Economia aziendale per le superiori/Aziende di erogazione, azienda dello Stato ed enti locali

Indice del libro

Aziende di erogazione modifica

Le aziende di erogazione in genere modifica

I fondamenti modifica

L'attività svolta dall'uomo per ottenere il soddisfacimento dei propri bisogni è detta attività economica.

All'interno dell'attività economica si distinguono due momenti fondamentali: la produzione ed il consumo. Entrambi questi momenti sono realizzati secondo il principio del minimo mezzo ossia l'ottenimento del massimo risultato con il minor utilizzo possibile di mezzi. In origine sia il momento della produzione che quello del consumo erano realizzati all'interno della stessa unità economica: l'azienda familiare, ad esempio, produceva direttamente i beni di cui aveva bisogno.

La diversificazione dei bisogni e l'ampliamento delle dimensioni del lavoro, poi, resero inadeguato il modello familiare ed imposero la divisione dei due momenti.

Il momento della produzione fu quindi prerogativa di aziende il cui scopo era quello, appunto, di produrre beni e servizi; alle famiglie, ovvero alle aziende di erogazione, era destinato il momento del consumo di tali beni e servizi per il soddisfacimento dei bisogni dei propri membri.

Ovviamente la distinzione di compiti tra aziende di produzione e le aziende di erogazione non può mai essere così netta e precisa; si pensi, tanto per fare un esempio, alla piccola impresa familiare che utilizza, per il soddisfacimento dei propri bisogni, parte dei beni prodotti.


Finora si è parlato di famiglie, come esempio più diretto di azienda di erogazione, ma tale concetto deve essere allargato anche alle varie forme di associazionismo istituzionale (lo Stato, i Comuni...) e privato (associazioni, circoli, sodalizi...).

Nella grande varietà di soggetti, in ogni caso resta ferma e comune a tutti la finalità delle aziende di erogazione: il soddisfacimento diretto dei bisogni dei propri componenti; bisogni che possono essere individuali (vitto, alloggio, vestiario) per le famiglie, o collettivi (difesa, istruzione, sanità...) per le aziende di erogazione come lo Stato.

Altra caratteristica che resta comune a tutte le varie forme di azienda di erogazione, è l'acquisizione dall'esterno, ossia dalle aziende di produzione, dei beni e dei servizi necessari; talvolta si possono osservare aziende di erogazione che producono parte dei beni e servizi di cui hanno bisogno, ma tale attività di produzione riveste un'importanza marginale.

Classificazione modifica

Le aziende di erogazione, proprio perché sono molto varie e diversificate, possono essere classificate secondo diversi punti di vista.

Se si prende in considerazione il rapporto fra l'attività di erogazione rispetto a quella di produzione, si possono distinguere due tipologie:

  1. aziende di erogazione pura - non si osserva alcuna forma di attività produttiva. L'esempio più classico può esserre quello dei circoli ricreativi, che basano la loro attività sul contributo finanziario volontario da parte dei soci iscritti.
  2. aziende composte a fine erogativo - l'attività prevede, a fianco di quella erogativa, anche la produzione di beni o servizi. In questo tipo di aziende le attività di produzione sono finalizzate alla realizzazione delle attività di erogazione. Le aziende familiari o le aziende dello Stato, possono rappresentare un valido esempio di questa tipologia.

Dal punto di vista della natura del soggetto giuridico, si possono individuare due tipologie:

  1. aziende private: il soggetto è una persona giuridica privata. All'interno di questa classificazione si possono distinguere ulteriori categorie:
    • aziende familiari: il bisogni dei componenti della famiglia (vestiario, alloggio...) sono soddisfatti tramite i mezzi messi a disposizione grazie al lavoro di uno o più componenti presso altra azienda, oppure tramite la gestione di un'impresa. Alcuni operano ulteriori distinzioni, in questa categoria, in considerazione della provenienza dei mezzi: vengono così definite "aziende signorili" quelle aziende familiari nelle quali i mezzi di soddisfacimento dei bisogni derivano dai frutti di un patrimonio, e "aziende domestiche" quelle dove i mezzi derivano da lavoro di uno o più componenti. Di fatto, molto spesso, ci si trova di fronte a casi "misti" dove i frutti derivanti da un patrimonio affiancano i mezzi procurati con il lavoro; una tale azienda è denominata "domestico-patrimoniale".
    • associazioni private sorte dall'iniziativa di più persone (fisiche e giuridiche) che intendono così soddisfare bisogni specifici e collettivi. È il caso delle associazioni cultural, i cui mezzi derivano dai contributi dei soci.
  2. aziende pubblice di erogazione: fanno capo ad un soggetto giuridico pubblico, appositamente create per il soddisfacimento di bisogni collettivi di pubblico interesse (istruzione, sanità...). Anche all'interno di questa categoria, peraltro quantomai vasta e diversificata, si possono operare distinzioni:
    • azienda dello Stato
    • azienda di enti locali, create a seguito del trasferimento di funzioni dallo Stato agli enti locali per il soddisfacimento dei bisogni della collettività locale.
      Tanto per lo Stato quanto per gli enti locali, i mezzi derivano dai tributi versati dai cittadini; in qualche caso i mezzi derivano dall'esercizio di attività produttive (es. le aziende municipalizzate del latte...)
    • aziende di enti pubblici istituzionali, finalizzate al soddisfacimento dei bisogni di determinate categorie di persone a prescindere dal territorio a cui appartengono. Fanno parte di questa tipologia le IPAB (Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza) e gli enti di particolare utilità pubblica dotati di personalità giuridica di diritto pubblico (INPS, INAIL...). I mezzi derivano da contributi e dal patrimonio fruttifero, talvolta anche dalla produzione di beni o servizi.

