01: differenze tra le versioni

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Il Challenger 1 venne modificato in maniera abbastanza estesa, pur restando sostanzialmente simile a quello che era nel BAOR. Ma si sa, i dettagli sono importanti, a maggior ragione in un teatro operativo di per sè spietato e difficile come il deserto: il proverbio tedesco 'il diavolo si nasconde nei particolari' espone bene questo concetto. Il MoD (Ministero della Difesa) ne era consapevole e si adoperò di conseguenza. L'industria (la Vickers Defence Systems) si dimostrò ben disponibile ad offrire modifiche, anche quelle previste per il Challenger 2, e di applicarle senza attendere le lungaggini di un contratto normale (quelli che si possono definire 'crash program'), al punto che queste attività iniziarono già due settimane prima della dichiarazione ufficiale di inviare la brigata corazzata nel Golfo e i lavori di modifica iniziarono coi primi kit già l'11 settembre 1990. Ora le modifiche in dettaglio: anzitutto le necessità per l'ambiente desertico, sabbioso e caldo ne suggerirono 14 tra cui: filtri aria migliori, migliore raffreddamento per l'affardellato motore del pesante Challenger; modifica della pompa olio; sistema di raffreddamento per la telecamera IR del sistema di mira TOGS (per evitare degradazioni indebite in territorio desertico), ventola di raffreddamento per il sistema di controllo del tiro, batterie 'careless' ovvero senza manutenzione. Ecceto queste ultime, le altre facevano parte del 'Challenger Improvement kit', di cui 160 vennero spediti direttamente nel Golfo il 1 ottobre per essere installati localmente, dato che la 7a Brigata corazzata era già partita il 29 settembre. Inoltre, l'autonomia del Challenger non era un granché e allora vennero sistemate mensole per due taniche da 200 litri dietro il veicolo, similmente ai carri sovietici e aumentando da 1400 a 1800 l il totale disponibile. L'M1 Abrams era ben più assetato, ma per la potenza della logistica americana non ne ebbe bisogno. Quando il 20 ottobre la 7a giunse in zona di guerra, ad Al Subail, i kit erano già pronti e vennero installati dagli equipaggi e dal Royal Electric and Mechanical Engineers (il REME), con l'assistenza di tecnici della Vickers ma anche uno della Perkins, uno della David Brown, uno della Barr & Stroud e uno della Marconi, iniziando già durante la sosta sulle panchine dei porti. Circa 70 giorni dopo arrivarono anche i mezzi della 4a Brigata e anche per questi vennero apportate le stesse modifiche con lo stesso schema.
 
La protezione era un'altro elemento 'migliorabile', nonostante che il Challenger pesasse oltre 60 t in gran parte dato dalla protezione, che assieme alla potenza di fuoco costituisce il tradizionale 'credo' dei carri inglesi postbellici. Ma per non correre rischi, specie sui fianchi del mezzo, venne installato un kit di protezione aggiuntiva con specifica emessa dal MoD il 21 settembre e i contratti di produzione il 23 ottobre. Nonostante la corazzatura chobam tradizionalmente non era coesistente con quella reattiva ERA, il kit per i Challenger era costituito proprio da mattonelle di questo tipo, assieme a corazze passive, per il frontale del carro. I fianchi, come del resto l'anteriore e i fianchi del Warrior ebbero corazze passive in grossi box. La Vickers spedì i kit passivi il 29 novembre, via mare, mentre le ERA vennero ordinate alla Royal Ordnance e consegnate solo il 20 dicembre. La potenza di fuoco, nonostante i problemi riscontrati in passato, era eccellente, ma per evitare sorprese dovette essere migliorata in alcune componenti. A parte i sistemi di raffreddamento già visti, venne pensato di migliorare le munizioni. I carri inglesi erano sotto il comando dell'USMC e si ipotizzava una missione di sfondamento in Kuwait verso forti difese irakene, tra cui la Guardia Repubblicana. Per questo vennero installate le corazze aggiuntive, e per evitare che analoghe corazze aggiuntive sui T-72 irakeni fossero in grado di neutralizzare i proiettili inglesi L21, venne realizzato il nuovo proiettile L26. Questo era stato sviluppato per il cannone L30 ed era chiamato anche CHARM. Il cannone L30 , sempre rigato (in quanto permetteva di impiegare le munizioni HESH e WP, molto apprezzate dagli inglesi che non avevano interesse invece per le HEAT) non era disponibile per il Challenger 1 il cui cannone L11 non poteva sopportare la pressione causata dalla carica di lancio del nuovo proiettile: allora venne abbinato il penetratore della L26 con la carica di lancio delle granate da 120 standard. La cosa era facile perché i proiettili inglesi sono a caricamento separato, proiettili e cariche di lancio. Il penetratore della munizione L26 era di nuovo tipo, più sottile e resistente e capace di valorizzare meglio l'energia ricevuta dalla carica di lancio. Questa munizione, intermedia tra l'L21 e l'L27 venne tenuta da parte per affrontare la Guardia Repubblicana, ma questa non venne incontrata e questi proiettili hanno dimostrato la loro validità solo nei test postbellici.
 
