Impresa sociale di comunità/Strutture di supporto: differenze tra le versioni

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“[La rete è un] ''insieme di relazioni relativamente stabili, di natura non gerarchica e interdipendente, fra una serie di attori collettivi, ovvero di organizzazioni di carattere pubblico e privato che hanno in comune interessi e/o norme rispetto ad una politica e che si impegnano in processi di scambio per perseguire tali interessi comuni riconoscendo che la cooperazione costituisce il miglior modo per realizzare i loro obiettivi''.”
 
Tratto da Butera F. (1990)
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*la riduzione dei costi di transazione e l’ottenimento di economie di scala.
 
Per ulteriori approfondimenti sul tema si rimanda, fra l’altro, a Carbognin M. (1999).
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#sostenere il percorso di progressivo rafforzamento e legittimazione di organizzazioni che, nella maggior parte dei casi, sono di recente costituzione e sono chiamate a confrontarsi con attori ben più strutturati;
#promuovere percorsi di apprendimento reciproco e di diffusione dell’innovazione, considerando che le imprese sociali spesso operano in settori caratterizzati da un elevato livello di dinamicità sia sul fronte della domanda che dell’offerta; ciò consente di ridurre l’incertezza e, così facendo, di cogliere le notevoli opportunità di sviluppo ancora presenti.
 
 
{{In_pratica|1=Considerando i compiti assegnati alle reti, nella seguente check-list vengono proposte alcune funzioni-obiettivo da cui potrebbe derivare la scelta di entrare a far parte o di rimanere all’interno di una (o più) reti. Provate a mettere in ordine di priorità le voci elencate (con 1 più rilevante e 7 meno rilevante), cercando poi di confrontarle con la tipologia funzionale descritta nelle pagine successive. Ne deriverà una prima, sommaria indicazione rispetto al “fabbisogno di rete” della vostra ISC. <br/>
'''''inserire tabella'''''}}
 
 
===Le peculiarità delle reti di imprese sociali===
A fronte dei compiti ad esse attribuiti le reti hanno sviluppato alcune caratteristiche peculiari che le differenziano, anche in modo significativo, dai network sviluppati da altri soggetti e/o in ambiti di attività ove le imprese sociali sono assenti o poco sviluppate.
 
#Sono spesso ''reti promozionali''; agiscono cioè per favorire la visibilità di un settore “giovane” e dai contorni non sempre chiari.
#Sono esse stesse ''soggetti emergenti''; si tratta infatti di esperienze relativamente recenti e ancora in fase evolutiva (sono “identità dinamiche” e innovative, difficilmente inquadrabili in tipologie), molto legate alle relazioni fra persone (non solo reti inter-organizzative).
#Sono quasi sempre ''iniziative bottom up'': si sviluppano soprattutto a partire da esperienze “mature” e poi tendono a coinvolgere altri soggetti. Lo stesso vale anche per i contesti territoriali: nascono più facilmente in contesti ben dotati di risorse socio-economiche e di capitale sociale, generando così “differenziali territoriali”.
#I legami tra i nodi sono in genere ''piuttosto laschi'' e si auto-attivano (o vengono attivati) intorno a specifiche questioni/problemi/azioni.
#Si tratta spesso di ''reti multifunzionali'', attraverso le quali passano risorse diverse a seconda del ciclo di vita dei nodi e della rete stessa; è difficile comunque canalizzare più risorse nello stesso momento storico o fase di sviluppo.
#Anche i ''“collanti” delle reti'' si fondano su elementi piuttosto eterogenei: dal settore di intervento alla forma giuridica, dal sistema valoriale alla condivisione territoriale.
 
 
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Le reti come agenzie strategiche operano solitamente attraverso due tipologie di strumenti:
 
*codici etici, carte dei valori, patti associativi ecc. vengono adottati al fine di esplicitare gli “orizzonti” culturali e valoriali comuni, all’interno dei quali trova senso l’azione dei singoli nodi e della rete nel suo complesso;
*documenti di pianificazione di rendicontazione economica e sociale sono invece utilizzati al fine di elaborare strategie perseguibili e verificabili nel medio – lungo periodo.
 
