Finnegan's Wake
"Finnegan's Wake" è una ballata popolare tradizionale irlandese, famosa già intorno al 1850 nella tradizione comica del "music-hall", durante il periodo vittoriano, e per essere stata la base su cui è strutturato uno dei capolavori di James Joyce, il "Finnegans Wake".
Traduzione
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Tim Finnegan lived in Walkin Street |
(IT) «
Tim Finnegan viveva in Walkin Street, |
Riassunto
modificaIl manovale Tim Finnegan, nato con "un grande attaccamento ai liquori", perde conoscenza perché ha bevuto troppo: cade la testa e si frattura il cranio. Viene portato a casa, e, al suo capezzale, la moglie e gli amici lo credono morto. Nella stanza scoppia una lite, e un bicchiere di whisky finisce sul corpo di Tim, facendolo rinvenire.
Analisi metrica
modificaLa struttura della ballata riproduce lo schema tipico delle "ballad stanzas" della tradizione nordeuropea.
Significati e simboli
modificaLa veglia funebre, nella quale succede di tutto, rappresenta simbolicamente il ciclo della vita. Nella parabola della storia, Tim Finnegan voleva "salire al mondo", si alza al mattino (nascita), sale sulla scala (crescita), ne precipita (caduta-morte) e infine risuscita (rinascita).
Il nome tipicamente irlandese di Finnegan, scomponibile nell'espressione "Finn-again" ("di nuovo Finn", ovvero il "ritorno di Finn"[4]), rappresenta la proiezione del mitico Fionn mac Cumhaill (o MacCool, MacCumhal = Figlio di Cumhal), fondatore e capo dei Fianna, ossia i feniani, i guerrieri dell'antica Irlanda, ai quali si ispirarono i nazionalisti irlandesi per dare nome al loro movimento di liberazione nazionale dalla dominazione inglese.[5]
Secondo la leggenda del ciclo ossianico (il bardo Ossian era figlio di Finn/Fionn), quando Fionn Mac Cumhaill cadde, la sua testa formò il promontorio di Howth (Howth Head o Howth Castle), il suo corpo occupò la sponda settentrionale del fiume Liffey, su cui venne eretta la città di Dublino, ed i piedi si trovavano a Phoenix Park, all'estremità nord-occidentale della città. Il gigante, secondo la credenza popolare, dorme, ma si desterà un giorno per soccorrere la sua gente.[5]
La parola "whisky", che deriva dal gaelico uisce beatha (IPA: [ˈiʃkʲə ˈbʲahə]), significa "acqua della vita", come l'espressione latina aqua vitae; mentre la parola "wake" (it. "veglia", ma anche "risveglio") rappresenta simbolicamente sia il "passaggio" che la "resurrezione".
Nel titolo del suo romanzo ispirato alla ballata, Joyce rimosse l'apostrofo del genitivo sassone, per suggerire una sorta di molteplicità di "Finnegan", facendolo diventare un sostantivo plurale, intendendo così nei Finnegan l'umanità che cade, che veglia e risorge.
Linguaggio
modificaNel testo ci sono molti termini inglesi rari:
- brogue - accento irlandese
- hod - strumento per trasportare i mattoni
- tippler - ubriacone; il termine inglese più diffuso è drunkard
- craythur - whisky; a drop of the craythur è un'antica espressione irlandese per un po' di whisky
- Whack fol the dah - vocalizzo, tecnicamente detto lilting, diffuso nella tradizione canora di certe regioni della Irlanda e della Scozia
- trotters - piedi
- full - ubriaco
- mavourneen - tesoro mio
- hould your gob - taci
- belt in the gob - pugno in bocca
- Shillelagh law - rissa
- ruction - lotta
- bedad - espressione di sorpresa
- Thanam 'on dhoul - la tua anima al diavolo
L'ultima parte della canzone, dove Tim Finnegan dice: "D'ainm an diabhal", significa: "Nel nome del diavolo", e viene dal gaelico.
Note
modifica- ↑ (edilizia) recipiente metallico a forma di cono tronco con due manici alle estremità usato da operai edili, carpentieri e chiunque altro si accinga a mescolare, impastare o sciogliere materiali usati in edilizia
- ↑ Espressione traducibile con l'equivalente italiano: "trallallà"
- ↑ In gaelico sail éille, è un tipico bastone da passeggio di legno della tradizione irlandese, in questo contesto Shillelagh Law si riferisce al significato di rissa con mazze e bastoni
- ↑ Il termine Fionn o Finn, attualmente utilizzato come soprannome, in gaelico significa "biondo", "bianco", o "luminoso".
- ↑ 5,0 5,1 Giorgio Melchiori, Introduzione a Finnegans Wake, in James Joyce, Finnegans Wake, Milano, 1982
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