Flauto barocco/Cura e manutenzione

Indice del libro

Rodaggio del flauto

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Il flauto barocco è fatto di legno; quando si suona, l'umidità del fiato si condensa depositandosi all'interno dello strumento e la parte interna della cameratura la assorbe aumentando di volume. La parte esterna del flauto, invece, rimane asciutta e delle stesse dimensioni: la differenza fra la cameratura interna, umida e gonfia, con l'esterno, asciutto e inalterato, causa una tensione che, nel peggiore dei casi, viene rilasciata provocando crepe. Gli strumenti più a rischio sono quelli nuovi e quelli che si sono seccati perché non suonati da molto tempo. Il flauto può seccarsi anche in solo una o due settimane.

Per fare in modo che il passaggio da secco a umido sia il meno traumatico possibile, il flautista deve osservare un periodo di rodaggio aumentando gradualmente la condensa assorbita (e trattenuta) dal flauto. Lo scopo è ridurre al minimo la condensa suonando inizialmente pochi minuti al giorno per poi aumentare gradualmente questo tempo fino a raggiungere un punto di equilibrio grazie al quale il flauto può essere suonato per lunghi periodi di tempo (entro limiti ragionevoli). Esistono varie "tabelle di marcia" per questo rodaggio, ma tutte seguono lo stesso principio: aumentare gradatamente l'umidità cui lo strumento è esposto. Diamo qui alcune possibili tabelle di marcia[1]:

Rod Cameron[2]

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Il costruttore Rod Cameron consiglia un rodaggio della durata di circa dieci giorni che prevede tre brevi sessioni al giorno separate da qualche ora, aumentando la durata di ciascuna di 5 minuti per ogni giorno che passa; se si preferisce, è possibile anche una progressione più prudente.

  • giorno 1: 3 volte 10 minuti (30 min. in totale)
  • giorno 2: 3 volte 15 minuti (45 min. in totale)
  • giorno 3: 3 volte 20 minuti (60 min. in totale)
  • giorno 4: 3 volte 25 minuti (75 min. in totale)
  • giorno 5: 3 volte 30 minuti (90 min. in totale)
  • giorno 6: 3 volte 35 minuti (105 min. in totale)
  • ecc.

Dockendorff-Boland[3]

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  • giorno 1: 10 minuti
  • giorno 2: 15 minuti
  • giorno 3: 20 minuti
  • giorno 4: 25 minuti
  • giorno 5: 30 minuti
  • giorno 6: 35 minuti
  • giorno 7: 40 minuti
  • giorno 8: 45 minuti
  • giorno 9: 50 minuti
  • giorno 10 e oltre: 60 minuti

Folkers & Powell[4]

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  • settimana 1–2: 10 minuti due volte al giorno
  • settimana 3–4: 30 minuti al giorno
  • settimana 5 e oltre: 60 minuti al giorno

Oliatura

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La cameratura interna del flauto deve essere oliata periodicamente: il sottile strato di olio agisce come una barriera contro l'umidità. Pur lasciando passare una certa quantità di condensa, impedisce che ne venga assorbita troppa o troppo velocemente. Alcuni esperti affermano che l'oliatura migliori anche la resa sonora del flauto, ma forniscono pochi dettagli per quanto riguarda sia i meccanismi che gli effetti; l'olio potrebbe rendere la superficie interna più liscia uniformando le asperità lasciate dalla lavorazione del legno, potendo così avere verosimilmente effetti sul suono e sulla risposta generale del flauto. Sebbene i miglioramenti siano dovuti il più delle volte a pura autoconvinzione, potrebbero in ogni caso essere positivi. Comunque stiano le cose, è importante oliare il flauto, senz'altro per protezione, forse per migliorarne il suono e la risposta. Inoltre, si tratta di una manutenzione periodica dello strumento che permette mantenerlo in efficienza e di individuare problemi sfuggiti all'attenzione.

Quale olio usare?

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Sono utilizzati due tipi di olio per i flauti barocchi: oli siccativi e oli non siccativi.

  • Oli siccativi: si seccano e si induriscono lasciando uno strato solido semipermanente sul legno. L'olio di lino è un olio siccativo.
  • Oli non siccativi: pur asciugandosi col tempo, non lasciano residui solidi.