 
===La coalizione===
La struttura della rete in forma di “''coalizione''” enfatizza il ''carattere aggregativo'' delladel network rispetto ad un tema specifico, intorno al quale, appunto, si coalizzano le singole organizzazioni non profit, ma anche altri soggetti variamente interessati (singoli e gruppi, formali e informali). Sono spesso strutture “leggere” e, a volte, temporanee, che esistono cioè fino a che non hanno raggiunto gli obiettivi per cui si erano costituite.
La rete in forma di coalizione agisce attraverso le seguenti modalità:
 
*sistemi informativi che consentono una “lettura” dei bisogni costante e fortemente contestualizzatecontestualizzata;
*assetti di governance aperti al contributo di diversi portatori di interesse, anche non istituzionali (volontari, beneficiari e loro rappresentanti);
*modalità di lavoro basate sulla costituzione di gruppi di lavoro che procedono in senso incrementale, ovvero proponendo soluzioni a questioni estremamente dinamiche, “intercettando” a tal fine tutte le risorse disponibili.
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La struttura dell’impresa rete non è assimilabile ad una aggregazione temporanea di soggetti diversi, piuttosto che a un’agenzia specialistica per la promozione e lo sviluppo; si tratta piuttosto di un vero e proprio ''soggetto imprenditoriale autonomo'' che deriva dall’integrazione funzionale di imprese sociali che operano in uno stesso territorio e/o su ambiti di attività simili. Questo assetto strutturale richiede una particolare attenzione a livello di:
 
*''assetto di governance'', in quanto è necessario contemperare l’autonomia dei nodi della rete con un crescente livello di integrazione e di interdipendenza fra essi;
*''specializzazione funzionale'', in quanto in un’impresa rete è rilevante – più che in altre strutture – sapere “chi fa che cosa” e come si integra con gli altri;
*''condivisione'' di soluzioni organizzative e strumenti gestionali comuni, in quanto l’impresa rete nel suo complesso è chiamata ad operare garantendo standard qualitativi che valgono per tutte le organizzazioni che ne fanno parte (ad esempio marchi di qualità, certificazioni, bilanci economici e sociali, ecc.).
 
 
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==Elementi di management delle reti==
La parte conclusiva del capitolo è dedicata all’illustrazione delle “leve” che i manager possono utilizzare per promuovere processi di sviluppo e di consolidamento nelle reti di imprese sociali. Le leve individuate riguardano: la mission della rete, le attività svolte, i legami fra i nodi, e gli assetti di governance, i rapporti con i beneficiari.
 
 
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#''L’ideazione e la persona''. La comprensione delle esigenze e delle opportunità del contesto in cui opera, l’elaborazione dei progetti, le relazioni stesse, richiedono ''pensiero analitico'', inteso come la capacità razionale di analisi e ''pensiero concettuale'', vale a dire la capacità di comunicare in modo semplice concetti complessi o molto tecnici, cogliendo e comprendendo gli aspetti essenziali di una situazione, elaborando creativamente connessioni e progetti innovativi.
 
Per approfondimenti si veda Benedetti A., Chiussi L. (2007).
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===Le reti e i rapporti con i beneficiari===
E’È possibile prevedere anche per le strutture di rete un importante ruolo rispetto ai rapporti con i beneficiari finali dei servizi. Ad esempio esse possono agire come “porta d’accesso” ad un sistema integrato di attività gestite dalle organizzazioni coinvolte nel network che, nel suoloro insieme, si configuraconfigurano non tanto come un’aggregazione indifferenziata di prestazioni di servizio, ma piuttosto come veri e propri beni di interesse collettivo e ad alta intensità relazionale (cura, assistenza, formazione, inclusione, ecc). La ricerca di una maggiore integrazione, coordinamento e scambio è finalizzata quindi non solo ad incrementare i vantaggi interni per i soggetti che decidono di “stare in rete” (economie di scala, efficienza produttiva, ecc.), ma anche per coloro che beneficiano delle attività, in quanto possono usufruire di beni in grado di rispondere a bisogni complessi, mutevoli e contestuali.
 
 
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{{Risorse|1=Benedetti A., Chiussi L., “Il dirigente di rete: elementi per un repertorio di competenze”, in Scaratti G., Zandonai F. (a cura di), ''I territori dell’invisibile. Culture e pratiche di impresa sociale'', Laterza, Roma Bari 2007, pp. 233-249.<br/>
Butera F., ''Il castello e la rete'', Franco Angeli, Milano 1990.<br/>
Carbognin M. (a cura di), ''Il campo di fragole. Reti di imprese e reti di persone nelle imprese sociali italiane'', Franco Angeli, Milano 1999.<br/>
 
Studio di caso Restore: la cooperativa sociale “Ecos-Med” di Messina [link].