I promessi sposi/Analisi del capitolo 18: differenze tra le versioni

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{{I promessi sposi}}
Il diciottesimo capitolo il Manzoni riprende le vicende del paesino di Pescarenico: si riapre così un altro capitolo prettamente narrativo, che serve al Manzoni per recuperare le vicende dei diversi personaggi del Romanzo.
Il '''diciassettesimo capitolo''' è forse uno dei più lirici del romanzo ed è interamente dedicato alla figura di[[../Renzo]], ai suoi sentimenti e alle sue sensazioni.
 
Come annunciato alla fine del capitolo precedente, la giustizia si è mossa contro Renzo e la sua casa viene perquisita per trovare ulteriori prove della sua ''prava qualità''.
Ora tramite il discorso diretto, ora tramite la tecnica del discorso indiretto libero, veniamo a conoscenza dei pensieri di Renzo, tra i quali soprattutto si insinua la paura e l'ansia di essere scoperto e catturato. La paura e l'ombra sono elementi che ricorrono in tutto il capitolo durante la fuga del giovane da Milano verso Bergamo.
<br/>Il tono burocratico del dispaccio e l'uso della lingua latina, intercalata da commenti, sono un'evidente '''ironia''' nei confronti della giustizia ancora una volta inefficiente: questa tecnica è stata già usata nel primo capitolo, nel quale i nomi altisonanti dei governatori e i testi delle gride sono segno della loro inettitudine e infefficacia.
 
La narrazione si sposta quindi su don Rodgrigo e il conte Attilio.
In tutto questo la speranza è rappresentata dalla ''buona voce'' dell'Adda, il fiume che segna il confine tra il ducato di Milano e quello di Venezia.
<br/>Il primo è ancora intenzionato ad avere Lucia e la sua ''passione'' è alimentata dalle ''circostanze favorevoli'' (i problemi di giustizia di Renzo); tramite il discoros indiretto libero veniamo a conoscenza del suo pensiero che ancora una volta tira in causa l'onore:
{{quote|S'era preso un impegno: un impegno un po' ignobile, a dire il vero: ma, via, uno non può alle volte regolare i suoi capricci; il punto è di soddisfarli; e come s'usciva da quest'impegno? Dandola vinta a un villano e a un frate! Uh!|[[s:I promessi sposi/Capitolo XVIII|capitolo 18]]}}
I recenti sviluppi lo spingono però a trovare un'altra soluzione: decide così di rivolgersi ad ''un uomo o un diavolo, per cui la difficoltà dell'imprese era spesso uno stimolo a prenderle sopra di sé'' (si tratta dell'Innominato).
 
Il secondo è invece intento a far cacciare il frate Cristoforo da Pescarenico e decide quindi di chiedere aiuto a un loro conte zio. Le notizie dei tumulti lo hanno tuttavia bloccato, per la paura di ''ricever bastonate'' (egli infatti aveva dei nemici anche a Milano).
Nel suo '''soliloquio''' Renzo ripensa sulla base delle parole del mercante le vicende vissute a Milano: usando con insistenza la triplice ripetizione delle parole ('''''Io''' fare il diavolo! '''Io''' ammazzare tutti i signori! Un fascio di lettere, '''io'''''; ''sappiate... sappiate... sappiate'') si rivolge al suo interlocutore (il mercante) rispondendo alle false accuse perpetrate dai birri e prendendo le distanze da esse. A lui e al suo indivdualismo Renzo contrappone la morale cristiana (''aiutar Ferrer, come se fosse stato un mio fratello'', ''bisogna farlo per l'anima: son prossimo anche loro'').
 
