Guida alle costellazioni - Regioni celesti scelte/Il cuore del Cigno

La grande costellazione del Cigno domina i cieli nelle notti estive boreali: dalle latitudini medie boreali si presenta infatti allo zenit in tarda serata verso la metà dell’estate.

La costellazione di Orione
La costellazione di Orione

CopertinaGuida alle costellazioni - Regioni celesti scelte/Copertina

Regioni celesti scelte

Curiosità galattiche

Carte di dettaglio dei principali ammassiGuida alle costellazioni - Regioni celesti scelte/Carte di dettaglio dei principali ammassi

BibliografiaGuida alle costellazioni - Regioni celesti scelte/Bibliografia

La regione compresa fra Deneb e Albireo è fra le più ricche del cielo e contiene diversi oggetti galattici di grande importanza scientifica, sebbene la loro grande distanza non consenta una facile osservazione visuale soprattutto dei grandi sistemi nebulosi.

Caratteristiche modifica

La Via Lattea in direzione del Cigno è la più intensa e brillante dell’intero emisfero boreale ed è anche, in generale, una delle zone più ricche della volta celeste. Il suo chiarore diventa visibile già alla periferia dei centri abitati e la sua posizione è ulteriormente evidenziata grazie alla presenza del Triangolo Estivo, formato dalla brillante stella Vega, che con la sua magnitudine 0,03 è la quinta stella più luminosa del cielo, Altair, di magnitudine 0,77, e Deneb, di magnitudine 1,25.

Il settore di cielo qua analizzato si trova proprio attorno a quest’ultima stella, la α della costellazione del Cigno, di cui rappresenta la coda.

Tutte le stelle e gli oggetti presenti in questa direzione appartengono al nostro braccio di spirale, il Braccio di Orione, che qui è possibile osservare lungo il suo asse principale comportando che molte delle regioni di formazione stellare in esso comprese si osservino in sequenza una dietro l’altra. Ciò è la causa principale del forte addensamento di stelle e oggetti visibili in questo tratto di cielo.

Questa regione appare a tratti fortemente oscurata dal grande sistema nebuloso che forma la cosiddetta Fenditura del Cigno, ben visibile come una lunga striscia scura che attraversa la Via Lattea in senso longitudinale dividendola a metà; la Fenditura si origina poco a sud di Deneb e prosegue per diverse decine di gradi verso sud. Proprio fra Deneb e Sadr (γ Cygni) si trovano i più grandi complessi nebulosi illuminati di questa regione, alcuni dei quali sono osservabili anche otticamente attraverso telescopi preferibilmente di grande diametro.

Tuttavia anche un semplice binocolo 10x50 permette di apprezzare molte delle caratteristiche di questo settore celeste: a sud di Sadr si estendono infatti dei campi stellari particolarmente ricchi che, sotto un cielo buio, sono in grado di regalare delle appaganti osservazioni.

Chi possiede un telescopio su montatura Dobsoniana interamente manuale può dedicarsi alle cosiddette spazzolate: muovendo lentamente il tubo ottico su e giù lungo la Via Lattea restando con l’occhio all’oculare vedrà decine di migliaia di stelle entrare e uscire dal campo visivo, con allineamenti, concatenazioni e addensamenti dalle forme più svariate; si tratta in assoluto del tipo di osservazione più spettacolare che è possibile condurre in questa regione ed è tanto più appagante quanto più si utilizzano oculari a grande campo e possibilmente sfruttando bassi ingrandimenti, non oltre i 50x.

Con un telescopio di 100-120 mm di diametro sono già visibili diversi oggetti singoli, soprattutto ammassi aperti e associazioni stellari, mentre con strumenti di diametro dai 200 mm a salire è possibile osservare con relativa facilità anche diverse nebulose.

Attorno alla Nebulosa Nord America modifica

 
La Nebulosa Nord America e la vicina Nebulosa Pellicano formano un grande complesso facente parte del nostro braccio di spirale galattico.
 
L’oggetto di Herbig-Haro HH 555, nella Nebulosa Pellicano. Questo genere di oggetti testimonia la presenza di fenomeni di formazione stellare nella regione.
 
Carta di dettaglio delle isofote nebulose attorno al complesso delle nebulose Nord America e Pellicano.
 
M39 è un brillante ammasso aperto visibile anche a occhio nudo e risolvibile con un binocolo 10x50.

Pochi gradi ad est di Deneb si trova il grande sistema nebuloso che comprende la Nebulosa Nord America, la Nebulosa Pellicano e diversi altri piccoli bozzoli e filamenti nebulosi; fanno da contorno diversi ammassi aperti e associazioni.

La Nebulosa Nord America, nota anche con la sigla NGC 7000, è l’oggetto dominante di questa regione: si estende per ben 5 gradi, equivalenti a 10 volte il diametro apparente della Luna piena ed è molto ben evidente nelle fotografie anche con esposizioni relativamente brevi. Osservarla al telescopio è tuttavia più complesso: se il cielo non è in condizioni ottimali diventa particolarmente difficile da notare, mentre sotto cieli cristallini può essere persino visibile a occhio nudo; con strumenti di piccolo diametro è visibile con un po’ di difficoltà tranne la regione che delinea il “Golfo del Messico”, ossia la grande ansa situata sul bordo meridionale. Con telescopi da 200 mm è molto più chiara ed evidente, soprattutto se la si contrasta con un filtro UHC; tuttavia è assolutamente opportuno utilizzare oculare di focale lunga e a grande campo, per ridurre gli ingrandimenti e poterne apprezzare appieno le sue dimensioni.

La vicina Nebulosa Pellicano (IC 5070) è apparentemente separata dalla Nebulosa Nord America da una banda scura, cui è assegnata la sigla LDN 935; entrambe fanno tuttavia parte dello stesso complesso, indicato come W80 e la cui distanza è stimata sui 2000 anni luce o poco inferiore.

