Filosofia del diritto/Giustizia legale
La giustizia in generale
modificaCi sono dei valori, beni che solo il diritto può assicurare? La giustizia. Noi vogliamo un ordine sociale giusto; se è ingiusto è per le imperfezioni umane. I romani definivano il diritto ius boni et iusti. Per la morale la giustizia è una delle quattro virtù cardinali, per la religione riguarda dio (teodicea), se ne occupa anche la politica … La giustizia fondamentalmente riguarda l’azione e indirettamente le persone e le regole. Dobbiamo distinguere la giustizia dalla correttezza (azione appropriata al fine).Se il fine è giusto, da esso traiamo la giustificazione di un’azione, ovvero possiamo trovare ragione per agire in un modo concreto.
Giustizia legale o giuridica
modificaSecondo il diritto, un’azione è giusta se conforme ad una regola valida. Chiarisce il profilo della correttezza, ma non della giustizia del fine (ovvero la giustizia della regola). La giustizia in generale vuol dire rendere a ciascuno il suo. Si compone di tre elementi:
- l’alterità (unica virtù che pretende l’altro) comunicazione-cooperazione
- Debitum, il dovuto, l’oggetto della giustizia, ciò che devo dare all’altro dovere
- Criterio del giusto: uguaglianza, principio formale del “trattare in modo eguale tutti” siamo di valore eguale anche se di fatto diseguali/trattati egualmente. L’uguaglianza sostanziale sembra tutelata solo in alcune politiche di solidarietà, ma nasce proprio dall’eguaglianza formale, attraverso il principio di ragionevolezza.
La giustizia ha una funzione di misura, criterio di valutazione dell’azione. Commisurazione dei rapporti intersoggettivi. Nella giustizia si realizza il riconoscimento dell’altro come equivalente ma diverso, attraverso il p. della ragionevolezza. La giustizia è in sentimento. Kelsen”giustizia ideale irrazionale”, si è perciò scritto poco sulla giustizia. Ma il sentimento può rivelarci ragioni nelle nostre azioni che l’intelletto non vede. Quindi bisogna coniugare ragione e sentimento. Il concetto di giustizia legale è imperfetto (anzi può portare ad una moltiplicazione di atti ingiusti) ma è alla base del principio di legalità. Diritto come tecnica per la giustizia legale (ma è anche fine!). La giustizia correttiva riguarda rapporti volontari non rispettati, o involontari in cui bisogna riparare il danno. Questa giustizia presuppone le spettanze, o poteri (in sintesi il diritto). Si riteneva propria del diritto.
La giustizia distributiva riguarda un bene comune che deve essere distribuito prima del diritto, ex ante. Solo dopo acquisto dei diritti sul bene. I criteri di ripartizione sono diversi a seconda del bene (diritti e doveri): un criterio egualitario sarebbe ingiusto riguardo alle tasse. È una giustizia politica perché prende decisioni. Questa distinzione fra diritto e politica non è corretta perché le due giustizie sono collegate fra di loro (e spesso ci sono situazioni in cui si rincorrono). Per esempio nella bancarotta
Oggi anche nelle società occidentali ai procedimenti di giustizia si sostituiscono elementi di mediazioni, tipici del mondo orientale, dove obiettivo del diritto è la pacificazione. Nel diritto penale e minorile le forme di mediazione giuridica si allontanano dai poli di giusto e sbagliato e mirano alla pace sociale. Società del rischio, in cui abbiamo bisogno di assicurazioni : noi vogliamo tutelarci dai rischi, creati soprattutto da noi in situazioni non essenziali. Vogliamo trasferire ad altri le responsabilità dei rischi assunti ma anche miei diritti. Il diritto guarda alla giustizia dell’azione, senza guardare all’animo. La giustizia come virtù in questo senso forse è immorale, ma necessario. Per Aristotele un atto è giusto se compiuto da un uomo giusto. Quest’idea è tipica di una società omogenee. Nella nostra epoca è necessaria una configurazione oggettiva della giustizia come norma. La giustizia politica è inerente alle istituzioni e non alle singole situazioni. Rawls rompe la tradizione emotivi sta della giustizia nel 1971 con “una teoria della giustizia”, rianimando il dibattito sulla possibilità di una giustizia politica. Rawls parla di giustizia come equità, ragionevolezza (fairness), correttezza. Ci troviamo in una società pluralista (concezioni diverse sui massimi sistemi): ciò ci obbliga a una mera sopportazione reciproca? Essendo un contrattualista, compie un esperimento mentale in cui i fondatori della società devono creare delle istituzioni giuste, nell’ignoranza della posizione che ricopriranno nella società futura. Nella posizione originaria accetteranno solo regole ragionevoli per qualunque condizione futura (come fecero i padri pellegrini alla volta di New England), caratterizzate da reciprocità e cooperazione. Gli individui devono essere trattati da liberi ed eguali, qualsiasi miglioramento dei più ricchi sarà accettato solo se porterà un miglioramento eguale per i più poveri (criterio della differenza).
La giustizia è dare a ciascuno ciò che gli spetta di diritto. Il diritto soggettivo è un legame di spettanza fra il soggetto e il bene. I romani non avevano il concetto pieno di diritto soggettivo, perché usavano il termine “iura” per indicare un insieme di situazioni personali (anche sfavorevoli). Per noi i diritti sono momenti di affermazione del soggetto, per questo sono in generale umani. Quindi soltanto il concetto di uomo ci può dire cosa è favorevole. Negli stoici, Socrate, Aristotele, Platone vi era l’idea che i beni della terra appartenessero a tutti, indipendentemente dal proprio credo. Originaria proprietà comune delle cose. Come si passa da una spettanza comune dei beni al regime attuale di divisione, in maniera giuridica, ragionevole? Ugo Grozio (giurista olandese del ‘500, fondatore del diritto internazionale col “de iure belli ac pacis”) sostiene che all’origine c’è qualcosa che possediamo: il corpo e beni spirituali che costituiscono un piccolo patrimonio personale sul quale abbiamo un diritto. Il rapporto che si instaura fra l’io e il mio è di disponibilità: il soggetto ha facultas moralis o potere morale di disposizione della res, e suscita obblighi negli altri. Il diritto soggettivo quindi è un potere morale sugli altri in relazione alle cose. Se io ho diritto al mio corpo ho anche diritto a tutto ciò che è collegato al mio suum. Tutto ciò è fondamentale a mantenere il mio patrimonio personale e oggetto di mio diritto. Fa sorgere dei titoli validi per poter rivendicare una cosa come mia (Che prima avevano tutti), che si ottengono partendo dal titolo valido del “suum”. Bisogna ribadire che il riconoscimento del titolo valido per la spettanza è la questione centrale in questo dibattito.
Come faccio a dire che un’azione è mia? Se compio un’azione utile nei confronti tuoi, è anche tua. Quindi l’idea del diritto di proprietà è originari e tra proprietà e libertà per Grozio c’era uno stesso rapporto. Il carattere matrimoniali stico del diritto soggettivo sulle azioni. Allora posso vendere le mie azioni, il mio potere morale sulla cosa: alienatio particulae nostrae libertatis. Quindi la liberta è alienabile. Quindi questa concezione non si applica ai diritti umani, oggi (prima si inseriva nel dibattito sulla schiavitù). Far corrispondere forzatamente il diritto mio al dovere tuo è compito dello Stato, fondato su un patto sociale tra proprietari (individualismo possessivo). Il diritto di proprietà è un diritto perfetto, perché fa corrispondere al diritto un dovere. Quindi non solo Dio crea obblighi morali, ma anche la società, e sono obblighi immanenti.