Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Giappone: differenze tra le versioni

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==Dopoguerra fino agli anni '80==
Privato di ogni forza armata per anni, il Giappone venne anche privato della maggior parte dei poteri di uno stato sovrano, ma il governo d'occupazione americano fu abbastanza saggio e la nazione riuscì a riprendersi negli anni successivi, mentre l'Imperatore, che parlò al popolo per la prima volta al momento dell'armistizio, continuò a rappresentare il 'garante' per il nuovo stato. L'appoggio da parte delle basi giapponesi alla Guerra di Corea e la minaccia potenziale della flotta sovietica, che occupava anche le isole Kurili, suggerì di ripristinare le F.A. giapponesi, cosa che accadde attorno alla metà degli anni '50 con massiccie forniture di F-86 Sabre, navi, tecnologie varie e armi americane, abbastanza valide anche se oramai obsolete. Al Giappone venne però imposto di non esportare armi, e le sue stesse Forze armate non si dovevano chiamare così ma 'Forze di autodifesa giapponesi', in sigla JSDF (in inglese, che in formato 'decompresso' sta per Japan Self Defence Forces).
 
L'industria della difesa giapponese risalì lentamente la china e così, su basi rifondate in termini del tutto rivisti, basati sul mercato nazionale, perché al Giappone, mai grande esportatore d'armamenti, era stato letteralmente proibito di esportare armi. Questo non è stato vero per Germania e ancora di più per l'Italia, che sono diventati esportatori d'armamenti in grande quantità. La Germania ha esportato in numerose nazioni, sopratutto NATO. L'Italia invece ha fornito grandi quantità di sistemi d'arma, anche sofisticati, anche a clienti tutt'altro che affidabili o democratici (Libia, per esempio, che da sola ha ricevuto 200 semoventi corazzati d'artiglieria da 42 t, 20 aerei da trasporto, decine di elicotteri, circa 250 aerei leggeri d'addestramento-attacco, 4 corvette e centinaia di missili). Al Giappone non è stato concesso nulla di tutto questo, e i sofisticati armamenti che sono stati adottati per le sue F.A. 'di autodifesa'sono stati forniti dagli USA, o prodotti su licenza (con tempi bliblici) o sviluppati e prodotti localmente ma con costi improponibili e quindi, nonostante le somme spese, in quantità piuttosto modeste. Tutto questo è causato anche dall'inefficienza dei programmi pluriennali che devono essere approvati con ordini per ciascun anno finanziario, per cui la quantità da produrre, in base al budget annnualmente previsto è modesta, con ritmi lenti ed economicamente inefficienti. La cantieristica non ha mai smesso di funzionare con progetti indigeni anche se largamente basati su 'filosofie' proprie dell' US Navy.
 
 
 
In termini di date storiche dettagliate, il Giappone dal settembre 1945 fu sotto il completo controllo delle Forze d'occupazione Alleate. Ma presto la situazione cambiò, anche se praticamente mai venne riconquistata l'indipendenza totale dagli Stati Uniti, che hanno continuato a tenere fino ai nostri giorni ingenti forze militari sul territorio giapponese. Sebbene il Giappone fosse stato trattato molto più duramente delle altre nazioni dell'Asse, in quanto ebbe l'ardire di attaccare 'proditoriamente' P. Harbour (cosa formalmente vera, molto di meno se si considera lo stato di tensione sempre più pesante che avrebbe dovuto consigliare di non dormire sonni profondi alle Hawaii, base avanzata americana di importanza capitale per il controllo del Pacifico), e sebbene non si tenne in alcun conto il 'controbilanciamento' che distrusse praticamente tutte le città giapponesi con napalm, bombe e armi nucleari, nondimeno anche per il Giappone il riscatto dalla condizione di Paese occupato non poteva tardare. Almeno 4 i fattori che lo consigliavano: Anzitutto una severissima Costituzione che emanata nel 1946, non contemplava la guerra come risoluzione dei conflitti e l'impiego oltremare di un qualche dispositivo militare per tutelare gli interessi nazionali. Poi la Guerra in Korea, la vicinanza dell'URSS, e il ritorno di molti prigionieri internati nell'URSS che erano sospettati di essere 'comunisti'. Tutto questo non potè non influire sulla politica americana, rappresentata dal governatore Douglas Mc Hartur.
 
