Impresa sociale di comunità/Controllo di gestione: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Issan (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Issan (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Riga 72:
 
{|{{prettytable}}
|<small>Il presente capitolo è condiviso e frutto del lavoro congiunto dei due autori; si precisa tuttavia che i primi due paragrafi (''Sistemi di programmazione'' e ''Il Budgetbudget delle aziondeaziende non profit'') sono da attribuire ad Andrea Francesconi mentre gli altri due e l’appendice a Filippo Giordano.</small>
|}
 
Riga 87:
Il sistema di programmazione e controllo di gestione ha lo scopo di fornire ai responsabili di quelle che nel linguaggio aziendalistico sono chiamate aziende non profit (ovvero le imprese sociali) le informazioni necessarie per:
 
# consentire una valutazione ''a consuntivo'' dei risultati ottenuti dall’amministrazione dell’azienda;
# supportare ''a preventivo'' il processo decisionale relativo alle scelte tra diverse alternative di azione finalizzate al raggiungimento degli obiettivi aziendali.
 
Il sistema di programmazione e controllo orienta la gestione dell’azienda verso i risultati desiderati tramite la migliore utilizzazione possibile delle risorse impiegate nei processi gestionali.
Riga 100:
# la valutazione dei risultati ottenuti (attuata tramite il sistema di reporting).
 
1: Con la ''programmazione'' si definiscono i piani ed i programmi generali aziendali di lungo periodo (tre – cinque anni). Si tratta degli indirizzi generali aziendali quali ad esempio il sistematico orientamento alla qualità, l’attenzione al contenimento dei costi, la definizione di obiettivi di diversificazione dei settori di intervento ecc..
 
<ol style="list-style-type: lower-latin">
2: Dalla programmazione discende la ''formulazione'' di obiettivi di gestione per il breve periodo (anno). Questi consentono di articolare gli indirizzi generali in piani di azione quantificati ed espressi in termini economicofinanziari (ad esempio costo totale dei beni di consumo utilizzati in un servizio di distribuzione di pasti a domicilio; costo complessivo del personale amministrativo dei servizi di staff centrali ecc.) e in termini di attività svolte (ad esempio numero di prestazioni effettuate, numero di utenti ecc.).
1: <li>Con la ''programmazione'' si definiscono i piani ed i programmi generali aziendali di lungo periodo (tre – cinque anni). Si tratta degli indirizzi generali aziendali quali ad esempio il sistematico orientamento alla qualità, l’attenzione al contenimento dei costi, la definizione di obiettivi di diversificazione dei settori di intervento ecc..</li>
 
2: <li>Dalla programmazione discende la ''formulazione'' di obiettivi di gestione per il breve periodo (anno). Questi consentono di articolare gli indirizzi generali in piani di azione quantificati ed espressi in termini economicofinanziarieconomico-finanziari (ad esempio costo totale dei beni di consumo utilizzati in un servizio di distribuzione di pasti a domicilio; costo complessivo del personale amministrativo dei servizi di staff centrali ecc.) e in termini di attività svolte (ad esempio numero di prestazioni effettuate, numero di utenti ecc.).</li>
3: L’attività di ''misurazione'' è finalizzata ad una continua rilevazione dei risultati ottenuti. Con essa si misurano sistematicamente i costi, i ricavi della gestione e i principali dati di attività connessi ai processi operativi tipici delle aziende non profit.<br/>
 
3: <li>L’attività di ''misurazione'' è finalizzata ad una continua rilevazione dei risultati ottenuti. Con essa si misurano sistematicamente i costi, i ricavi della gestione e i principali dati di attività connessi ai processi operativi tipici delle aziende non profit.<br/>
La frequenza dell’attività di misurazione è influenzata dalle caratteristiche e dall’affidabilità del sistema informativo ed informatico di ogni azienda non pofit. Per tale ragione la frequenza con cui le informazioni sono disponibili può variare da realtà a realtà.<br/>
La frequenza di rilevazione delle informazioni deve, in ogni caso, essere superiore a quella adottata per la definizione degli obiettivi di gestione.<br/>
L’attuale stato dell’arte in molte aziende non profit prevede una rilevazione trimestrale delle informazioni che vengono poi confrontate con gli obiettivi di budget. In alcuni casi tuttavia, la rilevazione assume connotati di maggiore sistematicità e si caratterizza per una frequenza mensile.<li/>
 
4: <li>L’attività di ''valutazione'', infine, è volta al continuo confronto tra risultati ottenuti ed obiettivi e, laddove si verifichino significativi scostamenti tra obiettivi e risultati, ad interpretarne le ragioni individuando possibili azioni correttive.<br/>
L’attività di valutazione può condurre, di conseguenza, a cambiamenti nelle modalità di funzionamento delle unità operative in cui si articola la struttura organizzativa dell’azienda non profit, alla parziale o totale revisione degli obiettivi inizialmente individuati, alla modifica dei programmi generali d’azienda.<li/>
</liol>
 
4: L’attività di ''valutazione'', infine, è volta al continuo confronto tra risultati ottenuti ed obiettivi e, laddove si verifichino significativi scostamenti tra obiettivi e risultati, ad interpretarne le ragioni individuando possibili azioni correttive.<br/>
L’attività di valutazione può condurre, di conseguenza, a cambiamenti nelle modalità di funzionamento delle unità operative in cui si articola la struttura organizzativa dell’azienda non profit, alla parziale o totale revisione degli obiettivi inizialmente individuati, alla modifica dei programmi generali d’azienda.
 
Il grafico successivo illustra le fasi del processo di programmazione e controllo di gestione ora descritte evidenziando anche il ruolo dei corrispondenti strumenti di programmazione e controllo.
Line 168 ⟶ 172:
Il budget può innanzitutto essere analizzato secondo due diverse prospettive:
# la prospettiva ''contabile'';
# ala prospettiva ''organizzativa''.
 
1: La prima delle due prospettive non è di rilievo rispetto alle finalità di questo scritto. Essa si concretizza in ogni caso nell’elaborazione di documenti contabili preventivi a livello aziendale (conto economico, prospetto dei flussi di cassa e stato patrimoniale preventivi).
 
<ol style="list-style-type: lower-latin">
2: La seconda prospettiva è quella più di rilievo per tutti gli operatori aziendali.
1: <li>La prima delle due prospettive non è di rilievo rispetto alle finalità di questo scritto. Essa si concretizza in ogni caso nell’elaborazione di documenti contabili preventivi a livello aziendale (conto economico, prospetto dei flussi di cassa e stato patrimoniale preventivi).</li>
 
2: <li>La seconda prospettiva è quella più di rilievo per tutti gli operatori aziendali.
Secondo tale ottica il budget rappresenta l’insieme degli obiettivi di breve periodo definiti per tutte le strutture complesse (CDR) in termini di:
* risorse assegnate ai CDR (costi di gestione);
Line 178 ⟶ 184:
* attività richieste ai CDR (numero e tipologia di prestazioni/servizi, numero di utenti, livelli qualitativi ecc.);
* progetti di miglioramento richiesti ai CDR in relazione a specifiche politiche aziendali.
<li/>
</ol>
 
L’insieme degli obiettivi dei CDR rappresenta il complessivo budget dell’azienda non profit.
 