La maggior parte degli oli naturali (di mandorle, oliva, arachidi, ecc.) sono di solito detti non siccativi, ma semplicemente impiegano molto più tempo ad asciugarsi. Molti sono i motivi che spingono a scegliere un olio invece che un altro, compresa la tendenza o non tendenza a irrancidire oppure questioni personali come il gusto dell'olio.

Olio di mandorle

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L'olio di mandorle è molto popolare, ma è anche causa di dissensi perché tende a irrancidire facilmente. Mescolarlo con della vitamina E è spesso consigliato per evitare questo inconveniente: una capsula di vitamina E ogni 220/280 grammi di olio può essere una buona proporzione. Comunque, anche usando la vitamina E, alcuni hanno riferito che l'olio irrancidisce e diventa colloso. Una spiegazione potrebbe essere dovuta allo scopo per il quale l'olio è stato concepito: esistono infatti due qualità di olio, uno ad uso alimentare e uno per uso farmaceutico, e sembra che quello farmaceutico dia meno problemi.

Olio di lino

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L'olio di lino (crudo, non bollito) è un olio siccativo, e anche controverso. Alcuni affermano abbia eccellenti qualità, altri lo rifiutano completamente. Il motivo del rifiuto potrebbe essere dovuto ad alcuni autori di trattati d'epoca, come Tromlitz[5], che ne sconsigliavano l'uso, affermando che lascerebbe una crosta all'interno dello strumento che ne altererebbe la cameratura. D'altro canto, molti flautisti dell'epoca credevano in modo superstizioso nel potere dell'olio di migliorare la risposta e il suono dello strumento e ne utilizzavano quindi quantità eccessive; se l'olio di lino è utilizzato in questo modo, non sorprende che si sia guadagnato una cattiva reputazione. Tuttavia, se usato correttamente, può essere una buona scelta proprio grazie alle sue caratteristiche siccative; è però necessario non usarlo troppo spesso, o in quantità eccessiva, né lasciare all'interno del flauto i residui non assorbiti[6].

Oli non vegetali

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Sebbene non "storicamente autentici", alcuni utilizzano oli non vegetali contenenti distillati del petrolio e altri prodotti chimici: sono i normali oli per strumenti che si trovano comunemente nei negozi di musica. In mancanza di prove contrarie, sembra che gli oli vegetali assolvano ugualmente bene la loro funzione (e non sono pericolosi se ingeriti).

Gli oli vegetali tendono però tutti a irrancidire (in questo caso possono anch'essi essere pericolosi se ingeriti), a diventare gommosi e, come notava Tromlitz, a incrostarsi all'interno del flauto dopo un certo tempo. L'olio vegetale venduto come olio di tung (o olio di legno) e l'olio di lino "bollito" (utilizzato da alcuni costruttori) a volte contengono additivi che possono essere pericolosi per la salute. Si può utilizzare anche l'olio minerale venduto come lassativo: è improbabile che le piccole quantità ingerite suonando abbiano effetti sull'apparato digerente. L'olio minerale è praticamente inerte dal punto di vista chimico, non si ossida né si indurisce, ma penetra nelle cellule del legno e limita l'umidità assorbita. In altre parole, l'olio minerale sembra possedere tutte le qualità ricercate negli oli vegetali senza lo svantaggio di irrancidire, indurirsi o formare una crosta sulla superficie dello strumento.

Quando oliare il flauto?

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Le opinioni su questo aspetto dipendono dalla scelta dell'olio, se siccativo o non siccativo, ma una volta al mese sembra essere una media accettabile per entrambi. Nel caso di oli non siccativi o di strumenti suonati di frequente, può essere necessario ripetere l'oliatura più spesso. Se, al contrario, si utilizza un olio siccativo o il flauto è suonato poco, può essere raccomandabile far passare più tempo fra un'oliatura e l'altra per evitare che l'olio di accumuli nella cameratura.

Cura dei tenoni

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I tenoni sono avvolti con del filo, solitamente di seta, in modo che l'incastro sia solido ma non troppo stretto. L'avvolgimento del filo non deve essere troppo serrato, altrimenti la pressione strangolerebbe il tenone, causando deformazioni o rotture[7]. La quantità del filo non è fissa: a seconda dei movimenti del legno causati dai fattori ambientali dovrà infatti essere regolata in modo da permettere un incastro adeguato. Il filo deve essere frequentemente ingrassato: si può usare del grasso per sughero (venduto nei negozi di musica), oppure, come consiglia Janice Dockendorff-Boland[8], del burrocacao o una mistura 1/1 di vaselina e cera d'api. Il grasso aiuta inoltre a tenere in ordine il capo del filo.