 
 
La protezione era un'altro elemento 'migliorabile', nonostante che il Challenger pesasse oltre 60 t in gran parte dato dalla protezione, che assieme alla potenza di fuoco costituisce il tradizionale 'credo' dei carri inglesi postbellici. Ma per non correre rischi, specie sui fianchi del mezzo, venne installato un kit di protezione aggiuntiva con specifica emessa dal MoD il 21 settembre e i contratti di produzione il 23 ottobre. Nonostante la corazzatura chobam tradizionalmente non era coesistente con quella reattiva ERA, il kit per i Challenger era costituito proprio da mattonelle di questo tipo, assieme a corazze passive, per il frontale del carro. I fianchi, come del resto l'anteriore e i fianchi del Warrior ebbero corazze passive in grossi box. La Vickers spedì i kit passivi il 29 novembre, via mare, mentre le ERA vennero ordinate alla Royal Ordnance e consegnate solo il 20 dicembre. La potenza di fuoco, nonostante i problemi riscontrati in passato, era eccellente, ma per evitare sorprese dovette essere migliorata in alcune componenti. A parte i sistemi di raffreddamento già visti, venne pensato di migliorare le munizioni. I carri inglesi erano sotto il comando dell'USMC e si ipotizzava una missione di sfondamento in Kuwait verso forti difese irakene, tra cui la Guardia Repubblicana. Per questo vennero installate le corazze aggiuntive, e per evitare che analoghe corazze aggiuntive sui T-72 irakeni fossero in grado di neutralizzare i proiettili inglesi L21, venne realizzato il nuovo proiettile L26. Questo era stato sviluppato per il cannone L30 ed era chiamato anche CHARM. Il cannone L30 , sempre rigato (in quanto permetteva di impiegare le munizioni HESH e WP, molto apprezzate dagli inglesi che non avevano interesse invece per le HEAT) non era disponibile per il Challenger 1 il cui cannone L11 non poteva sopportare la pressione causata dalla carica di lancio del nuovo proiettile: allora venne abbinato il penetratore della L26 con la carica di lancio delle granate da 120 standard. La cosa era facile perché i proiettili inglesi sono a caricamento separato, proiettili e cariche di lancio. Il penetratore della munizione L26 era di nuovo tipo, più sottile e resistente e capace di valorizzare meglio l'energia ricevuta dalla carica di lancio. Questa munizione, intermedia tra l'L21 e l'L27 venne tenuta da parte per affrontare la Guardia Repubblicana, ma questa non venne incontrata e questi proiettili hanno dimostrato la loro validità solo nei test postbellici.
 
Infine vennero apportati altri miglioramenti come un sistema di raffreddamento per l'interno del veicolo, ordinati alla Krauss-Maffei e alla Gallay, ma senza essere montati.: Lala guerra finì molto prima dell'estate irakena e questo risparmiò inutili sofferenze agli equipaggi. Poi comparvero una serie di contenitori esterni per gli equipaggiamenti più vari, e la copertura chiamata 'Colebrand' in fibra di canapa, che da sola poteva ridurre la temperatura interna di 6 gradi (un notevole sollievo in situazioni desertiche e capace di ridurre anche la segnatura termica dei mezzi essendo per l'appunto fatta di materiale isolante). Tuttavia forse nemmeno questa venne(tra usatal'altro era in praticamateriale infiammabile) venne usata dato che la guerra finì già a febbraio, quando il clima era sorpendentemente fresco per essere in zona desertica. Un altro sistema protettivo ulteriore venne invece installato davvero: il RARDE (Royal Armament Research and Development Establishement, di Cherlsey) sviluppò un sistema di iniezione gasolio negli scarichi del motore usandocon la pompa del carburante del Warrior per rendere possibile la formazione di fitte cortine di fumo, che si aggiungevano alle granate fumogene della torretta. Queste erano rapidissime per formare una cortina fumogena, mache però non eranoera mobilimobile. TipicamenteCosì invece un carro sotto minaccia era capace di lanciare una cortina di fumo con i lanciagranate, e poi ritirarsi rapidamente sfruttando la cortina fumogena mobile dei suoi scarichi. Si tratta diE' una specialità sovietica, e di una dimostrazione di come le buone idee 'buone' circolino nel mondo: i sovietici iniziarono con il sistema d'iniezione e gli occidentali (non subito) con i lanciagranate, poi negli anni '70 ciascuna parte integrò quello che aveva fatto l'altra (i sovietici molto più rapidamente, a dire il vero). Inoltre il sistema di creazione cortine fumogene rendevarende possibile anche stendere una cortina a favore di altre truppe, nascondendo magari una intera forza meccanizzata con i carri in avanti, meno vulnerabili, e gli IFV e APC dietro. Specie considerando che gli irakeni non avevano sistemi ad immagine termica, questo era un notevole vantaggio tattico (mentre i visori termici dei mezzi occidentali possono penetrare più facilmente le cortine fumogene). Di fatto, storicamente si trattava di una soluzione che già le navi, specie prima dell'era del radar, hanno adottato per decenni. Un altro sistema era un dispositivo 'per neutralizzare il submunizionamento'. Cosa significhi è difficile capire, come del resto se sia stato realmente dispiegato sul campo e con che risultati. L'unico modo per neutralizzare il submunizionamento eraè una corazzatura reattiva sul tetto della torretta, ma non pare risultino applicazioni del genere.
 