 
In questa prospettiva il budget assume valenze molteplici come strumento di:
Line 194 ⟶ 203:
* valori assoluti, ad esempio numero di nuovi utenti acquisiti per l’anno 2008;
* valori percentuali, ad esempio riduzione del 5% rispetto al valore dell’anno precedente dei costi variabili;
* stati di avanzamento di progetti espressi ad esempio in termini di fasi progettuali; da realizzare entro l’anno di budget (ad esempio revisione della carta dei servizi da compiersi entro il mese di settembre 2008).</li>
 
</li>
<li>Essere ''realistici''. Gli obiettivi di budget devono garantire la congruenza tra risorse attribuite ai CDR e livelli quantitativi e qualitativi di attività loro richiesti. A tal fine nell’ambito del budget si deve procedere a determinare:
* l’organico (distinto per tipologia di professionalità) da assegnare ai CDR;
Line 202 ⟶ 211:
* l’ammontare di investimenti da assegnare al CDR.
L’ammontare di risorse previsto, tradotto poi, in termini monetari, in costi di gestione, va confrontato con le previsioni fatte in termini di volumi di attività previsti per il CDR che sono a loro volta tradotti in termini di ricavi di gestione. Se da tale confronto emerge una compatibilità tra le diverse previsioni gli obiettivi possono essere considerati come reali obiettivi di budget ovvero come obiettivi concretamente perseguibili durante l’anno.</li>
 
<li>Essere ''controllabili''. Gli obiettivi di budget devono essere coerenti con le leve di governo organizzativo, gestionale e clinico che caratterizzano le diverse unità operative.</li>
</ol>
Line 232 ⟶ 242:
 
Tutti i predetti attori partecipano al progetto di budget sia pure con ruoli e funzioni differenti.
Ad essi competono le seguenti ''responsabilità'': .
 
<ol style="list-style-type: lower-latin">
1: la<li>La ''direzione generale'' deve:
* garantire la coerenza del sistema di programmazione strategica con il sistema di budget;
* approvare il budget aziendale e la sua articolazione in budget funzionali e settoriali;
* definire le modalità di collegamento tra sistema di budget ed altri sistemi operativi aziendali (in particolare con il sistema premiante).</li>
 
2: <li>I ''responsabili di CDR'' devono:
* definire le proposte di budget relative al proprio centro di responsabilità stabilendo in maniera autonoma le eventuali modalità di coinvolgimento dei propri collaboratori. Le proposte di budget dovranno essere formulate in modo tale da garantire la congruenza tra livelli qualitativi e quantitativi di attività prevista e risorse ritenute a tal fine necessarie;
* partecipare a tutte le fasi decisionali che portano all’approvazione degli obiettivi dei CDR;
* rispondere dei risultati ottenuti a seguito della gestione dei CDR.</li>
 
3:<li> Lo ''staff di supporto tecnico-operativo'' deve:
* garantire l’adeguatezza e la funzionalità degli strumenti tecnico-contabili ed informativi a disposizione dell’azienda rispetto alle esigenze del sistema di budget;
* predisporre la documentazione di supporto ai CDR ed alla Direzione Generale d’azienda nelle varie fasi in cui verrà articolato il processo di budget (schede di budget e report di controllo);
* affiancare i responsabili di CDR fornendo loro consulenza di ordine tecnico in merito all’analisi dei risultati di gestione ed alla formulazione degli obiettivi gestionali;
* coordinare l’insieme dei flussi informativi necessari al funzionamento del sistema di budget sia nella fase di definizione del budget, sia nella fase di gestione del budget a livello di intera azienda ed a livello di CDR.</li>
</ol>
 
 
Line 300 ⟶ 312:
Tale fase, di competenza della direzione strategica di azienda, ha la finalità di integrare il processo di budget con la pianificazione strategica aziendale articolando gli obiettivi strategici di lungo periodo in obiettivi di breve termine, consentendo il governo integrato dell’azienda ed assicurandone una precisa direzione di marcia.
 
{{Approfondimento|1=È in questa fase che si delineano e si quantificano gli indirizzi generali d’azienda che hanno funzione di preciso orientamento per le decisioni di programmazione a livello di CDR. È funzione della direzione strategica definire i risultati attesi dalla gestione dell’intera azienda ed esplicitarli ai livelli dirigenziali inferiori. Questi ultimi, nell’ambito dell’approccio ''partecipativo'' alla formulazione del budget dovranno poi tradurli in specifici livelli di intervento relativamente al proprio specifico ambito di competenza organizzativa e gestionale. In tale traduzione è possibile ravvisare la differenza con l’approccio ''gerarchico'' che, al contrario, si caratterizzerebbe per la diretta definizione degli obiettivi dei CDR da parte dei vertici aziendali. Nell’approccio partecipativo al budget, invece, la direzione strategica lascia ampia libertà di programmazione ai dirigenti di CDR, all’interno, tuttavia, di predefiniti e prequantificati risultati attesi a livello di intera azienda. In questo modo si riesce a impostare un meccanismo di budget che consente di coniugare due esigenze spesso contrapposte nelle aziende non profit: da un lato, un chiaro e preciso orientamento ai ''risultati complessivi di azienda'' nelle loro diverse componenti: reddituale, finanziaria, di volumi e tipologie di attività; dall’altro la ''personalizzazione'' degli obiettivi specifici dei CDR, ovvero la scomposizione degli obiettivi generali in ununo specifico sottosistema di obiettivi specifico, definito a livello di CDR.<br/>
Il coinvolgimento diretto dei CDR nella definizione degli obiettivi assume valenza fondamentale per garantire la congruenza del sistema di budget rispetto alle caratteristiche delle aziende non profit. Solo il diretto coinvolgimento dei CDR nella fase iniziale di programmazione permette di valorizzare adeguatamente il ruolo e l’ambito di responsabilità degli operatori in maniera congruente con le dinamiche valoriali presenti all’interno delle aziende non profit.}}
 