Con un'altra analessi la narrazione passa quindi alle vicende di Agnese e Lucia al convento di Monza. Le due donne hanno vissuto con apprensione i fatti di Milano e vengono a sapere da una fattoressa che Renzo è ricercato dalla giustizia. Mentre per la fattoressa le notizie sono semplice cronaca, per le donne sono motivo di angoscia e disperazione.
Ritornano gli stilemi della fiaba (''cammina cammina'') e Renzo prosegue la sua strada in un '''''climax'' di pura e tensione''': il mugolio dei cani ''lamentevole insieme e minaccioso'' e il timore di Renzo nel chiedere ospitalità in una delle case del paese che attraversa lasciano spazio alla ''noia'' (nel senso di disagio e fastidio fisico e psicologico) e alla mancanza di''un gelso'', ''una vita'' o ''altri segni di coltura'' che parevano fare ''una mezza compagnia''.
<br/>Proseguendo nel percorso la natura si inselvatichisce (''macchie più alte, di pruni, di quercioli, di marruche'') e la ''noia'' si trasforma in ''ribrezzo'' fino a quando Renzo non si addentra nella boscaglia e si ha il culmine della tensione:
{{quote|Gli alberi che vedeva in lontananza, gli rappresentavan figure strane, deformi, mostruose; l'annoiava l'ombra delle cime leggermente agitate, che tremolava sul sentiero illuminato qua e là dalla luna; lo stesso scrosciar delle foglie secche che calpestava o moveva camminando, aveva per il suo orecchio un non so che d'odioso|[[s:I promessi sposi/Capitolo XVII|capitolo 17]]}}
La paura e il disagio collegati alla boscaglia o alla foresta rimandano immediatamente agli ambienti tipici della fiaba: Renzo riesce a vincere però anche questa prova (''Provava un certo ribrezzo a inoltrarvisi; ma lo vinse, e contro voglia andò avanti'') e lo ''spannung'' si scioglie nell<nowiki>'</nowiki>''amico rumore'' dell'Adda.
<br/>Il fiume, correlato sempre ad un ''rumore'' benevolo e amico in opposizione al silenzio, i mugolii e i rumori ostili della natura, non segna solo il confine tra i due stati ma la sua acqua limpida è simbolo della speranza di Renzo.
 
La lettera maiuscola alla parola ''Provvidenza'' in seguito indica che non si tratta di una semplice buona sorta ma proprio della volontà di Dio. La nuova consapevolezza di Renzo si oppone alle ''solite divozioni'' e alle ''orazioni per i morti'' più legate ad un ambito superstizioso.
 
== A partire dalla narrazione ==
;''Verso l'Adda''
* Durante il cammino Renzo ripensa alle parole del mercante e alle accuse nei suoi confronti.
* In un crescendo di tensione, paura, disagio Renzo affronta la desolazione della campagna e la boscaglia. Sente finalmente il rumore amico dell'Adda.
* Si reca in una capanna per passare la notte.
<span style="color: dimgrey"><small>Le figure di Lucia e Padre Cristoforo sono richiamate per mezzo di una ''metonimia'' (una parol per intenderne un'altra). La donna e il frate diventano così una treccia e una barba.</small></span>
;''San Marco''
* Al mattino Renzo torna nei pressi dell'Adda dove trova un traghettatore disposto a portarlo al di là del fiume, in terra di San Marco
* Il barcaiolo gli indica la strada per Bergamo.
<span style="color: dimgrey"><small>Renzo saluta la patria (''maledetto paese'') ma con un po' di nostalgia pensa che l'acqua sotto i suoi occhi è passata ''sotto il ponte'' (qui indica per antonomasia il ponte del suo paese sul lago di Como).</small></span>
;''Renzo dal cugino Bortolo''
* Renzo a Bergamo entra in un'osteria e, nell'uscire, fa l'elemosina ad un gruppetto che stende la mano: "''C'è la Provvidenza''", esclama il giovane.
* La Provvidenza lo ricompenserà facendogli incontrare senza difficoltà il cugino Bortolo, ''factotum'' della fabbrica in cui lavora, che gli fornisce alloggio e lavoro.
 
== Altri progetti ==
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[[Categoria:I promessi sposi|Capitolo 18]]
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