Alcuni costruttori avvolgono i tenoni con un foglio di sughero invece che con del filo, che ha il vantaggio di non stringere mai sul giunto. Anche il sughero deve essere frequentemente ingrassato, altrimenti può seccarsi e rovinarsi; il foglio di sughero viene incollato in modo che possa essere rimosso nel caso lo si debba sostituire.

Lucidatura

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Un composto di cera di carnauba e vaselina in proporzione 1/1 è un buon lucidante per l'esterno del flauto. La cera di carnauba si può acquistare pura in fiocchi nei negozi che vendono prodotti per la cura e la lavorazione del legno. Dopo averla mescolata alla vaselina, si stende sulla superficie del flauto e si lucida con un panno morbido, in particolare attorno al foro di insufflazione.

Se si preferisce un sistema più semplice, si può utilizzare lo stesso olio applicato all'interno, aspettare che si assorba e lucidare.

Rialesatura e rettificazione della cameratura

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Per riportare il flauto nelle condizioni in cui era quando è stato costruito, cioè quando ancora l'umidità e l'uso non l'avevano alterato, è necessario l'intervento del costruttore, che provvederà a rettificare la cameratura interna. Alcuni pensano che questo intervento faccia parte della manutenzione fondamentale, altri invece ritengono che sia una pratica discutibile.

L'opinione dominante

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La maggior parte dei costruttori ritiene che la cameratura debba essere periodicamente rettificata per riportarla allo stato originale. Il legno cambia forma, soprattutto quando va incontro ai cicli di umidificazione ed essiccamento dovuti all'uso: la superficie interna può quindi deformarsi, e questa deformazione può ripercuotersi sull'intonazione dello strumento. La deformazione può anche essere minima, ma può comunque alterare le prestazioni del flauto. Il flautista potrebbe notare una certa rigidezza o poca flessibilità, avere problemi nell'ottenere un suono più forte o avere l'impressione che il suono sia "legnoso"; con un suono così grezzo è difficile suonare dolcemente. Dato che il flauto barocco permette per natura un'ampia variazione dell'intonazione, potrebbe essere difficile individuare i cambiamenti che hanno reso lo strumento intrinsecamente stonato; tuttavia, una sensazione di scomodità nel suonare può essere sintomo di problemi. Questi cambiamenti sono di solito graduali ed è quindi difficile notarli.

Tutti i costruttori hanno i propri sistemi per affrontare il problema. Generalmente si rettificano gli strumenti dopo aver terminato il rodaggio ed essere stati suonati regolarmente per 3-6 mesi. Dopo la rialesatura, il flautista deve seguire un altro rodaggio come se il flauto fosse nuovo. Solitamente queste operazioni raggiungono lo scopo voluto, sebbene lo strumento abbia in seguito bisogno di ulteriori interventi o per il semplice passaggio del tempo, o perché il legno non è stato adeguatamente stagionato a suo tempo, o ancora perché il tipo di legno richiede particolare cura (il bosso, ad esempio, è noto per questo motivo).

L'opinione minoritaria

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Un'opinione meno diffusa, come affermato dal costruttore Simon Polak, indica motivazioni contrarie alla rettificazione che non è possibile scartare a priori. Una trattazione completa si trova sul suo sito[9]. Polak ha osservato che i flauti da lui costruiti migliorano quanto più sono suonati. Per sua esperienza, i flauti che tornano al suo laboratorio dopo un anno di utilizzo suonano molto meglio rispetto a quando erano nuovi: "più aperti, più facili in tutto (non solo la terza ottava) e più caldi". Egli ritiene che se lo strumento migliora di per sé, non c'è ragione di apportare cambiamenti non necessari.

A supporto della sua idea, Polak fa un esempio immaginando l'ipotetica reazione di un famoso flautista possessore di un noto strumento originale del XVIII secolo alla proposta di rialesare il proprio strumento con utensili di cui esiste la prova che sono quelli originali utilizzati per quel flauto. È molto probabile che il flautista in questione, avendo trovato uno strumento con il quale si sente a proprio agio, rifiuti categoricamente questo tipo di operazione. Dato che pochi flautisti possiedono rari strumenti come questo, ciò può fornire uno spunto di riflessione agli altri flautisti quando sono messi di fronte alla scelta di rettificare o non rettificare.