Line 318 ⟶ 330:
{{Approfondimento|1=Qualora si verificasse questa seconda fattispecie, il processo di budget assumerebbe connotati di tipo top-down piuttosto che connotati di tipo bottom-up. In termini operativi questa considerazione si traduce in una reale e concreta possibilità a livello di singolo CDR di discostarsi, anche sensibilmente, dalle linee guida aziendali nella formulazione della propria proposta di budget. Il mancato recepimento delle linee guida aziendali può essere determinato da una molteplicità di elementi e di fenomeni che caratterizzano le attività dello specifico CDR; a risultati non migliorabili a livello dello specifico CDR; a specifici progetti o linee di intervento che il dirigente del CDR ritiene opportuno iniziare a sviluppare nell’ambito della programmazione budgetaria. A livello di singolo CDR, quindi, la programmazione può discostarsi dagli obiettivi aziendali indicati nelle linee guida definite dalla direzione strategica d’azienda. Ciò non rappresenta, di per sé, elemento di errata programmazione qualora la globalità delle proposte di budget avanzate dai CDR consentano un sostanziale recepimento degli obiettivi generali aziendali. In caso contrario, invece, vanno distinte due ulteriori situazioni:
<ol style="list-style-type: lower-latin">
<li>uno scostamento contenuto tra obiettivi generali d’azienda ed obiettivi emergenti dalle proposte di budget formulate dai CDR. Tale prima situazione, tipica dei processi di budget a natura partecipativa, rende necessaria una parziale correzione delle proposte di budget nella successiva fase di negoziazione;</li>
<li>uno scostamento significativo (o comunque non correggibile in sede di negoziazione) tra obiettivi generali d’azienda ed obiettivi emergenti dalle proposte di budget formulate dai CDR. Tale seconda situazione evidenzia, al contrario, la presenza di errori di programmazione nella fase di definizione delle linee guida aziendali o nella fase di formulazione delle proposte di budget.<br/> Scostamenti di tale genere sono tipici delle fasi di avvio dei processi di budget in cui la capacità di programmazione sia da parte dei vertici aziendali, sia da parte dei responsabili di CDR non è ancora tale da conferire attendibilità a processi di tipo partecipativo. In questo caso è generalmente consigliabile conferire carattere di sperimentalità al sistema di budget in attesa che maturino a livello degli operatori aziendali adeguate capacità programmatorie. Laddove il problema sia prevalentemente connesso alla formulazione delle proposte di budget e si voglia comunque implementare la logica di gestione budgetaria si assiste, spesso, all’adozione di approcci gerarchici da parte della direzione strategica aziendale.</li>
</ol>}}
Line 327 ⟶ 339:
 
 
{{Approfondimento|1=Gli scostamenti si possono manifestare solo in relazione agli obiettivi di ordine economico relativi ai costi di particolari tipologie di fattori produttivi, piuttosto che in relazione ad obiettivi sempre di ordine economico, ma relativi al fatturato previsto. Ancora, possono emergere problemi di incompatibilità tra indicazioni a livello aziendale in merito ai livelli di attività previsti o ad altri parametri espressivi delle attività di alcune tipologie di CDR. E’È quindi evidente come, sulla base delle informazioni rese disponibili dall’analisi consolidata delle proposte di budget, la direzione strategica possa focalizzare la discussione degli obiettivi con i responsabili di CDR sui fattori critici per il perseguimento degli obiettivi aziendali tralasciando aspetti a tal fine non rilevanti ed incrementando in tal modo l’efficienza del processo di budget. La fase di negoziazione, laddove presenti connotati di fisiologico adattamento delle proposte di budget inizialmente definite dai CDR, implica una serie di incontri tra direzione strategica aziendale e CDR dai quali scaturisce il budget definitivo cha sarà successivamente formalizzato. La negoziazione di budget deve ispirarsi a specifici ''criteri di valutazione'' degli obiettivi proposti dai CDR. Tra tali criteri, definiti dalla direzione strategica aziendale, due assumono rilevanza fondamentale:
<ol style="list-style-type: lower-latin">
<li>l’aderenza delle proposte di budget alle linee guida aziendali;</li>
Line 340 ⟶ 352:
 
== Sistema informativo e misurazione dei risultati ==
La qualità dell’attività di programmazione e controllo all’interno di qualsiasi organizza-zioneorganizzazione è strettamente legata alla disponibilità di ''informazioni'' sulla gestione.<br/>
Solo attraverso la rilevazione di misure, dati, parametri ed indicatori, è possibile acqui-sireacquisire informazioni rilevanti sui risultati ottenuti dall’azienda. <br/>
L’attività di misurazione è indispensabile per i decisori aziendali al fine di avere infor-mazioniinformazioni utili per:
#poter supportare i processi decisionali;
#governare i fenomeni aziendali con un maggior livello di conoscenza e consape-volezzaconsapevolezza;
#verificare il grado di raggiungimento degli obiettivi stabiliti in sede di pianifica-zionepianificazione e programmazione;
#informare gli stakeholder sull’andamento della gestione e sulla capacità dell’organizzazione di perseguire la propria missione.
 
Questi motivi evidenziano come i sistemi di misurazione dei risultati nelle aziende non profit possono avere una duplice dimensione e valenza informativa:
#dimensione interna: fornire informazioni ai decisori aziendali al fine di valutare ed implementare progetti e servizi;
#dimensione esterna: sostenere un attività di comunicazione con i propri stake-holderstakeholder elaborando documenti di rendicontazione esterna quali bilanci sociali e di missione, report annuali, ecc.
 
 
Considerando solamente la ''dimensione interna'', è possibile evidenziare come le informazioni fornite dai sistemi di misurazione dei risultati possono essere utili ad una molteplicità di attività di management tra le quali:
*''monitorare l’attività dell’azienda'': avere informazioni sull’attività dell’azienda e l’andamento della gestione, sulle risorse consumate, i volumi di attività prodotti, livelli di efficienza e di efficacia raggiunti;
*''supportare la pianificazione strategica'': avere informazioni sulle caratteristiche delle performance aziendali può essere decisivo sia per definire piani ed obiettivi strategici sia per verificarne in una fase successiva il loro stato di attuazione;
*''definire i budget'': la definizione dei budget è un processo delicato che richiede l’utilizzo di informazioni sugli input, output ed outcome al fine di assegnare ai vari centri di responsabilità obiettivi coerenti con i piani ed i programmi azien-daliaziendali e le risorse necessarie per raggiungerli;
*''gestire le risorse umane'': il sistema di misurazione delle performance rappresenta uno strumento utile per migliorare le prestazioni del personale, attraverso la de-finizionedefinizione ed il controllo di obiettivi gestionali motivanti, e per costruire sulla ba-sebase di questo sistemi di retribuzione variabile;
*''migliorare la qualità dei processi'': solo una perfetta conoscenza dei fenomeni e dei processi aziendali può condurre ad un continuo miglioramento delle perfor-manceperformance aziendali;
*''fare benchmarking'': il confronto tra le performance di diverse aziende non profit può stimolare il miglioramento nell’erogazione di servizi in quanto permette di comprendere meglio eventuali margini di miglioramento nella gestione di alcune attività. Per questo sarebbe importante costruire degli indicatori utili per attivare un proficuo confronto.
 
