Chimica organica/Lipidi: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
mNessun oggetto della modifica |
m Bot: correggo errori comuni |
||
Riga 121:
|width=200px {{Did1_Ch_Org}}| ''In ambiente acquoso i fosfolipidi possono minimizzare le interazioni sfavorevoli con l'acqua presentando le teste polari e formando una doppia membrana, a sinistra, o una micella, a destra''
|}
I fosfolipidi sono molecole anfipatiche, cioè sia idrofile che lipofile,
=== Glicolipidi ===
Riga 148:
* I '''Sesquiterpeni''' (letteralmente 1 monoterpene e mezzo) sono costituiti da tre unità isopreniche, cioè 15 carboni. Un esempio di sesquiterpene è il farnesolo.
* I '''Diterpeni''' sono formati da 2 unità monoterpeniche, ovvero 4 unità isopreniche. Un esempio di diterpene è il cembrene, feromone delle termiti.
* I '''Triterpeni''' sono dati da 6 unità isopreniche. Fondamentale è lo squalene
* I '''Tetraterpeni''' Sono costituiti da 8 unità isopreniche. Ad essi ci si riferisce con il nome comune di '''carotenoidi'''. Alcuni di essi incidono su alcune caratteristiche macroscopiche di alimenti molto comuni, quali il colore. Sulla loro presenza è inoltre basata una parte del marketing di tali alimenti. Per questi motivi a queste molecole è bene dedicare una specifica sezione.
|}
Riga 159:
'''Qualche nota sulla nomenclatura''' <br>
La nomenclatura dei caroteni è complessa,
Per fare un pò d'ordine la IUPAC è partita dal fatto che ciò che distingue la maggior parte dei caroteni è il modo in cui i 9 carboni a ciascuna delle 2 estremità sono legati tra loro. Nei caroteni tali carboni si possono trovare legati in 6 modi, a ciascuno dei quali è stata attribuita una lettera greca. <ref> [http://www.iupac.org/publications/pac/1975/pdf/4103x0405.pdf | Nomenclatura dei carotenoidi secondo la IUPAC] </ref> Al momento non riporto qui la configurazione delle estremità. Basta, per ora sapere che
* Il β-carotene presenta due estremità di tipo β, ed è perciò definito dalla IUPAC β,β-carotene (beta,beta)
Riga 251:
Per meglio apprezzare quale sia il nesso tra la consistenza di un alimento ricco in lipidi e forma dei cristalli lipidici è opportuno descrivere due fasi della produzione del cioccolato:
* '''Concaggio''' {{Eng_Ch_Org|eng=Conching}}: Gli ingredienti che compongono il cioccolato vengono portati ad una temperatura di poco superiore a quella d fusione e mescolati per tempi prolungati (anche una settimana) in speciali contenitori.
* '''Temperaggio''' {{Eng_Ch_Org|eng=Tempering}}: Questa fase consiste nel rafreddare la pasta di cacao gradualmente da 45°C a 27°C, perpoi riscaldarla a 37°C e successivamente raffreddata fino allo stato solido. Lo scopo di questa fase è fare sì che i trigliceridi formino i cristalli più apprezzabili al palato, quelli in configurazione β', dano il così detto '''cioccolato fondente'''.
Due dei tipici difetti dati da una errata condotta delle due fasi sopra descritte sono l'aspetto opalescente oppure opaco della superficie della tavoletta. Il primo difetto scaturisce dall'affioramento di una parte della componente grassa. Il secondo difetto da una non perfetta formazione della sospensione.
|