Il dipinto, acquistato nel 1964, proviene da una raccolta privata.

Le vedute del naviglio furono tra i soggetti milanesi più frequentati dagli artisti nella seconda metà dell’Ottocento, fino a configurarsi come luoghi rappresentativi del capoluogo lombardo. Secondo una prassi consolidata, Mantovani osserva e registra il paesaggio urbano attraverso l’esempio di altri pittori, scelti soprattutto tra i vedutisti ottocenteschi, per realizzare una rievocazione pittoresca e nostalgica della città. A questi temi l’artista aveva legato la sua fortuna commerciale e la sua affermazione sulla scena artistica locale, come attestano le numerose vedute di San Babila, del Verziere, di Piazza Mercanti, del Duomo della Collezione Rivolta (oggi conservate presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano) che tracciano il suo percorso a partire dagli anni Trenta.

L’opera in Collezione, datata 1951, appartiene alla fase tarda della vicenda artistica del pittore contraddistinta dalla ripetitività dei soggetti, dall’adozione di una materia leggera e liquida, con esiti vicini all’acquerello, e dal gesto pittorico progressivamente più sciolto, a tratti disordinato, che giunge fino ad annullare il disegno in una visione sfuocata. Questa evoluzione stilistica coincide con la ripresa dell’attività espositiva, sospesa dal 1943 fino al 1953, quando Mantovani partecipa all’Esposizione Nazionale d’Arte Biennale di Brera e della Permanente con un dipinto, Visione di Venezia, che appartiene alla folta produzione di vedute lagunari della maturità. In seguito alla sua scomparsa, nel 1957, la XX Biennale Nazionale di Milano ospita il suo dipinto La Galleria Vittorio Emanuele di Milano.