Questo grande complesso nebuloso costituisce effettivamente la parte illuminata dell’estesissimo sistema della Fenditura del Cigno, il quale a sua volta diventa ben evidente poiché si sovrappone alla luce delle stelle della Via lattea situate al di là di esso, oscurandole fortemente. La stella responsabile della ionizzazione dell'idrogeno del complesso non è Deneb, come apparentemente potrebbe sembrare, ma è stata individuata attraverso studi condotti a diverse lunghezze d'onda, che hanno permesso di individuare una ventina di sorgenti coincidenti con altrettante stelle situate all’interno del complesso stesso e spesso nascoste dai suoi gas; fra queste spicca 2MASS J205551.25+435224.6, una sorgente particolarmente isolata situata oltre la banda oscura di LDN 935 e ben visibile nella banda del vicino infrarosso, coincidente con una giovane stella blu di classe spettrale O5V. La posizione di questa stella è interessante poiché viene a trovarsi esattamente al centro geometrico del complesso nebuloso, rendendola di fatto la principale responsabile della ionizzazione dei gas circostanti. La regione di cielo in direzione delle nebulose Nord America e Pellicano presenta un gran numero di oggetti stellari giovani, come è testimoniato dalla presenza di stelle con emissioni nella banda dell'Hα; queste stelle si dividono in base alla loro massa in stelle Be e stelle T Tauri. Secondo gli scienziati che per primi catalogarono lte popolazioni stellari in questa direzione, le stelle Be si trovano ad una distanza maggiore rispetto alle T Tauri, che invece sarebbero legate fisicamente alla Nebulosa Nord America. Gli studi che seguirono identificarono alcune centinaia di stelle con emissioni Hα centrate attorno alla nube LDN 935; su 430 stelle individuate, circa il 10% sarebbero nella fase di pre-sequenza principale. Alcune di queste stelle di piccola massa formano un piccolo ammasso, immerso nei gas di LDN 935. A queste componenti si aggiungono oltre 700 stelle con un eccesso di radiazione infrarossa, caratteristica tipica degli oggetti stellari giovani circondati da un disco circumstellare o immersi nei banchi gassosi. Ulteriori indizi che testimoniano la presenza di fenomeni di formazione stellare anche molto recenti sono dati dalla presenza di un gran numero di oggetti HH; gran parte di questi oggetti, in totale 44, sono stati individuati a cavallo fra gli anni novanta e gli anni duemila, ripartiti fra la Nebulosa Nord America e la Nebulosa Pellicano. Una parte di questi oggetti si addensano nella regione oscura che delinea idealmente il "Golfo del Messico", appartenente a LDN 935; in questa zona è stata scoperta una concentrazione di getti bipolari che confermano che la nube LDN 935 sia un importante sito di formazione stellare.

La Nebulosa Nord America ospita alcuni piccoli ammassi aperti, fra i quali spicca NGC 6997, identificato talvolta anche come NGC 6996 (l’identificazione in questo caso specifico è piuttosto confusa); si individua circa mezzo grado a nordest della stella 57 Cygni, di magnitudine 4,80 situata a metà fra le due grandi nebulose. Fuori dalla portata di un binocolo 10x50, inizia a essere visibile come una concentrazione di deboli stelline con un telescopio da 80 mm; pur essendo poco concentrato, è abbastanza ben distinguibile a causa dell’assenza di stelle di campo di pari luminosità negli immediati dintorni. Con telescopi da 150 mm e oltre appare ben risolto in alcune decine di stelle di magnitudine compresa fra la 10 e la 12, mentre strumenti più aperti permettono di notare un ricco sfondo di stelle di magnitudine 14. Nonostante la sua posizione, si tratta di un ammasso la cui età non risulta essere così giovane come ci si potrebbe aspettare: al suo interno mancano infatti stelle delle classi spettrali O e B e sono presenti diverse giganti arancioni e stelle di classe A; da ciò, è stata derivata un’età di circa 350 milioni di anni. La sua distanza è invece pari a circa 2500 anni luce, dunque superiore rispetto al sistema nebuloso circostante, sebbene comunque nello stesso ambiente galattico; tuttavia si ritiene che non vi sia alcun legame reale con le nebulose, ma che si tratti di un comune ammasso di età intermedia con caratteristiche simili alle Ìadi, situato casualmente poco al di là del complesso nebuloso.

Sul lato opposto della Nord America si osserva invece Cr 428, un oggetto più disperso e diradato e formato da stelle un po’ meno brillanti. Si individua circa 45’ a nordovest della stella ξ Cygni, di magnitudine 3,72, e si evidenzia in un telescopio da 80-100 mm come un blando raggruppamento di stelle di magnitudine 10 e 11. Con telescopi di 200 mm di diametro emergono poche altre stelle di fondo ed è evidente una leggera doppia concatenazione arcuata formata dalle sue stelle più luminose. Studi fotometrici e del moto proprio delle stelle presenti in quest’area hanno tuttavia mostrato che apparentemente non sia possibile individuare una sequenza principale caratteristica dell’ammasso, pertanto si tende a ritenere che Cr 428 non sia un vero ammasso aperto ma piuttosto un asterismo.

Circa due gradi a nordest della Nebulosa Nord America si trova l’esteso ed enigmatico ammasso NGC 7039; viene riportato su quasi tutte le carte celesti come un oggetto anche piuttosto esteso, ma all’osservazione non si presentano addensamenti stellari di rilievo. Si tratta in effetti di un grande campo stellare con componenti di magnitudine dalla 10 alla 14 circa, con due stelle di magnitudine 6,6 a fargli da contorno, su cui spiccano alcune stelle di magnitudine 9, sparse su un diametro di circa 20 primi d’arco; l’osservazione con strumenti di piccolo diametro pertanto non produce risultati apprezzabili. La vera natura di quest’ammasso è stata sempre dibattuta, come pure la sua età e persino il suo diametro apparente: secondo alcuni studi infatti avrebbe un’età di 66 milioni di anni e una distanza di 3100 anni luce, mentre in altri studi si afferma che la sua età sarebbe di ben 676 milioni di anni circa. Altri studiosi hanno derivato una distanza fra i 2200 e i 5000 anni luce, mentre qualcuno ha persino ipotizzato che in questa direzione si osservino due ammassi distinti, situati rispettivamente alle due distanze appena citate. Ciò che è certo è che NGC 7039 sia un oggetto relativamente poco noto e studiato.

Più semplice riconoscere un ammasso aperto in NGC 7044, situato due gradi a sudest della stella ξ Cygni; essendo tuttavia un oggetto molto debole, è visibile soprattutto nelle fotografie, oppure con telescopi di diametro di almeno 200-250 mm, dove appare come una piccola macchia chiara granulosa. La sua chiara risoluzione è possibile solo con telescopi dai 300 mm a salire. Si tratta di un ammasso piuttosto compatto, ma situato a una grande distanza: le stime in questo senso indicano valori compresi fra 9800 e 13000 anni luce, mentre le stime sull’età forniscono l’idea di un oggetto piuttosto vecchio, da 1,5 a 2,5 miliardi di anni.

Sempre nei paraggi, a 1°40’ a SSE della già citata ξ Cygni si trova una nebulosa planetaria, la NGC 7027; è molto appariscente, e può essere notata anche direttamente attraverso i comuni cercatori 9x50, sebbene sia molto piccola come dimensioni apparenti. Osservando con strumenti da 120 mm di apertura usando bassi ingrandimenti appare come una stella sfuocata di colore azzurrognolo, mentre per scorgere dettagli sulla sua forma occorrono telescopi di diametro maggiore e maggiori ingrandimenti. La sua età è di circa 600 anni e ciò la rende una delle nebulose planetarie più giovani conosciute; ciò spiega anche le sue ridotte dimensioni, che non sono solo apparenti (dovute a una distanza di 3300 anni luce), ma anche reali, avendo un diametro di soli 0,2 anni luce, un quinto delle dimensioni consuete di una nebulosa planetaria. I suoi gas sono molto ricchi di carbonio, mentre risulta carente di molecole neutre se confrontata con la media delle altre nebulose planetarie. La stella centrale ha una massa di 0,7 masse solari, ma la sua luminosità è di ben 7700 volte superiore a quella del Sole.

