In viaggio con Walt Whitman/Terra

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Whitman con il suo infermiere Warren Fritzenger, sul molo vicino alla sua casa di Mickle Street, Camden (1890)

La terra

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Nelle sue memorie Specimen Days, Whitman rivela l'importanza della terra nella sua vita e nel suo lavoro. Afferma che "the combination of [his] Long Island birthspot, sea-shores, childhood’s scenes, absorptions, with teeming Brooklyn and NewYork was one of the formative stamps upon his character" (705–6). Molto più di un'ambientazione per le sue poesie, gli ambienti naturali e edificati della costa nordamericana rappresentavano una nicchia ecologica per il poeta e le sue Leaves.

La regione nativa di Whitman comprendeva sia elementi rurali che urbani. Quelle che sarebbero diventate le grandi città del nord-est sperimentarono enormi afflussi di popolazione ai tempi di Whitman, poiché le persone arrivavano regolarmente dall'estero o lasciavano la fattoria per cercare nuove opportunità di ricchezza nell'economia in rapida espansione delle città. La famiglia di Whitman si unì alla migrazione – o meglio al flusso di andirivieni – dalla campagna alla città. Alla fine si stabilì in città, prima a New York, poi a Washington e infine a Camden nell'area di Philadelphia. Scrivendo della sua vita in questi luoghi vibranti, si guadagnò il titolo di "America’s first urban poet".[1] Ma sarebbe tornato sulla riva del mare della sua casa di Long Island come un pellegrino che torna in terra sacra, per rinnovarsi e riflettere. La costa rurale e la città si rivelarono fonti chiave di ispirazione in molte delle sue poesie più memorabili, come "Out of the Cradle Endlessly Rocking" e "Crossing Brooklyn Ferry".

Sebbene condividesse con contemporanei come Emerson, Bryant, Longfellow e Whittier una predilezione per la poesia naturalistica, Whitman si distingue dai suoi contemporanei per la sua celebrazione della città. Come scrittore urbano, anticipa poeti modernisti come T. S. Eliot, Marianne Moore e Allen Ginsberg. Inoltre, anche nel suo trattamento della natura, si discosta dai suoi predecessori romantici. Mentre la tendenza tra i poeti del suo tempo era in gran parte pastorale, una visione della natura come luogo dello spirito, un sito che offriva sollievo dallo stress e dall'intensità della città materialista, un ambiente più innocente e in gran parte perduto, Leaves of Grass invece tratta il mondo naturale come il corpo della terra, un'entità materiale erotizzata con un carattere che alternativamente alletta e resiste alle curiose domande e indagini del poeta. Il corpo umano, con i suoi impulsi spontaneamente reattivi e riccamente sensuali, è trattato come un tutt'uno con la natura. Whitman fa l'amore con la terra, supplica l'oceano come un bambino supplica la madre, guarda con curiosità negli occhi gli animali e scopre in sé le stesse energie e materiali che danno vita alla terra. Per quanto la sua relazione con la terra sia materiale, è anche mistica. Identifica il sé con questa entità più grande, più potente e solo parzialmente conoscibile. Nelle sue opere successive, in particolare Specimen Days ma anche in Leaves of Grass, Whitman sarebbe occasionalmente tornato a una visione convenzionalmente romantica della natura come alternativa alla vita moderna della città. In questa visione, anticipa il movimento del "back to nature" che arrivò più tardi nella cultura americana. La sua prospettiva più originale, tuttavia, implica una comprensione della natura come parte integrante e ineluttabile, tanto parte della vita cittadina e dell'esperienza del corpo quanto qualcosa di separato, un ambiente non umano (letteralmente "that which surrounds").

L'alternanza di Whitman tra una visione alienata della terra (umanità distinta dalla natura) e una visione più integrata (umanità in continuità con la natura) anticipò i dilemmi dell'ambientalismo nel ventesimo secolo. Nel diciannovesimo secolo, i problemi si stavano già formando. Il primo giornalismo di Whitman esprime la sua preoccupazione per la salubrità dell'ambiente urbano: per esempio, si preoccupa dell'impurità e dell'inaffidabilità dell'approvvigionamento idrico e della rapida diffusione delle malattie. In "Song of the Redwood-Tree", lottò con problemi noti in seguito come la perdita delle specie e il conflitto tra lavoro e protezione ambientale. In Passage to India e Democratic Vistas, elogiò i risultati tecnologici e il progresso materiale, ma si lamentò che la spiritualità e la cultura fossero rimaste indietro nello sviluppo. Anche se celebrava la diversità e l'uguaglianza, il suo entusiasmo per l'espansione verso ovest in molte delle sue opere lo portò ad abbracciare il linguaggio dell'imperialismo e del destino manifesto, l'idea che le persone di discendenza europea fossero destinate da Dio e dalla natura a portare la loro versione di civiltà al resto del mondo.[2]

Per molti versi, le difficoltà che Whitman incontrò con i concetti di terra riflettono i limiti della sua politica democratica. La terra deve appartenere al popolo, ma non può appartenere contemporaneamente al Messico e agli Stati Uniti, né ai proprietari di schiavi e ai Free-Soilers — e che dire dei nativi americani sfollati e distrutti dalle politiche di Andrew Jackson e di altri sostenitori del destino manifesto? Ciò che i bianchi orientali consideravano ampi spazi aperti nell'ovest erano in realtà le case e i terreni di caccia delle tribù indigene. Questi dilemmi sono riconosciuti ma rimangono irrisolti nell'opera di Whitman. Sotto titoli come giustizia ambientale e razzismo ecologico, continuano a perseguitare la vita politica nei tempi attuali.

  Per approfondire, vedi Serie letteratura moderna, Serie delle interpretazioni e Serie dei sentimenti.
  1. Justin Kaplan, Walt Whitman: A Life (New York: Simon and Schuster, 1980), p. 107.
  2. Per una buona panoramica della critica, cfr. il saggio di Walter Grünzweig “Imperialism” in A Companion to Walt Whitman, Donald D. Kummings (ed.), (Oxford: Blackwell, 2006), pp. 151–63. Grünzweig conclude: "Whitman’s imperialism... is one which looks beyond, which implies, and indeed includes the forces and tools which will help overcome it" (p. 162).