I Warrior, chiamati 'Desert Warrior' dopo le modifiche, erano in realtàò analoghi al modello sviluppato dalla GKN Sankey Defence per la versione tropicalizzata del mezzo, realizzata in 2 esemplari ed inviati già il 28 settembre nel Golfo per valutazione. La GKN modificò a questo standard gli altri mezzi inviati dagli inglesi per un totale di 300 mezzi in 6 versioni diverse, di cui circa la metà erano il modello base per la fanteria. Tra queste versioni vi erano 2 tipi di mezzi recupero e un carro comando. Gli inconvenienti di cui ha sofferto il Warrior lo hanno particolarmente fatto 'conoscere' dalla stampa, ma in ogni caso le modifiche per il teatro medio-orientale erano necessarie per garantire l'peratività del mezzo. Venne installata una corazzatura passiva laterale con un programma cheapplicato videsui i suoi fruttimezzi solo dal 4 gennaio 1991 e i kit vennerocon consegnaticonsegne entro il 24 febbraio. Il condizionamento dell'aria fu un'altra questione, specie conper unala squadra di fanti, dama trasportareil nel veicolo,sistema ordinato il 18 gennaio alla GKN ma non venne mai installato a bordo, per la stessa ragione di quello che successe coi Challenger. Altri tipiveicoli speciali furono il Warrior OPC per l'osservazione dell'artiglieria, con un sistema laser Pilkington Optronics OSPREY e un sistema di navigazione GEC APES (Azimouth Position and Elevation System). Il cannone da 30 mm apparesembrava ancora a bordo, ma èera un'illusione: si tratta disolo un finto cannonemock-up, perché altrimenti non vi sarebbe stato spazio per i sistemi di comunicazione aggiuntivi. I Warrior con missili MILAN erano di altri due tipi: quello da esplorazione CVRT dei gruppi da battaglia, e quello controcarri al posto degli FV432 con i missili Swingfire. Certo che è curioso che si sia ricorso ai missili MILAN, che con la loro gittata di circa 2 km scarsi sono inferiori grandemente alla gittata dei precedenti Swingfire ma anche al raggio di tiro utile dei cannoni dei carri e anche degli IFV. I precedenti Striker nelle loro modiche 8 t avevano invece modo di alloggiare una rampa multipla per missili da 4 km di gittata, quandostando i grossi Warrior in teoria finiscono sottofuori tiro dei mezzi corazzati nemici prima ancora di potere sparare questi ordigninemico.
 
 
Un altro veicolo che venne messo alla prova fu il mezzo da recupero Challenger ARV, che ha scafo basato su quello del Challenger 1 ma con molte modifiche previste per il successovi C.2 come il cambio a 6 marce TN 54, e i due rapporti aggiuntivi hanno fatto tanto effetto che molti hanno creduto che il motore fosse stato potenziato ad almeno 1.500 hp. I mezzi erano nuovi e in pratica sono passati direttamente dalla linea di montaggio a quella di combattimento nel deserto, assieme ai carri gittaponte sempre su scafo Challenger, ma già disponibili.
 