Due gradi a nordovest della stella ρ Cygni, di magnitudine 3,98, si trova il piccolo ammasso aperto NGC 7062, facile da notare nonostante la sua bassa luminosità grazie alla sua posizione sul bordo di un vasto sistema di nebulose oscure, che ne esalta il contrasto. Con un telescopio da 80 mm è già possibile notarlo come una piccola macchia chiara su sui si sovrappongono 3-4 stelline di magnitudine 10 e 11; per una completa risoluzione occorrono telescopi da 150 mm e ingrandimenti moderati. NGC 7062 è un piccolo ammasso situato a circa 4800 anni luce di distanza, in una regione adiacente alla grande regione di formazione stellare di Cygnus X, una delle più estese della Via Lattea. A questa distanza, le dimensioni reali dell'ammasso corrispondono a circa 3,6 anni luce. Altre stime indicano un valore leggermente superiore, sui 5300 anni luce, il che non implica comunque grandi differenze. Date le sue dinamiche interne, sembra che quest'oggetto sia in una fase di restringimento delle sue regioni centrali; ciò potrebbe essere causato da una nube molecolare situata nelle vicinanze e sarebbe il risultato di un processo di disgregazione. L'età dell'ammasso risulta essere piuttosto avanzata, dell'ordine di un miliardo di anni circa.

Assai più difficile è riconoscere un ammasso aperto nel campo stellare di NGC 7082, a mezzo grado dalla stella 71 Cygni, di magnitudine 5,20; come per NGC 7039, si presenta come un oggetto molto poco concentrato, al punto che non è facile individuarne i confini, nonostante la sua luminosità integrata sia relativamente alta. Le componenti più luminose sono di magnitudine 8, ma gli strumenti più adatti per l'osservazione sono i piccoli telescopi muniti con oculari con bassi ingrandimenti e grande campo, attraverso cui se ne può apprezzare la visione d'insieme. Le stelle meno luminose si confondono invece con i ricchi campi stellari circostanti. Dista 4700 anni luce e la regione galattica a cui appartiene è la medesima del già citato NGC 7062; a questa distanza, le sue dimensioni apparenti corrispondono a un diametro reale di circa 17 anni luce. Si tratta di un oggetto poco studiato. Non contiene stelle di classe spettrale O e B e le sue stelle più calde sono di classe A; ciò è indice della sua età relativamente evoluta, stimata attorno ai 170 milioni di anni. Fra le sue componenti sono note 91 stelle di sequenza principale e 17 giganti rosse, 6 delle quali sono situate nelle regioni centrali.

Si arriva infine a M39, un grande ammasso aperto visibile poco meno di tre gradi a nord della stella ρ Cygni e situato in una regione molto ricca di stelle di fondo; è visibile anche ad occhio nudo se la notte è particolarmente limpida, come una macchia chiara più contrastata rispetto al chiarore diffuso della Via Lattea; anche un binocolo 7x30 è sufficiente per risolverlo in massima parte, consentendo di individuare una ventina di stelle fino alla magnitudine 9,0 disposte a formare una figura grosso modo triangolare, mentre con un 10x50 già le componenti si mostrano ben separate e nette, permettendo di notare anche alcune coppie. Un telescopio di 70 mm lo risolve completamente e mostra le sue componenti anche piuttosto sparpagliate, su un ricco campo stellare di fondo. La distanza di quest’oggetto è pari a circa 825 anni luce, mentre la sua età è stimata fra i 230 e i 300 milioni di anni; il suo diametro reale è di circa 7 anni luce e contiene almeno 30 stelle membri più luminose della magnitudine 11. Le sue 12 componenti più brillanti sono tutte di tipo A e B e sono sparse per un campo di oltre 30'. M39 presenta alcune analogie con altri ammassi aperti molto famosi e studiati come le Pleiadi e il Presepe, come la distribuzione delle componenti stellari fra le regioni centrali e quelle periferiche dell'ammasso.

Sard e la regione di Cygnus X modifica

 
Carta di dettaglio delle isofote nebulose attorno al complesso di Cygnus X.
 
IC 1318 è un esteso complesso nebuloso centrato in direzione della stella Sadr (visibile al centro). In basso a destra si nota la Nebulosa Crescente (NGC 6888).
 
La nebulosa NGC 6888 è un famoso oggetto la cui forma gli è valso il nome di Nebulosa Crescente.
 
Rappresentazione artistica di Cygnus X-1: una stella massiccia (a destra) perde massa sotto l’effetto di un buco nero (a sinistra) che ha come compagno.
 
Il piccolo ma famoso ammasso aperto M29 è facilmente risolvibile anche con piccoli strumenti.

Attorno alla stella Sadr (γ Cygni) si concentra un notevole agglomerato di stelle, ammassi e nebulose, fra i più cospicui non solo del nostro cielo, ma di fatto dell’intera nostra Galassia; qui infatti si osserva l’imponente regione di Cygnus X, uno dei più grandi sistemi nebulosi conosciuti nella Via Lattea in cui hanno luogo vigorosi processi di formazione stellare generanti stelle di massa molto grande.

Cygnus X domina la costellazione del Cigno, sebbene non sia osservabile direttamente con la gran parte dei telescopi in possesso degli appassionati: nonostante le sue grandi dimensioni, non è possibile individuarla né ad occhio nudo, né con un binocolo o un piccolo telescopio; ciò che appare con un piccolo strumento è un insieme di aggregati di stelle e piccoli ammassi aperti, che formano un chiarore abbastanza evidente al punto che il tratto di Via Lattea di cui fanno parte è uno dei più luminosi del cielo. Per poter notare anche la nebulosità associata è necessario un potente telescopio, ma il metodo migliore per poterla rilevare è quello di sfruttare le potenzialità dell'astrofotografia; occorre poi tener presente che la parte di cielo in cui si condensa la nube è in gran parte oscurata da un grande complesso di nebulose oscure, noto nell'emisfero nord come Fenditura del Cigno. Al di là di questo sbarramento oscuro si trovano le grandi associazioni OB Cygnus OB7 e Cygnus OB4, più alcuni ammassi aperti osservabili senza eccessive difficoltà anche con piccoli strumenti, come NGC 6910 e il ben noto M29; entrambi si trovano ad oltre 5000 anni luce dal sistema solare. Nei pressi di questi ammassi si estende il Complesso nebuloso molecolare del Cigno, in cui è compresa Cygnus X, che assieme all'adiacente nebulosa Sh2-109 si estende per quasi 1400 anni luce. Sul bordo che dalla Terra appare essere quello "meridionale" del complesso, ad una distanza di 5100 anni luce, si trova un altro ammasso aperto facilmente osservabile, NGC 6871. Nel settore del complesso posto in direzione opposta alla nostra linea di vista giacciono invece alcune fra le più intrinsecamente brillanti associazioni OB: è il caso dell'associazione Cygnus OB1, la più "meridionale", Cygnus OB9 e soprattutto la brillantissima Cygnus OB2, che contiene alcune fra le stelle più luminose conosciute all'interno della nostra Galassia, fra le quali spicca Cygnus OB2-12.