Il messaggio di fondo di Polak è che la rettificazione dovrebbe essere fatta solo se inequivocabilmente necessaria e non come manutenzione standard; sarebbe perciò un'eccezione per molti flauti. In questo, cita Rachel Brown in The Early Flute: "Molti costruttori vogliono comprensibilmente rialesare lo strumento [...] ovviamente è una questione molto personale. [...] È mia modesta opinione che la cameratura cambi in base a come il flauto viene suonato e, se lo strumento funziona a dovere, è preferibile non alterarlo".

Regolazioni

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Regolazione del tappo

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Fra il foro di imboccatura e l'estremità chiusa del flauto c'è un tappo di sughero che può essere spostato per regolare l'intonazione del flauto[10]. Per coloro che sono portati per l'ingegneria, esistono varie regole per stabilire l'esatta posizione, delle quali uno dei parametri è il diametro. Queste regole possono però andare incontro a dei problemi:

  • Le variazioni di dimensioni della cameratura, del foro di imboccatura e dei fori per le dita sono talmente grandi fra un flauto e l'altro che non si può dare una misura valida per tutti.
  • La cameratura del flauto barocco è conica, larga nella testata e stretta nel fondo, quindi ci sono molti diametri fra cui scegliere. Molto spesso il calcolo della regola non coincide con la giusta posizione.
  • È sicuramente molto più facile posizionare il tappo dove il flauto "suona meglio" (su questo punto torneremo più avanti) che procedere per calcoli.

Lo scopo della giusta posizione del tappo è l'intonazione delle ottave del flauto le une con le altre[11].

Sistema mnemonico per posizionare il tappo cambiando un corpo

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Il tappo si spinge nella stessa direzione del cambio di lunghezza: una sezione più lunga allontana la parte terminale del flauto dalla testata, quindi il tappo deve essere spostato in avanti, verso il foro di imboccatura. Allo stesso modo, un corpo più corto avvicina la parte più stretta del flauto alla testata, quindi il tappo andrà spostato indietro, allontanandolo dal foro di imboccatura. Il regolatore del trombino si muove nella stessa direzione del tappo: se il corpo è più grande, si estrae, se il corpo è più piccolo, si inserisce più a fondo.

Messa a punto del tappo

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Se i sol delle prime due ottave sono troppo vicini (sol basso crescente, sol medio calante), si spinge il tappo verso il foro di imboccatura; se invece i due sol sono troppo distanti (sol basso calante, sol medio crescente), si allontana il tappo dal foro. Ripetere con i la delle prime due ottave. Come sistema mnemonico, si può pensare che le due note escono dall'estremità del flauto: se sono troppo vicine, bisogna "espanderle" spostando il tappo in avanti (come gonfiare un palloncino soffiandoci dentro), se invece sono troppo lontane bisogna "restringerle" allontanando il tappo dalla testata (come sgonfiare un palloncino aspirando aria).

Ognuno soffia in modo diverso dagli altri

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Qualcosa nel flauto sarà comunque stonato: la cosa migliore da fare è cercare il compromesso migliore con le note meno stonate. Con ogni strumento che si suona per la prima volta dopo un restauro o una riparazione bisogna assicurarsi prima di tutto che i sol, i la e i si siano in qualche modo intonati. I re sono spesso inaffidabili, dal momento che quello basso è talvolta calante e non intonato con quello medio. È necessario provare a coprire o scoprire di più il foro di imboccatura con diverse pressioni dell'aria e cercare in che modo lo strumento risponde meglio. Nel passato esisteva una sorta di regola empirica secondo la quale la distanza fra il tappo e il centro del foro di imboccatura doveva essere la stessa del diametro della testata; sembra però che non funzioni sulla maggior parte dei flauti e che la posizione ottimale sia ben più ampia del diametro della testata.

Tappo e grado di copertura del foro

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La maggior parte dei flautisti attuali non posiziona il tappo abbastanza lontano perché scopre di più il foro di imboccatura rispetto alla media nel XVIII secolo: questo rende il registro basso calante e quello acuto crescente. Per compensare, il tappo viene posizionato più in fuori, rendendo però l'emissione del registro acuto più difficile. Si dovrebbe invece spostare in avanti il tappo e coprire di più il foro (o ruotare in dentro le testata) per stringere le ottave e, nello stesso tempo, facilitare l'emissione della terza ottava.