 
=== Tipologie di informazioni ===
Per supportare i decisori aziendali nell’esercizio dell’attività gestionale è importante dunque disporre di un ''sistema informativo adeguato'' alla complessità della propria strut-turastruttura organizzativa ed in grado di rilevare informazioni utili a supportare i processi deci-sionalidecisionali interni.
 
In generale l’attività aziendale produce due tipologie di informazioni:
#informazioni economiche, relative all’acquisizione, all’allocazione ed al consu-moconsumo delle risorse economiche, umane e strumentali nello svolgimento della propria atti-vitàattività istituzionale,
#informazioni non economiche, relative alla dimensione quali-quantitativa dell’attività (quantità e qualità delle prestazioni/servizi erogati).
 
 
#La rilevazione e l’analisi delle ''informazioni economiche'' è collegabile al tema della classificazione, aggregazione ed allocazione dei costi e dei ricavi dell’azienda. Con particolare riferimento alle aziende non profit l’acquisizione di queste informazioni permette valutazioni in merito all’efficienza della gestione.
#La rilevazione e l’analisi delle ''informazioni non economiche'' è collegabile al te-matema della definizione di indicatori non economici in grado di verificare l’efficacia dell’azienda non profit.
 
 
=== Il sistema contabile analitico ===
Per l’azienda non profit infatti la dimensione economica della gestione assume un carat-terecarattere strumentale e non finalistico (come per le aziende for profit) e pertanto il raggiun-gimentoraggiungimento di risultati di utilità sociale può essere valutato solo attraverso indicatori non monetari.<br/>
È necessario dunque che l’azienda non profit si doti di un ''sistema informativo contabile analitico'' e di un ''sistema extracontabile''. <br/>
Abitualmente le organizzazioni sono dotate di un sistema di contabilità generale utile per rilevare i valori economici al fine di predisporre il bilancio di esercizio. Tale sistema non è sufficiente però a soddisfare il fabbisogno informativo dei decisori aziendali.<br/>
La contabilità generale rileva infatti i valori economici per natura (personale, acquisto di beni e servizi, utenze ecc.) e fornisce una informazione “generale” sull’acquisizione ed il consumo complessivo delle risorse da parte dell’organizzazione. Per una azienda non profit inoltre la predisposizione del bilancio rappresenta quasi esclusivamente un obbligo giuridico formale dal basso valore informativo per via della propria finalità istituzionale.<br/>
Al fine di conoscere come le risorse sono state utilizzate durante lo svolgimento della gestione, dove sono state allocate, e da chi e come sono state impiegate è necessario dotarsi di un sistema contabile di tipo ''analitico''.<br/>
I sistemi di contabilità analitica rilevano le informazioni rispetto a definiti oggetti di ri-levazionerilevazione sulla base della complessità organizzativa delle aziende, delle specificità ge-stionaligestionali e del fabbisogno informativo interno. <br/>
Con riferimento agli oggetti di rilevazione si parla comunemente di Centro di Costo. Il Centro di Costo rappresenta l’oggetto di ''rilevazione elementare'' rispetto al quale misura-remisurare acquisizione e consumo delle risorse.<br/>
La ''scelta degli oggetti di rilevazione'' è cruciale per la costruzione di un sistema di con-tabilitàcontabilità analitica efficace ed è soggettiva. Il criterio guida nella scelta degli oggetti di ri-levazionerilevazione è quello della ''rilevanza''. Infatti è possibile avere Centri di Costo ampi o più analitici a seconda delle esigenze dei decisori aziendali. La specifica attività, un servi-zioservizio, l’unità organizzativa, una categoria di stakeholder, una struttura, possono rappre-sentarerappresentare differenti oggetti di rilevazione. Centro di Costo può essere la direzione genera-legenerale, una specifica campagna di fundraising, il servizio di assistenza domiciliare, una RSA.<br/>
Il complesso degli oggetti di rilevazione (denominato ''piano dei Centri di Costo'') di un’azienda non profit rappresenta non solo la struttura della contabilità analitica ma l’impianto di tutto il sistema di programmazione e controllo. Rispetto agli oggetti di ri-levazionerilevazione infatti verranno sia classificate le informazioni economiche ma anche definite le informazioni non economiche da rilevare.
 
 
Line 391 ⟶ 403:
==Misurare i risultati di un'azienda non profit: indicatori e profili di misurazione==
Misurare le prestazioni di una azienda non profit è complesso in quanto i risultati della gestione non possono essere valutati in termini di ricavi/profitti ottenuti. <br/>
La dimensione economico-finanziaria solo nelle aziende for profit infatti può essere di per sé sufficiente a valutare la qualità della gestione aziendale in quanto la finalità ulti-maultima dei decisori aziendali è quella di massimizzare ricavi e profitti. <br/>
La finalità della aziende non profit è quella invece di perseguire la sua missione, quasi sempre legata alla produzione di valore sociale, e per questo le sole rilevazioni contabi-li, che forniscono informazioni sulla dimensione economico-finanziaria, non ci permet-tonopermettono di avere adeguate e sufficienti informazioni sulla gestione. Ciò deriva dal fatto che i valori economico-finanziari sono l’effetto delle scelte gestionali e quindi per compren-derecomprendere a pieno gli accadimenti aziendali e i relativi risultati occorre individuare ''misurazioni idonee'' ad esprimere i legami tra tali valori e i fattori determinanti degli stessi. Gli indicatori economico-finanziari ci forniscono indicazioni sullo stato di “salute” finan-ziariafinanziaria delle organizzazioni (capacità di autofinanziamento, dipendenza finanziaria, gra-dogrado di solvibilità) o sulla diversa allocazione delle risorse, ma non ci danno informazioni sulla gestione in termini di quantità e qualità. <br/>
Risulta dunque importante per le aziende non profit sviluppare, accanto ai sistemi di ri-levazionerilevazione contabile, sistemi di rilevazione ''extra-contabili'' in grado di fornirci dati per misurare i risultati raggiunti dalle organizzazioni in termini di quantità e qualità degli output prodotti e di bisogni soddisfatti.
 