Cygnus X è una delle regioni strutturalmente più complesse che giacciono sul piano galattico; si tratta di una vastissima nebulosità comprendente al suo interno delle strutture nebulose minori e un gran numero di associazioni OB. Originariamente nota come una singola e prominente sorgente di onde radio, fu chiamata con la sigla X per distinguerla dalla sorgente extragalattica Cygnus A. Con lo sviluppo delle tecniche di osservazione nelle varie lunghezze d'onda, sono state scoperte diverse centinaia di sorgenti radio, fino ad un numero di 800 negli anni ottanta; questi studi hanno anche mostrato che le regioni centrali del complesso sono anche le più fortemente oscurate.

Una delle strutture più dense e più facilmente osservabili facente parte di Cignus X è formata dal sistema nebuloso di IC 1318 (Sh2-108). A rendere brillante la nebulosa non è, come può sembrare, la stella Sadr, dato che in realtà non è legata al complesso molecolare: anche se si tratta di una stella molto distante, posta attorno ai 1500 anni luce dal sistema solare, è decisamente in primo piano rispetto al campo nebuloso. Il sistema di IC 1318 si trova completamente immerso nelle regioni più centrali del complesso molecolare del Cigno, assieme ad un gran numero di piccole strutture minori. Una intensa linea oscura separa le due sezioni più orientali di questa nebulosa, poco a sud-est di Sadr; si tratta di una nebulosa oscura classificata come LDN 889; secondo degli studi condotti su quest'area di cielo, sembrerebbe più o meno accertato che non si tratta di una banda di polveri in sovrapposizione sulla nostra linea di vista, ma, a differenza della gran parte delle nebulose oscure di questa regione, sarebbe proprio fisicamente legata a Cygnus X. Inoltre, la presenza di acqua nella forma di vapore come componente del mezzo interstellare locale sarebbe una diretta evidenza della presenza di protostelle; la formazione stellare, fenomeno per altro diffuso in questa regione della Galassia, sarebbe in via di rallentamento solo in alcune piccole aree alla periferia di questa sottostruttura. La parte più intensa osservabile direttamente è proprio la sezione di IC 1318 visibile nei pressi della banda oscura LDN 889; le parti più occidentali si presentano invece più rarefatte e filamentose, il che farebbe pensare che questa parte è stata formata in realtà da una o più esplosioni di supernovae.

Cygnus OB2 è una delle associazioni OB più brillanti e concentrate della Via Lattea; è formata da un gran numero di stelle supergiganti di colore blu, alcune delle quali sono anche fra le più intrinsecamente luminose conosciute. Le sue componenti sono estremamente giovani e mostrano una velocità di rotazione moderatamente ridotta. Le stelle di classe spettrale O e B sarebbero in tutto circa 2600, fra le quali 90-100 di classe O; la massa totale delle stelle dell'ammasso si aggira attorno a 40.000-100.000 masse solari, concentrata entro un raggio di appena 30 parsec. Alcune delle componenti più massicce sono stelle binarie; fra queste sono note quattro binarie a eclisse e un sistema a tre stelle (Cygnus OB2-5) in cui una delle componenti sarebbe una stella di Wolf-Rayet. Poco in disparte rispetto al centro dell'associazione si trova Cygnus OB2-12, una stella ipergigante fra le più brillanti conosciute all'interno della Via Lattea; la sua magnitudine assoluta è pari a circa -12 e se non fosse per l'estinzione luminosa la stella avrebbe, vista dalla Terra, una magnitudine apparente pari a 1,5, ossia molto simile a quella apparente di Deneb. Tuttavia a causa dell'assorbimento operato dalle polveri la magnitudine visuale scende a 11,4, restando dunque invisibile ad occhio nudo. Alcuni studiosi, considerando la massa, la densità e le dimensioni dell'associazione, hanno ipotizzato che Cygnus OB2 sia in realtà un esempio di ammasso globulare in formazione: oggetti simili sono stati osservati sia nella Grande Nube di Magellano, sia nelle regioni di formazione stellare presenti in altre galassie; si è anche fatto notare che questo sarebbe il primo di questa classe di oggetti noto all'interno della Via Lattea.

Sh2-109 si presenta come un intricato sistema di filamenti nebulosi di vario spessore immersi in un tratto della Via Lattea particolarmente ricco di campi stellari; la sua posizione si estende dai dintorni della stella δ Cygni fino a Sadr (γ Cygni) e alla nebulosa NGC 6888, attraversando gran parte della porzione centrale della costellazione del Cigno. Sebbene questi filamenti siano invisibili con piccoli strumenti, si rivelano abbastanza facilmente nelle foto a lunga posa, specie attraverso filtri dedicati; per la loro ripresa è necessario un grande campo, in quanto l'estensione della nebulosa raggiunge i 18°. Si tratta in realtà di un sistema nebuloso composto da diverse singole regioni H II, situate tutte alla distanza media di circa 4600 anni luce; esse ricevono la radiazione ionizzante di diverse stelle appartenenti a più associazioni OB, tutte localizzate entro un volume di poche centinaia di parsec attorno al grande sistema nebuloso molecolare di Cygnus X, fra le quali spiccano in particolare Cygnus OB2, Cygnus OB3 e Cygnus OB9. Fra gli oggetti fisicamente legati a Sh2-109 vi sarebbero anche la nebulosa planetaria NGC 6881, che possiede una forma quadrangolare a causa della presenza di due getti bipolari disposti lungo due orientazioni differenti.

Sh2-106 è una nebulosa dalla forma bipolare situata circa tre gradi in direzione SSE rispetto alla stella Sadr (γ Cygni); la sua osservazione risulta essere impossibile con piccoli strumenti, sia per le sue piccole dimensioni sia perché nella banda della luce visibile le sue emissioni sono assai scarse. La sua caratteristica predominante è la struttura marcatamente bilobata; questi lobi sono composti da materiale in espansione e sono separati da una banda di nubi non illuminate. Al centro della nebulosa è presente una sorgente di radiazione infrarossa, coincidente con una stella massiccia di classe spettrale O8 o, al più, dei primi numeri della classe B, con una temperatura superficiale che dovrebbe essere pari ad almeno 37.000 K. Questa stella è caratterizzata dal possedere un forte vento stellare che determina una perdita di massa pari a 10−6 masse solari all'anno, che viene espulsa alla velocità di circa 100 Km/s; la sua età è stimata attorno ai 100.000 anni e attorno ad essa si estende un grande disco circumstellare di polveri molto dense, che coincide con la parte centrale della nebulosa.

