Impresa sociale di comunità/Monitoraggio e autovalutazione: differenze tra le versioni

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|Cosa troverete in questo capitolo:
*PerchèPerché, come e cosa valutare
*Tredici criteri di auto-valutazione
*L'auto-valutazione delle imprese sociali trentine
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==Valutare un'impresa sociale==
===PerchèPerché valutare?===
La valutazione viene spesso intesa come una formalità burocratica funzionale esclusivamente ad ottenere certificazioni e dichiarazioni di idoneità ad esercitare una certa attività. Raramente l’attività di valutazione viene percepita come un’occasione di conoscenza e consapevolezza dei punti di forza e di debolezza, come attività a supporto dei processi decisionali, e come monitoraggio della qualità dei servizi e dello stato di avanzamento di attività e progetti. Al contrario, l’''auto-valutazione'' – ossia l’organizzazione che guarda se stessa e si misura col proprio modo di lavorare – può essere un’ottima pratica che supporta la gestione e lo sviluppo d’impresa, e rappresenta anche un valido strumento di team building e di promozione della trasparenza verso i propri stakeholders.
 
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===Da dova nascono questi criteri?===
L’indagine condotta nella prima fase del progetto Equal RESTORE ha prodotto due ricerche che si sono soffermate specificamente sull’identità e la qualità delle imprese sociali di comunità (ISC). Nel primo report (Fazzi, 2007) vengono analizzate le strategie manageriali che individuano i comportamenti che qualificano un’organizzazione come ISC e la contraddistinguono da altri soggetti che operano nel sociale, suggerendo alle organizzazioni dei comportamenti virtuosi per migliorare i propri servizi e i rapporti col territorio. Il secondo report (Bertin, Sonda, Margheri, 2007) si colloca invece sul versante valutativo perché traduce quelle strategie in uno strumento di auto-valutazione dell’assetto organizzativo. Entrambi i report possono essere di supporto alle organizzazioni per impostare un’attività di valutazione che tenga conto dei molteplici aspetti che caratterizzano un’IS: infatti, mentre il primo pone l’accento sulle modalità di gestione, il secondo stimola le imprese sociali a riflettere sui processi interni e sulle modalità di relazione col territorio. Dal momento che strategie manageriali e profilo di qualità sono funzionali a guidare un percorso di auto-valutazione e miglioramento, l’attività di costruzione della check list si è basata su entrambi questi materiali che sono espressione di riflessioni teoriche e di testimonianze di imprese sociali italiane raccolte durante la prima fase del progetto RESTORE.<br/>
Il tema della qualità delle imprese sociali è di per sé multidimensionale perchèperché va ad esaminare aspetti organizzativi anche molto diversi tra loro. Inoltre ogni ambito può essere declinato in una serie di iniziative e modalità di lavoro. Solo declinando in maniera dettagliata ogni criterio è possibile capire dove si collocano precisamente le carenze e gli ambiti di eccellenza. La [http://www.restore.trentino.it/questionario/index.aspx check list] è stata elaborata pensando di restituire non solo un profilo organizzativo personalizzato, ma anche un approfondimento sui valori ottenuti in ciascun criterio. Questo livello di dettaglio dovrebbe aiutare l’organizzazione ad individuare le proprie carenze riconducendole alle risposte date e quindi a specifici comportamenti organizzativi. Ciò è possibile perché ciascun criterio affronta uno specifico ambito di attività attraverso una serie di domande che permettono di indagare in profondità i relativi processi organizzativi.
 
===Primo criterio: capacità di lettura del territorio===