 
=== Una metodologia per la costruzione degli indicatori ===
Sul tema delle tipologie degli indicatori e sulle diverse dimensioni delle performance aziendali sono stati formulati numerosi criteri di classificazione ed elaborati diversi mo-dellimodelli concettuali. È tuttavia difficile trovare un criterio di classificazione che sia esausti-voesaustivo ed in grado di soddisfare appieno qualsiasi fabbisogno informativo. Ciascun sistema di misurazione delle performance presenta specifiche caratteristiche in quanto è costrui-tocostruito sulla base delle esigenze informative dell’organizzazione e deve essere in grado di monitorare efficacemente gli obiettivi strategici e gestionali definiti dall’organizzazione stessa in sede di pianificazione e programmazione. L’applicazione di un solo modello è sicuramente limitativa in quanto non tutte le tipologie di indicatori proposte risultereb-berorisulterebbero rilevanti per uno specifico sistema di misurazione.
 
Per costruire un set di indicatori adeguato è dunque necessario ricorrere a diversi model-limodelli interpretativi, criteri di classificazione, categorie concettuali. Per una persona inesper-tainesperta è sicuramente difficile avere una visione e una comprensione chiare di questi temi. Questa difficoltà è aggravata dal fatto che il significato attribuito ad alcuni termini varia da un autore o da un filone di studi all’altro. In questo contributo si cerca di fornire al-cunialcuni concetti chiave utili per orientarsi in modo agevole inall'interno questidi temiqueste tematiche.
 
La ''misura'' rappresenta il dato in grado di fornirci informazioni su un aspetto della prestazione. Le misure possono essere date da parametri, informazioni su un oggetto di rilevazione, ed indicatori che sono dati dal rapporto tra due parametri. Nell’uso frequente la distinzione tra parametri ed indicatori, a parere di chi scrive netta e rilevante, non viene considerata e perciò si parla comunemente di indicatori. In ogni caso è importante considerare come indicatori ad una dimensione (parametri) forniscono una generica informazione (n° di servizi erogati) rispetto ad indicatori che mettono in relazione due dimensioni (n° servizi erogati/n° richieste ricevute). Gli indicatori acquistano sicura-mentesicuramente ancora più valore attraverso un confronto spaziale (benchmarking) o temporale (costruzione serie storica). Gli indicatori possono essere distinti in indicatori monetari, se utilizzano valori economici (es. indicatori di costo), e indicatori non monetari, se utilizzano valori numerici o dati fisico-tecnici. <br/>
Per misurare la performance di una azienda non profit o di una semplice unità operativa, nell’erogazione di un servizio o nella produzione di un bene, è necessario rilevare dati ed informazioni rispetto a tre oggetti di indagine: input, output, outcome.
 
#L’''input'' è l’insieme dei fattori produttivi acquisiti dall’azienda ed impiegati nella produzione di un bene o erogazione di un servizio. I fattori produttivi possono essere risorse finanziarie, materiali, umane e strumentali a seconda della tipologia del bene o del servizio. Essi possono essere espressi in termini monetari, (costo di acquisizione,) o non monetari, (quantità utilizzata, (esper esempio le. ore di lavoro).
#L’''output'' è l’insieme dei risultati conseguiti dall’attività dell’unità operativa in termini di quantità, qualità, di beni prodotti e servizi erogati.
#L’''outcome'' rappresenta l’impatto che gli output ed in generale tutta l’attività dell’unità operativa o dell’azienda non profit ha avuto sulla comunità. In generale misura il grado di copertura del bisogno sociale da parte dell’azienda non profit.
Line 419 ⟶ 431:
 
===Le dimensioni delle prestazioni: i concetti di efficienza ed efficacia===
Le due principali dimensioni della prestazioni aziendali, a cui possono essere facilmente ricondotte altre tipologie di dimensioni presenti in letteratura, sono rappresentate dall’efficienzadall’''efficienza'' e dall’efficaciadall’''efficacia''.
 
 
==== L'efficienza ====
L’efficienza misura la capacità di un’unità operativa di massimizzare il rapporto tra i fattori produttivi impiegati nell’attività ed i risultati ottenuti, a parità di altre condizioni. Da questa definizione emerge che sono tre gli elementi da cui dipende l’efficienza, e quindi da rilevare, e tenere in considerazione nella fase di definizione degli indicatori e nell’attività di misurazione: .
 
#L’inputL’''input'': l’efficienza è influenzata dal processo d’acquisizione dei fattori produttivi secondo due variabili.
#*La prima è rappresentata dalla ''variabile costo''. Acquisire i fattori produttivi al più basso costo possibile a parità di qualità influenza positivamente l’efficienza.
#*La seconda è rappresentata dalla ''qualità''. È necessario acquisire fattori produttivi di un livello qualitativo coerente con la qualità e quantità dell’output a cui sono destinati e le caratteristiche del processo produttivo.
#Il ''processo produttivo'': definite ed acquisite le risorse necessarie ed adeguate per produrre/erogare un bene/servizio, l’attenzione si sposta sulla fase del processo di trasformazione. L’efficienza infatti dipende principalmente dal modo in cui i fattori produttivi vengono impiegati nel processo produttivo, a parità di altre condizioni. Eventuali utilizzi impropri di risorse, quali sprechi o non correttezza nell’uso dei fattori produttivi, sono infatti la principale causa di inefficienza.
#L’''output'': per valutare il grado di efficienza è indispensabile considerare le caratteristiche dell’output in merito sia alla qualità richiesta che alla valenza sociale del servizio/prodotto. Produrre output di maggiore qualità spesso richiede l’impiego di maggiori fattori produttivi. Per quanto riguarda la valenza sociale è necessario sottolineare il fatto che per assicurare servizi a categorie sociali debo-lideboli spesso le aziende non profit operano in condizioni di inefficienza. Questo na-turalmentenaturalmente non può essere assolutamente trascurato in sede di valutazione.
 
Eventuali problemi di inefficienza si possono dunque rilevare a livello di input, nel processo produttivo, a livello di output.
Line 442 ⟶ 454:
 
==== L’efficacia ====
L’efficacia misura la capacità di una unità operativa o di una azienda in generale di raggiungere gli obiettivi definiti e le proprie finalità. La distinzione tra obiettivi e finalità permette di introdurre due differenti approcci al concetto di efficacia. Un approccio più generale che definisce l’efficacia come la capacità dell’azienda di raggiungere gli obiet-tiviobiettivi definiti in sede di programmazione e di pianificazione. Quest’approccio considera l’efficacia come una dimensione rilevante per tutti i livelli dell’organizzazione e da mi-suraremisurare su tutto il ciclo input-output-outcome, in quanto in fase di programmazione vengono definiti rispettivamente obiettivi di inuput, output e outcome, coerentemente con la strategia aziendale. Accettando questa impostazione è necessario distinguere due tipo-logietipologie di efficacia: efficacia gestionale (a1) ed efficacia sociale (b2).
 