Sempre restando in tema nebulose diffuse, la ben nota NGC 6888, soprannominata Nebulosa Crescente, è visibile solo con telescopi di almeno 200 mm di diametro, possibilmente muniti di filtro UHC per facilitarne il contrasto, mentre con strumenti da 450-500 mm si evidenzia piuttosto facilmente la sua forma simile al simbolo dell’Euro. Si tratta di una bolla originata dal forte vento stellare della stella di Wolf-Rayet, WR 136, nel momento in cui ha colliso col più lento vento originatosi in precedenza, quando questa stella è diventata una gigante rossa. Le dimensioni reali della nebulosa si aggirano sui 16 anni luce.

L’ultima delle nebulosa importanti della regione è la famosa Nebulosa Tulipano, che porta anche la sigla Sh2-101. Si individua nella parte centro-meridionale della costellazione, al centro di un tratto della Via Lattea molto luminoso e ricco di campi stellari; si trova circa 45' a nordest della stella η Cygni e si estende per una ventina di primi in senso NE-SW. Possiede una forma allungata e irregolare. Si tratta di una grande regione H II situata sul tratto iniziale del Braccio di Orione a circa 6100 anni luce di distanza dal sistema solare, al di là del grande complesso nebuloso di Cygnus X, dal quale disterebbe non più di 1000 anni luce. Tale distanza coincide con quella stimata per l'associazione OB Cygnus OB3, che contiene una trentina di stelle massicce delle prime classi spettrali con un'età di circa 8,3 milioni di anni. Si ritiene che la sorgente della radiazione ionizzante i gas della nebulosa sia la stella HD 227018, una gigante blu di classe O6.5III e una magnitudine apparente pari a 9,01. La nebulosa ospiterebbe alcuni fenomeni attivi di formazione stellare, come sarebbe testimoniato dalla presenza di quattro sorgenti di radiazione infrarossa riportate sul catalogo dell'IRAS, oltre ad alcune sorgenti di onde radio.

In questa direzione si osserva anche il celebre oggetto Cygnus X-1, una sorgente di raggi X formata da una supergigante blu variabile e da un oggetto compatto, probabilmente un buco nero la cui massa, secondo le stime più recenti, ammonterebbe a quasi 15 masse solari. I due oggetti orbitano attorno al baricentro del sistema ogni 5,6 giorni, con una separazione media di 0,2 UA; il vento emesso dalla stella spiraleggia attorno al buco nero alimentando un disco di accrescimento dalle cui regioni più interne, scaldate a temperature di milioni di K, si origina l'emissione di raggi X osservata. Perpendicolarmente al disco si dipartono due getti relativistici, che espellono nello spazio interstellare una parte della materia che va ad affluire verso il buco nero.

Numerosi sono gli ammassi aperti osservabili in direzione di Cygnus X; alcuni sono anche legati fisicamente al complesso, mentre altri vi appaiono solo sovrapposti per effetto prospettico. Il più famoso è M29, un piccolo ammasso visibile 1,5 gradi a sud di Sadr (γ Cygni) stretto fra i ricchi campi stellari a ovest e la fascia scura della Fenditura del Cigno ad est. Si può notare anche con un binocolo 10x50, dove appare come una piccola macchietta chiara su uno sfondo ricco di stelle, specialmente nel settore nord-occidentale; nelle notti più limpide se ne può già tentare la difficile risoluzione in stelle, cosa invece impossibile con binocoli più piccoli come un 8x30. Lo strumento più adatto per la sua osservazione è un piccolo telescopio: con un 80 mm sono già visibili tutte le sue componenti principali, di cui sei sono disposte a formare un asterismo che ricorda la figura della costellazione di Pegaso in miniatura. Strumenti più grandi consentono di rivelare fino ad una trentina di componenti principali. La distanza di questo ammasso viene stimata tra i 4000 e i 7200 anni luce e pertanto vi è una certa incertezza, dovuta anche al parziale oscuramento ad opera delle polveri oscure situate lungo la sua linea di vista. La sua età sarebbe invece di circa 10 milioni di anni e i membri più brillanti del gruppo sono tutti di classe spettrale B. La componente più luminosa è generalmente indicata come di magnitudine apparente 8,4, ma è in realtà una binaria a eclissi oscillante fra le magnitudini 8,53 e 8,67.

Circa mezzo grado a nordest di Sadr (γ Cygni) si trova il piccolo ma relativamente brillante ammasso NGC 6910. Attraverso un binocolo appare come un piccolo gruppo concentrato di stelle di aspetto allungato e dominato da due stelle giallognole di settima magnitudine; con un telescopio da 130 mm di apertura possono essere individuate alcune decine di stelle di decima magnitudine allineate a sud di entrambe le stelle più luminose. Strumenti di diametro maggiore non rivelano ulteriori dettagli e le numerose stelle deboli dell'ammasso si confondono coi ricchissimi campi stellari circostanti. L’ammasso è formato da alcune decine di stelle di magnitudine più luminosa della 12 e di fatto costituisce il nucleo più compatto della grande associazione Cygnus OB9; la sua stella più brillante è una supergigante blu di magnitudine 7,0, che mostra delle piccole oscillazioni di luminosità attorno a 0,07 magnitudini ed è per questo catalogata anche con la sigla di stella variabile V2118 Cygni. Quattro sono le variabili β Cephei appartenenti all’ammasso, tutte oscillanti attorno alla magnitudine 10. Fra le altre componenti, molte sono supergiganti blu di classe O e B e intrinsecamente molto luminose. Si ritiene che l’età media dell’ammasso sia compresa fra 7 e 13 milioni di anni.

Circa un grado a nord del precedente si trova l’ammasso Cr 421, che appare come un debole raggruppamento di una trentina di stelle comprese fra la magnitudine 10 e la 13; nonostante le sue ridotte dimensioni e la scarsa luminosità, è relativamente facile da riconoscere come concentrazione stellare anche con strumenti da 120-150 mm di diametro. Vi è ben poco in letteratura su quest’ammasso, che sembrerebbe trovarsi in direzione del complesso di Cygnus X ma che conta al suo interno anche alcune stelle gialle e arancioni.

Proseguendo di circa un grado ancora più a nord si incontra un piccolo sistema di nebulose a riflessione catalogato come NGC 6914; le responsabili dell’illuminazione dei gas sono alcune stelle di magnitudine 9 e 10, di colore azzurro.