Posizionamento del regolatore del trombino

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Per prima cosa assicurarsi che il tappo sia nella giusta posizione, quindi suonare il re acuto con la posizione -23456- e poi con -23---+. Se la prima è crescente, estrarre un po' il regolatore, se cala inserirlo. Funziona perché la prima diteggiatura utilizza l'intera lunghezza del flauto. Se è crescente, estrarre il regolatore allungherà il flauto abbassando l'intonazione e viceversa.

Posizione del trombino

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In alcuni flauti, specialmente quelli in tre parti del tipo Hotteterre, può essere difficile posizionare il trombino in modo tale che la chiave possa essere raggiunta comodamente senza interferire con il sesto foro. Questo può accadere se il mignolo destro è steso sulla chiave oppure se ci si stende sopra dopo averla premuta da curvo. Se succede, può essere necessario ruotare il trombino in fuori, per permettere al dito di raggiungere la chiave, ma in questo modo si intralcerebbe la chiusura del sesto foro. La soluzione migliore potrebbe essere curvare il mignolo premendo la chiave con la punta. Si può anche ruotare il trombino in dentro, allontanando la chiave dal sesto foro. Inoltre, se il mignolo rimane curvo, muovendo solamente l'articolazione che unisce il dito alla mano le diteggiature che richiedono la chiave necessiteranno di meno movimento e saranno più pronte.

  1. Si può essere anche più prudenti nel caso di legni non molto densi; il bosso, ad esempio, sebbene molto popolare, è più soggetto a incurvarsi rispetto ai legni più densi.
  2. http://www.gruk.net/lars/rodflutecare.html
  3. Janice Dockendorff-Boland, Method for the One-Keyed Flute: Baroque and Classical, University of California Press, Berkeley, CA, 1998.
  4. http://www.baroqueflute.com/
  5. Johann Georg Tromlitz, The Virtuoso Flute-Player, traduzione inglese di Ardal Powell, Cambridge University Press, 1991.
  6. È sufficiente applicarlo una volta al mese, utilizzando solo la quantità necessaria per rivestire l'interno dello strumento; lasciarlo quindi assorbire per due ore e rimuovere l'eccesso con un panno fissato a un bastoncino.
  7. Per questo motivo il filo di cotone, che si restringe con l'umidità, non è una scelta adatta.
  8. Method for the One-Keyed Flute, op. cit.
  9. http://www.earlyflute.com/pages/reboring.html
  10. L'intonazione dello strumento stesso, non con altri strumenti. Nel momento in cui il tappo è nella giusta posizione, si può estrarre un po' la testata per abbassare un flauto che è crescente rispetto ad altri strumenti. Tuttavia, non è possibile estrarre la testata oltre una certa misura perché questo altera il profilo della cameratura rendendo il flauto sempre più difficile da suonare. Se lo strumento è invece basso rispetto ad altri, le uniche possibilità sono utilizzare l'imboccatura per alzare l'intonazione, far accordare gli altri sul flauto oppure, se il flauto è in quattro pezzi, sostituire il corpo della mano sinistra con uno di lunghezza inferiore. L'ultima opzione non è valida come un tempo, dal momento che la maggior parte dei flauti barocchi costruiti oggi offrono poca scelta per il secondo corpo (di solito una delle seguenti: 440 Hz, 430 Hz, 415 Hz, intorno a 410 Hz e 392 Hz).
  11. O almeno il più possibile. Come il corno naturale (o corno francese, come si preferisce), il flauto barocco richiede molti aggiustamenti dell'intonazione. Inoltre, essere "intonati" non significa seguire il moderno temperamento equabile e certe note che nel sistema moderno sarebbero considerate stonate posseggono uniche caratteristiche proprie. Queste variazioni di carattere fra una nota e l'altra e fra una tonalità e l'altra sono la ragione per cui il traversiere e il corno hanno mantenuto molti sostenitori anche dopo la comparsa di strumenti "migliorati". Questi nuovi strumenti hanno uniformato il timbro e l'intonazione fra le note e fra le tonalità, ma nello stesso tempo ne hanno anche causato la perdita dell'individualità.