#L’''efficacia gestionale'' riguarda la sfera interna dell’azienda non profit e misura il raggiungimento degli obiettivi di gestione definiti in sede di programmazione. Quindi la misurazione avviene attraverso il confronto tra i valori-obiettivo pro-grammatiprogrammati ed i valori effettivamente rilevati in sede di consuntivo. Gli obiettivi gestionali dunque riguardano tutto il ciclo produttivo dall’acquisizione dei fattori produttivi, al livello di efficienza, dalla qualità e quantità dell’output prodotta. Esempi:
#*costo previsto/ costo effettivo;
#*servizi erogati/servizi programmati;
#*qualità servizio erogato/servizio standard.
#L’''efficacia sociale'' riguarda invece il rapporto tra l’azienda non profit e l’ambiente esterno e misura la capacità dell’organizzazione di soddisfare i biso-gnibisogni della collettività a cui è chiamata a far fronte attraverso la produzione di beni e servizi. L’efficacia sociale misura l’effetto ultimo dell’attività dell’azienda non profit e, quindi, anche il grado di raggiungimento degli obiettivi strategici defini-tidefiniti in sede di pianificazione. Esempi:
#*n° servizi erogati/domanda complessiva di servizi richiesti (posti asilo nido/totale bambini residenti, disabili accompagnati/totale disabili);
#*qualità dei servizi erogati/ qualità dei servizi attesa (tempo effettivo di at-tesaattesa per lo svolgimento di una pratica/tempo atteso, dichiarato o promesso).
 
Il secondo approccio al concetto di efficacia per certi versi è molto simile alla definizione sopra proposta di efficacia sociale. Partendo dal presupposto che la finalità dell’a-ziendadell’azienda non profit è quella di produrre valore sociale, l’efficacia può essere intesa come coerenza tra quantità e qualità dell’attività (prestazioni e servizi), ed il perseguimento della missione. Questa definizione pone l’accento sulla ''relazione tra output ed outcome'' quale elemento caratterizzante dell’agire efficace dell’azienda non profit. <br/>
Nel far coesistere i due approcci è importante sottolineare come affinché l’azione di un’azienda pubblica sia efficace risulta fondamentale orientare tutta l’attività dell’organizzazione verso il raggiungimento degli obiettivi di outcome attraverso la de-finizionedefinizione di obiettivi gestionali che siano coerenti con gli obiettivi strategici.
 
 
Line 459 ⟶ 471:
 
Date le peculiari finalità e caratteristiche dell’azienda non profit il concetto di efficacia può assumere particolari connotazioni data la complessità dei bisogni da soddisfare e delle finalità da perseguire.<br/>
Vengono così a determinarsi profili delle performance del tutto peculiari. A volte pos-sonopossono essere ricondotte direttamente all’erogazione di un servizio, altre volte rappresen-tanorappresentano profili generali che riguardano l’azione amministrativa nel suo complesso. Pertanto l’efficacia dell’azienda non profit può essere misurata in termini di:
*''equità'' (capacità di erogare servizi a soggetti deboli, disabili, anziani ecc.);
*''partecipazione'' (capacità di coinvolgere gli stakeholder nel processo decisio-naledecisionale);
*''comunicazione e trasparenza'' (capacità di informare gli stakeholder sull’attività).
 
 
=== Caratteristiche degli indicatori ===
Gli indicatori devono essere in grado di fornire informazioni adeguate a supportare i processi decisionale delle aziende non profit. È necessario pertanto comprendere quali caratteristiche siano indispensabili e rilevanti per soddisfare specifici fabbisogni infor-mativiinformativi e determinate finalità.<br/>
Gli indicatori pertanto devono essere:
 
#''Rilevanti e significativi''. Gli indicatori devono essere coerenti con le finalità conosci-tiveconoscitive per le quali sono stati costruiti. Pertanto devono essere direttamente correlati con gli obiettivi strategici e gestionali formulati in fase di pianificazione e pro-grammazioneprogrammazione. Gli indicatori devono quindi misurare dimensioni delle performance aziendali coerenti con la strategia. La rilevanza dell’indicatore e della dimensione della performance dipende anche dall’utilizzatore delle informazioni.
#''Chiari''. Gli indicatori devono essere definiti chiaramente al fine di assicurare una corretta e facile raccolta dei dati ed evitare confusione e cattive interpretazioni che possono compromettere la validità dell’indicatore. Risulta quindi intelligente ricor-rerericorrere a definizioni già in uso all’interno dell’azienda o in altre organizzazioni per a-gevolareagevolare la raccolta e l’uso delle informazioni.
#''Comprensibili''. La definizione dell’indicatore deve essere comprensibile per il desti-natariodestinatario dell’informazione. A volte è necessario accompagnare la definizione con una descrizione delle finalità e caratteristiche dell’indicatore per agevolarne l’utilizzo. Nei documenti di rendicontazione esterna per esempio è importante utilizzare un linguaggio comprensibile per gli stakeholder destinatari dell’informazione.
#''Bilanciati ed esaustivi''. È necessario costruire un set di indicatori che misuri tutte le dimensioni della performance aziendale che sia in grado di fornire in modo comple-tocompleto tutte le informazioni utili per valutare i risultati raggiunti. Sbilanciare il set di in-dicatoriindicatori su una dimensione della performance può anche produrre effetti distorsivi. Valutare una unità operativa solo sull’efficienza può indurre gli operatori a trascura-retrascurare la qualità del servizio che sono chiamati ad erogare. Per questo è importante ma-garimagari affiancare qualche indicatore di qualità e customer satisfaction.
#''Tempestivi''. L’indicatore deve fornire informazioni il più possibile aggiornate. Per questo è importante scegliere indicatori che hanno bisogno di dati reperibili con fa-cilitàfacilità ed in tempi brevi. Questo garantisce la massima utilità dell’informazione per i destinatari ed in particolare per i decisori aziendali. Naturalmente il grado di tempe-stivitàtempestività dell’indicatore dipende anche dalla sua finalità: il controllo operativo ha tem-pitempi molto più ristretti del controllo strategico e quindi necessita di una rilevazione più tempestiva.
#''Confrontabili''. Gli indicatori forniscono delle informazioni più significative solo sul-lasulla base di un confronto temporale o spaziale. Per attuare confronti temporali invece è importante mantenere un set di indicatori stabile nel tempo che favorisca la costru-zionecostruzione di serie storiche.
#''Verificabili''. I dati devono essere verificabili. In caso di risultati inattesi, eccessiva-menteeccessivamente positivi o negativi, deve essere possibile verificare le informazioni acquisite. La verificabilità è garantita da un adeguato sistema di rilevazione e raccolta dati.
#''Convenienti''. Introdurre un sistema di misurazione delle performance all’interno di un’azienda presenta dei costi sia di implementazione che di gestione. Questo ele-mentoelemento spesso scoraggia sindaci e direttori generali nel dotarsi di questi strumenti avendo a che fare con una cronica scarsità di risorse. Raccogliere ed elaborare dati richiede risorse finanziarie ed umane in modo proporzionale alla quantità e qualità delle informazioni da acquisire e gestire. Per questo è importante avere pochi e mi-ratimirati indicatori, con costi di rilevazione ragionevoli, scelti sulla base del loro costo-efficacia.
 