Un altro piccolo ammasso nei dintorni è Cr 419, visibile circa 50’ a nordovest di Sadr (γ Cygni); attraverso piccoli strumenti appare molto difficile anche a forti ingrandimenti e l’unico oggetto dominante nel campo visivo è una stella bianca di magnitudine 5,9 con una compagna di magnitudine 8,7 visibile poco a nord. Con un telescopio da 200 mm e forti ingrandimenti si può notare un piccolo gruppo di stelle di magnitudini fra la 10 e la 13 che circondano l’astro prima citato, sebbene sia difficile notarvi un vero e proprio ammasso. Anche su quest’oggetto vi sono poche informazioni e risulta essere poco studiato.

Circa 40’ a ovest di M29 si trova il piccolo ammasso Berkeley 86, poco noto presso gli appassionati ma ben conosciuto e studiato presso la comunità scientifica. Il suo aspetto è in effetti modesto e appena si distingue dai ricchi campi circostanti: è dominato da alcune stelle di magnitudine 10 e 11 sparse entro 7’ di diametro che ricordano vagamente una miniatura della costellazione australe dell’Altare, evidente se osservato con telescopi da almeno 120 mm di diametro. Berkeley 86 fa parte dell’associazione Cygnus OB1 e si trova pertanto a una distanza di circa 5500 anni luce; possiede un’età di circa 5-6 milioni di anni.

Poco meno di mezzo grado a SSW della famosa stella variabile P Cygni si trova l’ammasso IC 4996. Con un binocolo 10x50 si può notare con molta difficoltà e appare come un piccolissimo chiarore indistinto attorno a una stella di magnitudine circa 8; con un telescopio da 100 mm e forti ingrandimenti si nota che questa stella è in realtà un tripletto di stelline di magnitudine 8 e 9, circondate da numerose stelle di magnitudine 11 e 12 fittamente addensate e disposte lungo due file leggermente ricurve e parallele. Un telescopio da 200 mm permette di avere una visione molto più chiara e di completarne la risoluzione con stelle fino alla magnitudine 13. Quest’ammasso è legato, come il precedente, all’associazione Cygnus OB1 e si colloca pertanto a una distanza di circa 5600 anni luce; l’età delle sue componenti è stimata come sicuramente inferiore a 10 milioni di anni, al pari degli altri ammassi legati al grande complesso di Cygnus X. L’intera associazione Cygnus OB1, compresi quindi IC 4996 e Berkeley 86, appare circondata da un vasto involucro di polveri, rilevato dalle osservazioni condotte all’infrarosso.

Ancora più a sud, nei pressi della stella 27 Cygni e due gradi a est di η Cygni, si trova NGC 6871. È visibile anche con un binocolo 10x50, tramite il quale si presenta inizialmente di difficile individuazione perché molto disperso e immerso in un grande campo stellare ricco di gruppi stellari; è formato da poche stelle di magnitudine 7 e 8 molto vicine fra loro, circondate da alcune stelle più deboli. Un telescopio di piccole dimensioni come un 100 mm rivela che quasi la metà delle sue componenti principali sono doppie, mentre le stelle più deboli dell'ammasso si confondono coi campi stellari circostanti. La componente più luminosa è di magnitudine 6,75 e fa coppia con una stella di magnitudine 8,86, dalla quale è separata da 12”; un'altra coppia è formata da due stelle di magnitudine 7,86 e 8,86, separate da 21”. NGC 6871 è un ammasso piuttosto giovane la cui distanza è stimata attorno ai 5100 anni luce; la gran parte delle sue componenti di ha un'età compresa fra 2 e 5 milioni di anni, che potrebbe essere compatibile con uno scenario secondo cui i processi di formazione stellare che hanno originato l'ammasso siano perdurati a lungo o abbiano avuto due picchi di attività. Fra le sue componenti si trovano anche alcune stelle variabili, fra le quali spicca la binaria a eclisse V453 Cygni, la cui età si aggira sui 10 milioni di anni. Nei dintorni dell'ammasso si osservano numerose nebulosità; verso nord si estende LBN 180 e a est LBN 182, mentre il bordo sudoccidentale è dominato da LBN 174 e LBN 179.

Fra le stelle presenti in questa regione spicca per la sua peculiarità la famosa P Cygni, una variabile molto massiccia di tipo S Doradus. L'astro era sconosciuto fino al XVII secolo, quando improvvisamente apparve un astro di terza magnitudine in una zona della volta celeste dove prima non era visibile nessuna stella. Durante gli anni seguenti calò la sua luminosità fino a divenire invisibile ad occhio nudo, fino al 1655 quando tornò a brillare di magnitudine 3,5. Rimase tale fino al 1659, quando calò di nuovo di luminosità per attestarsi attorno alla magnitudine 6 fino al 1675, quando tornò di nuovo ad aumentare di brillantezza. Seguirono altre fluttuazioni, fin quando, nel 1715, parve attestarsi attorno alla quinta magnitudine, fluttuando entro questo valore anche per i successivi 200 anni. Le variabili S Doradus, come P Cygni, sono molto rare, hanno una vita breve e si formano soltanto in regioni galattiche dove si ha un'intensa attività di formazione stellare. Hanno inoltre masse enormi (sulle 50 masse solari) e sono estremamente energetiche (migliaia di volte più luminose); pertanto esauriscono piuttosto rapidamente il loro combustibile nucleare. Dopo aver brillato per pochi milioni di anni (al contrario dei miliardi di anni di vita delle stelle nane) esplodono in brillantissime supernovae. P Cygni dà il nome ad una caratteristica spettrale detta P Cygni profile (Profilo P Cygni), che consiste nella presenza di linee sia di assorbimento sia di emissione, il che indica l'esistenza di nubi di gas in espansione dalla stella. Il lobo di emissione presenta un accentuato redshift mentre il lobo di assorbimento presenta il blueshift conformemente al resto delle lunghezze d'onda dello spettro elettromagnetico. Questi profili sono utili nello studio dei venti stellari in molti tipi di stelle. Spesso sono utilizzati per indicare le variabili S Doradus.

Ammassi remoti modifica

 
NGC 6811 è facilmente risolvibile in alcune decine di stelle anche con piccoli telescopi rifrattori.
 
NGC 6819, uno degli ammassi aperti più antichi conosciuti, con un’età che si aggira sui 2,5 miliardi di anni.

Gli ammassi aperti sparsi qui osservabili a maggiore distanza dal piano della Via Lattea sono tendenzialmente più vecchi e remoti; alcuni sono oggetto di attenti studi per via della loro grande età, che fornisce informazioni sulle popolazioni stellari antiche della nostra galassia.