Tutto questo valeva dal punto di vista tecnico, ma l'addestramento e la tattica valgono quanto la tecnologia. I professionisti del BAOR, prepararati ad affrontare i corazzati del Patto in Europa si sono ritrovati ad affrontare, stavolta in manieraazione offensiva, gli stessi tipi di mezzi nel deserto ai confini dell'Arabia. L'addestramento, se non altro, è stato molto curato (e libero, dati gli spazi desertici) tanto che gli equipaggi sono stati resi capaci di portare a segno 5 colpi su 5 sparati in serie, su di una sagoma di appena 46 cm di lato a 1.100 m, il che dava la possibilità di ingaggiare bersagli più grossi a distanze molto maggiori, come si sarebbe visto in azione.
 
Quando scattò l'offensiva i carristi inglesi entrarono in azione con i carri armati più criticati del mondo occidentale, dopo che i pessimi risultati del CAT '87 relativi ad affidabilità meccanica e sistemi di controllo del tiro costrinsecostrinsero addirittura gli inglesi al ritiro. Ma il risultato operativo è stato di tutt'altro livello. I Challenger hanno percorso in media qualcosa come 300-350 km al giorno (che se è stata mantenuta per tutta l'offensiva terrestre rappresenterabbe 1400 km, più della lunghezza dell'Italia) e mantenuto nondimeno una prontezza operativa del 95% alla fine delle ostilità (98% all'inizioiniziale), mentre i 12 nuovi e meglio costruiti ARV hanno mantenuto addirittura il 100%. Solo due Challenger hanno avuto gravi avarie durante la battaglia. I cannoni da 120 mm, poi, si sono dimostrati eccezionalmente precisi, tanto che nonostante la presenza massiccia di M1 Abrams, sono stati proprio i Chally ad ottenere il centro alla massima distanza, ad un impensabile 5.1 km e al primo colpo, per giunta con una granata HESH. Questo da l'idea delle potenzialità dei carri armati moderni, ma anche che i cannoni a canna rigata e le granate HESH (incompatibili con quelli ad anima liscia, non vi sono infatti simili proiettili con alette di stabilizzazione) possono andare anche oltre la gittata di missili controcarri e dei cannoni da 120 mm 'lisci', che al massimo arrivano attorno ai 4 km di raggio massimo (in ogni caso, beninteso, i carri sparanosparando da fermi a bersagli parimenti fermi, dopo un preciso e minuzioso allineamento). Il bersaglio era uno sfortunato T-55, ma le HESH, con la loro traiettoria curva sono insidiose: la perdita di un Challenger 2, colpito da fuoco amico durante la guerra del 2003 lo ha dimostrato (praticamente la granata esplose sopra il portello del capocarro innescando le munizioni della torretta).
 
I Challenger si sono mossi rapidamente, nonostante la loro velocità massima sia di circa 50 kmh (il che da l'idea delle ore di moto giornaliere che hanno dovuto compiere per percorrere tanti km), e nonostante la loro mole, il motore turbodiesel da 1200 hp ha consumato circa un terzo della turbina da 1500 hp degli M1, che ha costituito un vantaggio logistico facilmente immaginabile dato che si tratta di mezzi con poco meno di 2000 l per ogni pieno. Oltre a questo, i carri inglesi non subirono perdite di sorta, non è chiaro nemmeno se siano stati colpiti (in effetti, nemmeno i carri 'leggeri' come gli AMX-30 francesi hanno subito perdite eppure non erano certo ben protetti: evidentemente la precisione degli irakeni lasciava a desiderare). Pare che in tutto i 176 Challenger siano stati accreditati, tra i bersagli distrutti, di ben 300 carri irakeni (circa 2 a testa, una media davvero straordinaria in una guerra vera su larga scala), ma non incontrarono mai la Guardia Repubblicana, per lo scorno degli equipaggi che dopo i primi successi ambivano a confrontarsi con i migliori nemici disponibili. L'affidabilità tecnica della torretta si è dimostrata molto migliore di quanto riportato in Germania: paradossalmente questo potrebbe essere dovuto proprio ad un uso continuo che ha consentito di 'rodare' bene le varie componenti. Inoltre la camera termica TOGS, che a suo tempo ha preso il posto dell'iniziale sistema IL previsto (molto meno costoso) si è imposta, pare, addirittura come la migliore schierata dalla Coalizione, meglio del TIS dell'M1 e del TTS degli (eventuali, non è chiaro se siano stati impiegati in azione) M60A3. E non per nulle è stata mantenuta sul Challenger 2, sia pure spostata dalla destra della torre sopra il cannone (a dire il vero, in maniera assai vulnerabile al fuoco nemico). Se la precisione e la potenza del cannone hanno dimostrato il loro valore (come anche la dotazione di colpi molto alta rispetto ad altri tipi di carri), va anche detto che oltre la metà degli ingaggi controcarri è stata fatta con munizioni HESH e non coi proiettili L21 perforanti, con risultati devastanti contro bersagli leggermente corazzati ed edifici.