 
 
{{Risorse|1=
Anthony R.N., Young D.W., ''Non profit: il controllo di gestione'', McGraw-Hill'', Milano 2002.<br/>
Francesconi A., ''Misurare, programmare, controllare'', CEDAM, Padova 2003.<br/>
Gazzoni E., ''Programmazione e controllo nel non profit'', Carocci, Roma 2004.<br/>
Line 487 ⟶ 499:
}}
 
==Appendice:. misurareMisurare e valutare la dimensione economica della gestione: l’analisi dei costi a supporto delle decisioni==
Avere informazioni sui costi di un’azienda significa avere informazioni sulla vita dell’azienda stessa. In particolare per le aziende non profit esse rappresentano la ''base informativa primaria ed essenziale'' per valutare l’efficienza della gestione.<br/>
Tutti i portatori di interessiinteresse, esterni ed interni, hanno necessità di avere informazioni sulla qualità della gestione aziendale e quindi sull’entità e la composizione dei costi e dei ricavi, per diverse motivazioni e finalità. Queste diverse motivazioni esprimono fabbisogni informativi differenti. Pertanto l’azienda non profit deve predisporre sistemi di rilevazione dei costi in grado di soddisfare queste esigenze. Soffermandoci sulle proble-maticheproblematiche relative al fabbisogno informativo interno, riscontriamo facilmente come le in-formazioniinformazioni sui costi siano indispensabili per molteplici decisioni aziendali e che per queste differenti decisioni è necessario utilizzare concetti e tipologie di costo differenti. La contabilità analitica rappresenta dunque un patrimonio di dati, e non il solo, da cui attingere e conseguentemente elaborare in funzione delle informazioni di costo di cui necessitano i decisori aziendali. <br/>
Affinché dunque le informazioni di costo siano utili a supportare i processi decisionali le questioni da affrontare sono relative:
#alla classificazione delle diverse categorie di costo;
Line 499 ⟶ 511:
Il costo dunque misura in termini monetari l’utilizzo delle risorse a disposizione dell’azienda, siano esse materiali, umane, strumentali, finanziarie.<br/>
Il costo è dato dunque dal valore, misurato in termini monetari, dei ''fattori produttivi'' impiegati in una determinata attività. Questo valore non è assoluto ma cambia a seconda del fabbisogno conoscitivo da soddisfare e del problema decisionale da affrontare. Il costo è quindi una quantità economica nominale in quanto non esiste un costo vero, reale, unico. Vengono così a determinarsi ''diversi concetti e tipologie di costo'' che hanno valore informativo solo in specifici contesti e processi decisionali e che richiedono modalità di calcolo differenti.
#I ''costi speciali'' sono costi attribuibili esclusivamente a singoli oggetti di rilevazione (d’ora in poi ''oggetti di costo''). La caratteristica del costo speciale è quindi l’esclusività e cioè la completa attribuibilità di tale costo all’oggetto di costo prescelto. Il costo delle derrate alimentari è un costo speciale per la mensa, il costo dell’operatore sociale è invece un costo speciale per il servizio di assistenza.
#I ''costi comuni'' sono invece costi sostenuti per attività e processi che partecipano allo svolgimento di diverse attività o supportano l’attività di diversi oggetti di rilevazio-nerilevazione senza che però sia possibile riscontrare un rapporto di causalità netto tra la genera-zionegenerazione di questi costi e l’attività che supportano (per es. il direttore amministrativo di una fondazione è un costo comune per i singoli servizi, così come l’ufficio del personale, senza dimenticare che il costo del responsabile dell’ufficio è un costo speciale per quell’ufficio). È pertanto necessario adottare dei criteri di ripartizione se si decide di attribuire tali costi ai singoli oggetti di costo.
#I ''costi diretti'' sono costi che possono essere attribuiti direttamente all’oggetto di rilevazione. Tali costi sono generati dall’oggetto di costo, e il loro valore è oggettivamente misurabile con riferimento al singolo oggetto di costo ed interamente attribuibile ad esso. Tipici costi diretti sono le materie prime per la produzione di un bene, o il personale addetto per l’erogazione di un servizio.
#I ''costi indiretti'' sono costi generati da diversi oggetti di costo; e cheessi non sono oggettivamente misurabili con riferimento al singolo oggetto di costo e quindi non possono essere attribuiti separatamente. Pertanto sarà necessario con opportuni calcoli allocare tali costi ai singoli oggetti di costo finali. Esempi tipici di costo indiretto sono i macchinari ed impianti utilizzati nella produzione di diversi prodotti o il personale impiegato nella erogazione di diversi servizi. I criteri di allocazione di questi costi possono essere diversi ma risulteranno validi se verranno scelti sulla base del rapporto di causalità esistente tra il costo indiretto e l’oggetto di costo a cui viene allocato. Per scelta può essere spesso meno faticoso ed oneroso considerare indiretti costi che potrebbero essere attri-buitiattribuiti direttamente ma solo in virtù di calcoli complessi (pensiamo al costo della cancel-leriacancelleria negli uffici, delle utenze, ecc.): anche qui si sceglierà in base alla rilevanza.
 
I concetti di costo speciale e comune, di diretto ed indiretto possono essere confusi, poiché nell’uso pratico si incontrano costi che presentano una duplice veste, ma le due dicotomie presentano delle connotazioni diverse e ben distinte. Come è stato detto la dicotomia speciale-comune si basa sul grado di attribuibilità degli elementi di costo ad oggetti di costo parziali diversi dall’unità di prodotto finale, mentre la dicotomia direttoindirettodiretto-indiretto si basa sul grado di attribuibilità degli elementi di costo all’oggetto di costo finale rappresentato del prodotto/servizio. Pertanto i costi diretti sono sempre speciali, mentre i costi indiretti possono essere speciali o comuni.
 