Quasi 2 gradi a nordest della stella δ Cygni si trova NGC 6811, in un campo stellare piuttosto ricco di stelle di fondo sul bordo della Via Lattea. Può essere individuato anche attraverso un binocolo 10x50, in cui appare come una chiazza chiara e nebulosa, impossibile da risolvere in stelle; le sue componenti più luminose infatti, essendo di decima e undicesima magnitudine, diventano visibili solo con un telescopio da almeno 80-100 mm di apertura. Già a 80x l'ammasso è completamente risolto in diverse decine di stelle. Si tratta di un ammasso non particolarmente ricco, ma ben in risalto sui campi stellari circostanti; possiede un'età di almeno 700 milioni di anni ed è pertanto piuttosto evoluto. In esso le popolazioni stellari di debole luminosità scarseggiano, anche a causa della sua evoluzione dinamica. Un'altra caratteristica che condivide con altri ammassi di grande età è la sua posizione alle alte latitudini galattiche. Studi condotti sull'analisi dei dati della Missione Kepler hanno permesso di identificare 71 stelle di piccola massa fisicamente legate all'ammasso, come emerso dalla loro velocità radiale; lo studio ha preso in esame i parametri rotazionali di queste stelle, allo scopo di definire maggiormente la relazione fra periodo di rotazione, età e massa. La sua distanza si aggira sui 4000 anni luce, in una zona del Braccio di Orione particolarmente ricca di nubi molecolari e di gas ionizzato per via della presenza del grande complesso di Cygnus X, ma a una latitudine galattica ben più elevata. Nel 2013 con un articolo su Nature è stata data la notizia che due pianeti sono stati scoperti orbitare attorno ad una stella appartenente all'ammasso analizzando i dati di Kepler. Si tratta dei primi esopianeti scoperti all'interno di un ammasso stellare mediante il metodo del transito. L'interno degli ammassi stellari è sempre stato giudicato come luogo non adatto alla formazione planetaria, in quanto le forze gravitazionali dovute alla vicinanza tra le stelle e l'intensa luce ultravioletta che proviene da giovani stelle, potrebbero disgregare in tempi brevi l'eventuale disco protoplanetario; su più di 800 pianeti conosciuti all’epoca infatti, solo quattro facevano parte di ammassi stellari. I pianeti scoperti hanno una raggio di 2,8 e 2,9 volte quello terrestre.

Anche NGC 6819 si può rinvenire utilizzando la stella δ Cygni, da cui bisogna spostarsi di 5 gradi a sud; si ricade così in un ricco campo stellare situato sul bordo della Via Lattea. Attraverso un binocolo 10x50 appare come una piccola macchia chiara indefinita e apparentemente priva di stelle, mentre le sue componenti più brillanti possono essere risolte solo con telescopi di almeno 80 mm di apertura. Gran parte delle sue stelle sono di magnitudine dalla 12 alla 15, pertanto una piena risoluzione è possibile solo con strumenti di almeno 200 mm di diametro. Si tratta di un oggetto piuttosto popolato e molto concentrato, al punto che sono presenti segni di segregazione di massa e di interazioni fra stelle, come è ben testimoniato dalla scoperta al suo interno di tre blue stragglers. Data inoltre l'individuazione di almeno tre binarie a eclisse distaccate di lungo periodo, sistemi di per sé di difficile individuazione, è possibile che nell'ammasso vi sia un discreto numero di sistemi di questo tipo. La sua età è stimata attorno ai 2,5 miliardi di anni e come molti altri ammassi molto vecchi si trova ad alte latitudini galattiche. La metallicità delle sue componenti stellari è simile o al più di poco superiore a quella del Sole. Dista 7700 anni luce.

Non lontano si osserva NGC 6866, un altro ammasso di facile osservazione; per trovarlo si può utilizzare la coppia di stelle ο1 Cygni e ο2 Cygni, prolungando per circa 2,5 volte la direzione tracciata dalla coppia e deviando leggermente verso ovest. Si evidenzia anche in un binocolo 10x50 come una chiazza chiara e nebulosa, impossibile da risolvere in stelle; le sue componenti più luminose infatti, essendo di undicesima magnitudine, diventano visibili solo con un telescopio da almeno 120 mm di apertura. Queste si dispongono principalmente nella parte sudovest dell'ammasso, mentre le componenti della parte centrale sono ancora meno luminose. A 100x l'ammasso è completamente risolto in diverse decine di stelle. Si tratta di un ammasso piuttosto ricco e di forma allungata in senso nord-sud, contenente almeno 130 stelle disperse su un diametro di circa 20'; presenta segni di segregazione di massa, fenomeno in cui le componenti più massicce tendono a concentrarsi al centro dell'ammasso, mentre la sua età è stimata attorno a 800 milioni di anni. Dista circa 3900 anni luce dal Sole.

Sul lato orientale, 2 gradi a sudest di τ Cygni, si trova NGC 7063; le sue stelle principali, di magnitudine 9, sono visibili anche con un binocolo 10x50, mentre quasi tutte le restanti si mostrano in telescopi da almeno 80 mm. Con strumenti più grandi l'ammasso è pienamente risolto, ma ingrandimenti molto spinti non ne permettono una buona visibilità. Le stelle più luminose dell'ammasso sono in prevalenza azzurre e bianche e presentano una bassa concentrazione, confondendosi parzialmente con le stelle di fondo. Si tratta di un piccolo ammasso situato alla distanza di circa 2250 anni luce, nella medesima regione galattica del Braccio di Orione in cui si trovano i grandi complessi nebulosi della Fenditura del Cigno, anche se a una latitudine galattica più elevata. La sua età è stata stimata attorno ai 95-125 milioni di anni, non molto diversa da quella delle Pleiadi. Gran parte delle sue componenti sono molto deboli e di piccola massa; studi che hanno preso in esame il moto proprio delle stelle della regione circostante l'ammasso hanno permesso di individuare 209 componenti con una probabilità di appartenenza di almeno l'80%. Altri studi, basati sulla fotometria, hanno invece permesso di individuare fra le sue componenti almeno 7 possibili nane bianche.

Infine circa 3 gradi a sudest della stella ξ Cygni si trova l’ammasso NGC 7044, molto piccolo e debole; può essere individuato con difficoltà con telescopi da 200 mm di diametro, dove appare come una debole macchia sfumata ed estesa per circa 5 minuti d’arco, ma irrisolvibile in stelle. Con strumenti da 300 mm e oltre si può iniziare la risoluzione in alcune decine di stelle di magnitudine 14, ma per scioglierlo completamente servono telescopi ancora più grandi. Nelle fotografie ad alta risoluzione si mostra come un ammasso compatto formato da una sessantina di stelle fino alla magnitudine 16. A causa della sua debolezza, quest’ammasso ha ricevuto attenzione da parte degli studiosi solo in anni recenti; i primi studi hanno determinato una distanza di circa 13.000 anni luce, mentre l’età è stata stimata sul miliardo e mezzo di anni. In seguito la distanza è stata ridimensionata a 9800 anni luce, mentre l’età è stata portata fino a due miliardi e mezzo di anni; gli studi più recenti tendono ad accettare questo valore di distanza, ma a rivalutare l’età sulla base di studi fotometrici approfonditi, riportandola al valore inizialmente stimato. Parte della difficoltà nel suo studio è dovuta al fatto che si tratta di un oggetto remoto e situato a breve distanza dal piano galattico. Nell’ammasso sono state identificate 23 stelle variabili.