Il 10 agosto 1950, mentre la guerra infuriava nuovamente e il Giappone era utilizzato come retrovia del confronto con i 'rossi', venne istituita una forza di polizia di riservisti, la Keisatsu Yobitai o National Police Reserve. Dopo questo inizio di rimilitarizzazione, il 26 aprile 1952 venne costituita la Kaijyo Keibitai, Maritim Guard. Questa era la Guardia nazionale navale. Il 1 Agosto venne consentita la creazione di un Ministero della difesa, chiamato National Safety Agency, e poi vennero creati i nuclei delle tre forze armate, o meglio delle Self- Defence Forces. Il 1 luglio 1954 in particolare nacque l'arma aerea giapponese in termini di reparti organici, che vennero autorizzati per tutte le tre armi. Le Forze di Autodifesa giapponesi erano un buon affare: molto meglio per gli americani sfruttare le risorse umane ed economiche locali per imbastire forze armate controllabili ma pur sempre capaci di sobbarcarsi la difesa della Nazione, che tra l'altro aveva perso l'Arcipelago delle Kurili, conquistato dall'URSS e da allora conteso politicamente dal vecchio 'proprietario', ma mai restituito nemmeno dopo la fine dell'URSS.
 
La caratteristica del sistema militare messo in campo dal Giappone era anzitutto quella della professionalità, nel senso che la leva non venne mai ripristinata nel dopoguerra, e questo spiega parzialmente come mai lo strumento militare giapponese sia piuttosto costoso in relazione alle sue dimensioni e queste ultime di per loro non siano molto grandi, eccetto che per la Marina: nonostante una forte popolazione, il Giappone ha avuto un esercito di circa 150.000 uomini a metà anni '80. Ma non c'é solo questo a spiegare l'alto costo del settore militare nipponico: un altro motivo è la ridotta produzione di armamenti, un poco perché le F.A. giapponesi non sono molto numerose, un poco perché dato il precedente punto, viene curata molto la qualità e così la sofisticazione aumenta. Infine vi è la programmazione delle acquisizioni fatta anno per anno, in quanto a parte le esigenze espresse in origine, ogni armamento è poi ordinato anno per anno, anzi anno fiscale per anno fiscale. Questo sistema è stato mutuato dagli USA.
 
In sostanza, se vi è l'esigenza di comprare 100 aerei, non è che li si ordini subito e tutti e poi li si paghi anno per anno; li si paga anno per anno, ma in base alle possibilità date dal bilancio annuale della Difesa, il che significa che non c'é modo di sapere quando e con che numero finale verranno comprati quei 100 aerei programmati. Quello che è certo è che la programmazione di questo tipo è già ben poco efficiente negli USA, anche se si può in genere contare su numeri piuttosto congrui date le dimensioni di tale apparato bellico. Nel caso di nazioni medio-piccole, la cosa tende ancora di più ad alzare il costo unitario, rendendo inefficiente la produzione con linee aperte per decenni, come è successo per gli F-15: alla fine ne sono stati comprati oltre 200, ma tra il 1981 e il 1999. Chiaramente, sarebbe stato ben più economico se si fosse accettato di comprare tali aerei ordinandoli in modo tale da produrli in 5-6 anni. Evidentemente questa inefficienza ha anche altre cause: al Giappone è stato proibito di vendere armamenti, mentre non vi sono problemi se li importa (cosa che getta più di un'ombra sulla reale necessità di questo obbligo che dura dal 1945, visto che certamente il punto non è quello di impedire al Giappone di riarmarsi), per cui eccetto veicoli a trazione integrale utilizzabili anche nel settore militare con poche modifiche, il Giappone non ha nessun modo di suddividere i costi di sviluppo e produzione con l'acquisizione di commesse estere, e d'altro canto non può ordinare alle proprie industrie per le sole esigenze interne tutto quello che gli consentirebbe di tenerle aperte e farle funzionare a pieno ritmo: per giunta, eccetto che con le produzioni di materiale estero su licenza è praticamente inattivo nel settore delle collaborazioni internazionali.
 
Tutto questo rende probabilmente un'affare prettamente politico la produzione a ritmi lenti dei sistemi giapponesi, sostenendo l'industria bellica con commesse minuscole ma costanti negli anni, ma il risultato è quello di costruire mezzi puntualmente più costosi del previsto e di ogni altro sistema analogo nel mondo. Il Mitsubishi F.2 ha avuto vari contrattempi e il costo ha raggiunto al 1992 i 2.500 miliardi di lire per una produzione di sole 130 macchine che doveva ancora iniziare. Tutto questo per avere una sorta di clone dell'F-16, sia pure maggiormente versato nell'attacco a bassa quota, da produrre dopo 20 anni dall'entrata in servizio del modello base negli USA.
 
L'unica eccezione a questo stato di cose sono i cantieri navali, che lavorano con ritmi piuttosto sostenuti anche per le commesse militari e possono costruire navi in serie con relativa efficienza: ogni anno un paio di cacciatorpediniere, un sottomarino, e altre anvi minori. I Giapponesi hanno stabilito che gli servono circa 16 sottomarini, così si permettono una età media di 10 anni circa per la flotta, dopo di ché 'buttano via' navi che in altre parti del mondo terrebbero ben volentieri per 25-30 anni, destinandole alla riserva, come navi scuola o per le proverbiali lame da rasoio.