 
Line 514 ⟶ 526:
 
Tipici esempi di costi variabili sono le materie prime (es. gli alimenti per la produzione dei pasti in una mensa).<br/>
Per esaustività è importante dire che non sempre i costi variabili si mantengono propor-zionaliproporzionali al di là di certi volumi di produzione. Con l’aumento dell’attività potrebbe veri-ficarsiverificarsi una progressiva riduzione di tali costi o un incremento. Parleremo pertanto di co-sticosti variabili degressivi o progressivi.
</li>
<li>I ''costi semivariabili'' sono quei costi che presentano una componente fissa che non dipende dal volume. Appartengono a questa categoria costi che presentano dei canoni da pagare o costi di attivazione. Il tipico esempio è rappresentato dalle utenze.<br/>
Line 522 ⟶ 534:
Nel concetto di costo fisso coesistono due aspetti: uno legato alla costanza nel tempo del costo ed uno legato alla costanza rispetto ai volumi di attività. Questo è vero solo entro definiti intervalli di tempo ed entro determinati livelli di produzione. Infatti non esistono costi fissi in senso assoluto se non con riferimento ad intervalli di significatività, sia temporali che spaziali (Antony 1992).
</li>
<li>Si definiscono pertanto ''costi semifissi'' quei costi che non si modificano solo per intervalli di significatività piccoli. Graficamente sono rappresentabili attraverso una scala con gradini più o meno ampi a seconda dell’ampiezza dell’intervallo di significatività. Il costo di noleggio di uno scuolabus per il trasporto dei bambini rappresenterà un costo fisso entro un determinato livello di utenza ma potrà variare in caso di ulteriori in-crementiincrementi dei livelli di attività; il costo del cuoco in una mensa sarà fisso entro un deter-minatodeterminato numero di pasti da cucinare, oltre il quale sarà necessario assumerne un altro.<br/>
'''''inserire cartesiano'''''
</li>
Line 540 ⟶ 552:
Se consideriamo come oggetto di calcolo un servizio si ha:
#il ''costo primo variabile'', costituito dalla somma dei costi variabili di erogazione del servizio (ad esempio beni di consumo e personale);
#il ''costo di produzione o di erogazione'', costituito dal costo primo variabile au-mentatoaumentato dei costi fissi (speciali) di produzione, ovvero direttamente riferibili all’oggetto di calcolo. Esso è espressivo di tutti i fattori produttivi che partecipa-nopartecipano in modo esclusivo alla realizzazione di un prodotto/servizio;
#il ''costo pieno o costo complessivo aziendale'', dato dal costo di erogazione aumentato delle quote di costi comuni d’azienda (costi di amministrazione, costi generali, ecc.);
#il ''costo economico-tecnico'', determinato dal costo pieno aumentato dei costi figurativi.
Line 547 ⟶ 559:
 
=== Il margine di contribuzione ===
L’analisi dei costi non esaurisce il fabbisogno informativo dei decisori aziendali. Al fine di valutare l’efficienza gestionale delle aziende non profit è necessario confrontare i co-sticosti con i ricavi delle attività. Nelle aziende non profit questo confronto risulta partico-larmenteparticolarmente complesso in quanto non sempre vi è una relazione tra attività e proventi, es-sendoessendo questi spesso indistinti (frutto di donazioni, raccolta fondi, contributi ecc.), e la valutazione pertanto deve essere fatta a livello complessivo di azienda. In ogni caso la rilevazione analitica di ricavi è estremamente importante per valutare attività dove inve-ceinvece la relazione costo/ricavo è ben definita come:
 
#nella produzione di beni ed erogazione di servizi (rilevante per le cooperative);
Line 554 ⟶ 566:
 
{{Glossario|1='''Definizione di ''fundraising'''''<br/>
Il fundraising, termine inglese non traducibile semplicemente in raccolta fondi, (“To“to raise” ha il senso di: far crescere, coltivare, sorgere), identifica l’attività posta in essere dalle organizzazioni per la raccolta e lo sviluppo dei fondi necessari a sostenere una azione senza finalità di lucro.
}}
 
Line 581 ⟶ 593:
*decisioni sui mix di attività da svolgere;
*decisioni relative alla eliminazione di un servizio o di una attività;
*decisioni “''make or buy''”, ovvero sulla convenienza a produrre interna-menteinternamente o acquistare all’esterno.
 
Di seguito si propone un problema decisionale dove viene impiegata l’analisi del margine di contribuzione.
Line 587 ⟶ 599:
{{Buone_pratiche|1=
'''''Un problema decisionale per la Cooperativa Sole'''''<br/>
Il comune di Olimpo intende attivare un servizio di assistenza domiciliare a di-sabilidisabili. I volumi di attività prevedono interventi quotidiani rivolti a 65 disabili (per 365 giorni all’anno). Il dirigente dei servizi sociali aveva deciso di affidare il servizio in convenzione e pertanto aveva contattato la Cooperativa Sole alla quale proponeva un corrispettivo di 25 euro (IVA inclusa) per ciascun servizio reso.<br/>
Il presidente della Cooperativa Sole, dott. Apollo, indeciso se accettare o no la proposta del comune incarica il suo ragioniere di fornirgli un prospetto informa-tivoinformativo con riferimento ai costi che la cooperativa andrebbe a sostenere nelle due possibili alternative, sulla base dello standard qualitativo definito dalla commis-sionecommissione servizi sociali del comune. <br/>
Secondo le informazioni raccolte dal ragioniere, la gestione interna del servizio comporta il sostenimento dei seguenti costi:
 
*L’acquisto di 2 autovetture al costo di 16.000 euro per ciascuna auto-vetturaautovettura e con una vita utile presunta di 5 anni;
*L’acquisto di 2 pulmini al costo di 27.000 euro per ciascun pulmino e con una vita utile presunta di 6 anni;
*4 euro di consumo medio quotidiano per assistito di acquisto carbu-rantecarburante;
*Il sostenimento di costi annui medi di manutenzione per ciascun au-tomezzoautomezzo di 600 euro;
*L’assunzione di 9 operatori addetti allo svolgimento dell’attività al costo unitario medio annuo di 19.500 euro;
*La fornitura di un pasto caldo giornaliero fornito da una cooperativa sociale al costo di 2,9 euro;
*L’acquisto di strumentazione varia per lo svolgimento dell’attività al costo di 6.000 euro e con una vita utile di tre anni;
*30 euro medie mensili per assistito in materiale di consumo vario ac-quistatoacquistato ed utilizzato per funzioni diverse ( pulizia locali, acquisto quotidiani ecc.).
 
Sulla base delle informazioni disponibili conviene alla Cooperativa Sole accettare la proposta del comune?
 
'''Soluzione'''<br/>
E’È necessario riorganizzare le informazioni di costo distinguendo tra costi fissi e costi variabili.
 
'''Costi fissi''':
Line 622 ⟶ 634:
Il costo di produzione unitario del servizio è di 16,1 euro.
 
Pertanto a fronte di un riconoscimento di 25 euro da parte del comune alla coo-perativacooperativa conviene accettare la proposta. Il margine di contribuzione unitario sa-rebbesarebbe di 8,9 euro. Il margine complessivo di 211152,5 euro.
}}
 
Line 629 ⟶ 641:
[[Categoria:Impresa sociale di comunità|Controllo di gestione]]
 
{{avanzamento|75%|45 marzo 2008}}