 

Fra il Cigno e la Lucertola modifica

 
La famosa Nebulosa Bozzolo (IC 5146), connessa alla nebulosa oscura B168.
 
NGC 7243 è un ammasso aperto di facile individuazione e osservazione.

Il tratto di Via Lattea fra Cigno e Lucertola appare tanto brillante quanto povero di stelle visibili ad occhio nudo e persino con un piccolo binocolo: ciò è dovuto in parte all’oscuramento provocato da alcuni banchi di polveri, e in parte all’assenza di campi stellari vicini formati da stelle intrinsecamente luminose. Sono tuttavia presenti alcuni oggetti degni di nota.

Uno di questi è l’ammasso NGC 7086, visibile tre gradi e mezzo a nordovest della stella π2 Cygni, in un campo stellare che appare a tratti fortemente oscurato da polveri interstellari; è un oggetto di piccole dimensioni apparenti, formato da componenti invisibili ad un binocolo. Le sue stelle più luminose sono di magnitudine 11 e formano un addensamento ben evidente anche con un piccolo telescopio; con diametri superiori ai 150 mm sono evidenti decine di stelle fino alla magnitudine 13. L'ammasso appare dominato da una stella rossa, non appartenente ad esso. NGC 7086 è un ammasso poco appariscente situato sul Braccio di Orione alla distanza di circa 4700 anni luce; la regione galattica a cui appartiene è dominata dalla presenza della grande regione di formazione stellare di Cygnus X. A questa distanza, le sue dimensioni apparenti corrispondono a un diametro reale di circa 7,2 anni luce. Studi fotometrici hanno permesso di individuare inizialmente una settantina di stelle come membri effettivi dell'ammasso, cui si aggiungono 20 stelle la cui appartenenza è dubbia; estendendo gli studi alle stelle di piccola massa, si è arrivati a un totale di circa 210 componenti. La massa totale di tutte queste componenti si aggira sulle 330 masse solari. Ricerche finalizzate all'individuazione di pianeti extrasolari tramite il metodo del transito non hanno dato esito positivo, ma hanno permesso di individuare cinque stelle variabili, quattro delle quali di tipo a eclisse.

Circa due gradi e mezzo a nord della stella π1 Cygni si osserva NGC 7128, un ammasso molto piccolo ma facile da staccare. Sebbene le sue stelle più brillanti siano di magnitudine 9 e 10, le sue piccole dimensioni lo rendono invisibile con binocoli 10x50 o con piccoli strumenti. Telescopi da 100 mm mostrano ad alti ingrandimenti un gruppetto di 5-6 stelle racchiuse in appena 2’, mentre strumenti da 150 mm lo rivelano come un piccolo ammasso con una decina di stelle fino alla magnitudine 13. La stella dominante è di colore rosso e si trova sul lato meridionale; costituisce un trapezio con le altre tre stelle più appariscenti dell’ammasso. Si tratta di un oggetto molto giovane, la cui età è stimata sui 10 milioni di anni e la cui distanza è compresa fra 8200 e 9800 anni luce, che lo colloca sul Braccio di Perseo; al suo interno sono note alcune stelle variabili, fra le quali la variabile a eclisse V1481 Cygni, formata da due stelle massicce di classe B, e la variabile irregolare anch’essa di classe B catalogata come V1814 Cygni. L’ammasso si osserva sul bordo di un denso campo di nebulose oscure e presenta infatti un forte oscuramento.

IC 5146 (C19), soprannominata Nebulosa Bozzolo: è una nebulosa associata a un giovane ammasso aperto, visibile tre gradi e mezzo a est di M39; sotto buoni cieli può essere individuata con telescopi da 200 mm di diametro, mentre nelle foto appare ben luminosa e connessa a una lunga nebulosa oscura che si estende per circa due gradi verso est. L’ammasso è invece più facile da osservare, sebbene non sia particolarmente ricco; è formato da alcune stelle di magnitudine compresa fra la 9 e la 12 ed è visibile anche con piccoli strumenti. La distanza del complesso è pari a 3300 anni luce, mentre le dimensioni reali della parte illuminata della nebulosa sono di circa 15 anni luce; la stella più brillante dell’ammasso associato è la principale responsabile della ionizzazione dei gas e si è formata appena 100.000 anni fa. Le regioni periferiche della nube appaiono non illuminate e circondano la parte ionizzata, estendendosi poi verso ovest formando una lunga scia oscura denominata B168. La formazione stellare è ancora attiva nella regione, come testimoniato dalla presenza di diversi oggetti stellari giovani.

NGC 7243, noto anche con la sigla del Catalogo Caldwell C16. Si individua con facilità due gradi ad ovest della stella α Lacertae, di magnitudine 3,76; le sue componenti più luminose sono di ottava e nona magnitudine, il che permette di osservarle anche con un binocolo 10x50. Per risolvere in modo soddisfacente l'oggetto occorrono però strumenti come telescopi da 100 mm di apertura, attraverso il quale possono essere viste decine di stelle fino alla magnitudine 11,5; strumenti da 150 mm ne permettono una piena risoluzione anche a bassi ingrandimenti. NGC 7243 è un ammasso aperto piuttosto cospicuo e di evoluzione intermedia, situato sul Braccio di Orione alla distanza di circa 2630 anni luce, in una regione attigua alle grandi associazioni OB delle regioni di formazione stellare di Cefeo. La sua età è superiore ai 100 milioni di anni. L'ammasso non è molto concentrato e si lascia risolvere con facilità; la sua parte sudoccidentale mostra delle concatenazioni semicircolari di stelle. Alcuni scienziati hanno avanzato nel corso del tempo dei dubbi che si trattasse di un ammasso aperto vero e proprio, ma che potesse trattarsi invece di un agglomerato di stelle lontane fra loro, visibili in gruppo per un effetto di prospettiva; con il satellite Hipparcos si è calcolato il moto proprio di alcune componenti ed è emerso che soltanto poche delle stelle visibili entro 20’ dal presunto centro dell'ammasso appartengono effettivamente ad un ammasso aperto.

Circa due gradi a ovest della stella 2 Lacertae si trova NGC 7209, più debole del precedente e risolvibile con un telescopio da 80 mm di diametro; giace sul bordo di un ricco campo stellare ed è dominato da una stella arancione di magnitudine 9,45. Con telescopi da 150 mm è molto ben risolto in una cinquantina di stelle ben separate fra loro; molte di queste sembrano formare dei piccoli gruppi. Si ritiene che sia formato da almeno 150 componenti fino alla magnitudine 15; la sua età risulta essere di 410 milioni di anni e la sua distanza è stimata sui 3800 anni luce.