Il dipinto è entrato in Collezione dal mercato antiquario nel 1987. La veduta ritrae con puntualità quasi calligrafica una piazzetta chiusa su tre lati da antiche facciate punteggiate di stemmi antichi, clipei romani, cartigli barocchi ed edicole sacre alternati ai tendaggi colorati delle abitazioni popolari, in un libero accostamento che suggerisce il perpetuarsi della vita cittadina attraverso i secoli. Attorno alla monumentale fontana settecentesca, tra le testimonianze antiche, si riunisce il popolo minuto, impegnato nelle attività quotidiane; coniugando la tradizione della veduta prospettica di luoghi monumentali alla scena di genere il pittore impiega una soluzione che godette di grande fortuna fino all’ottavo decennio dell’Ottocento.

La veduta è certamente ritratta dal vero in occasione dei frequenti spostamenti dell’artista, artefice di un vasto repertorio di paesaggi lombardi, vedute lacustri, scorci delle Prealpi, del litorale veneto e di quello napoletano con il quale partecipa alle esposizioni annuali di Belle Arti di Brera dal 1850.

Una recente ipotesi critica ha proposto per l’opera una datazione attorno agli anni Ottanta collocando il dipinto all’interno della produzione matura dell’artista. La raffinata tecnica pittorica, rifinita e accurata, e l’atmosfera dorata della scena contro il cielo azzurro smaltato sembrerebbero rimandare, invece, all’attività di Calvi degli anni Cinquanta. Superate le sue prove d’esordio, ancora contraddistinte da qualche incertezza nella griglia prospettica, nel decennio successivo l’artista acquista una sicura abilità da pittore prospettico in opere come Via Cappello a San Sebastiano del 1850 (Verona, Fondazione Cariverona) [1] e Piazza Duomo a Milano del 1856, recentemente ricomparso sul mercato antiquario. Ancora alla metà del sesto decennio le sue tele rivelano la stretta dipendenza dai modelli e dalle sperimentazioni sulla luce di Giuseppe Canella, in opere come Piazza delle Erbe a Verona del 1854 (Verona, Collezione del Banco Popolare), e di Carlo Ferrari, popolare autore di vivaci vedute di città venete di carattere aneddotico e bozzettistico, tra le quali anche Asta presso porta Borsari a Verona o Doni alla patria in Collezione.

A questi riferimenti rimanda la tela in Collezione sia nella scelta luministica, sia nell’impostazione prospettica del dipinto, molto distante dall’inteso naturalismo e dalla rapida e corposa pittura di tocco che segnano il rinnovamento dell’attività dell’artista dalla fine degli anni Settanta. Un percorso avviato sulla spinta della critica all’interno dello stesso repertorio tematico di paesaggi lacustri e vedute cittadine di grande successo commerciale, riproposto fino agli anni Novanta all’Esposizione di Belle Arti di Genova, ben testimoniato in Collezione da Veduta della Brianza e Brughiera Lombarda.