Se si prende come parametro, invece, la modalità e lo scopo della loro costituzione, le aziende di erogazione si possono distinguere in:

  1. corporazioni, che si fondano su una collettività di persone che contribuiscono al finanziamento;
  2. fondazioni, aziende di erogazione dotate di personalità giuridica di diritto pubblico, i cui mezzi derivano da un patrimonio vincolato, per legge, al raggiungimento dello scopo specifico per cui esse furono create.

Un'altra possibilità di classificazione, analoga a quella adottata per le aziende di produzione, divide le aziende di erogazione in base alle dimensioni. Si possono dunque avere aziende piccole, medie e grandi. I parametri adottati per stabilire le dimensioni possono essere vari: generalmente le dimensioni di un'azienda vengono stabilite in base al numero di dipendenti, alla consistenza del patrimonio o al numero di persone che beneficiano dei servizi.

La gestione delle aziende di erogazione modifica

Con il termine gestione si intende il complesso di operazioni volte al raggiungimento dello scopo per cui un'azienda in genere è stata creata. Nel caso specifico delle aziende di erogazione, la gestione mira alla raccolta dei mezzi ed al loro utilizzo per il raggiungimento dei fini preposti, che sono il soddisfacimento dei bisogni.

Per ragioni, sia pratiche che giuridiche, la gestione di una azienda viene divisa in esercizi, ciascuno della durata di un anno, e coincidenti con l'anno solare.

Nelle aziende pubbliche, gli esercizi sono denominati esercizi finanziari a sottolineare l'importanza rivestita dall'aspetto finanziario della gestione.

Gli aspetti finanziari della gestione delle aziende di erogazione modifica

La gestione comporta lo svolgimento di una serie di operazioni che interessano i flussi monetari in entrata (riscossione) ed in uscita (pagamenti).
Naturalmente ogni flusso in entrata deve essere preceduto a monte dal diritto in capo all'azienda a riscuotere, così come a monte di un'uscita deve sorgere l'obbligo di pagare.

Nelle aziende pubbliche, sulla base di quanto detto sopra, si distinguono, relativamente ai flussi monetari in entrata ed in uscita, più fasi, legate soprattutto al fatto che nelle aziende pubbliche la gestione deve essere preceduta dal bilancio di previsione.

Per quanto concerne le entrate, si possono distinguere le seguenti fasi:

  1. la previsione: il bilancio di previsione determina l'ammontare presunto dell'entrata.
  2. l' accertamento: il momento in cui sorge in capo all'azienda il diritto a riscuotere, da un determinato soggetto, un determinato importo per un determinato motivo.
  3. l' autorizzazione a riscuotere: si tratta di un atto interno alla struttura aziendale, il cui scopo è soprattutto quello di controllare i flussi monetari negli uffici incaricati alle riscossioni, come ad esempio la Tesoreria. Il documento che ordina al tesoriere di introitare l'entrata è chiamato ordine di riscossione.
  4. la riscossione: l'introitamento della somma, e la conseguente estinzione del credito.
  5. il versamento: è la fase che si ritrova in talune aziende, dove la riscossione materiale del credito non viene effettuata dall'ente in maniera diretta, ma è affidata ad un soggetto esterno, il quale, una volta riscossa la somma, provvede al suo versamento nelle casse dell'ente. È il caso, ad esempio, dei comuni che affidano a dei concessionari la riscossione delle tasse relative alla raccolta dei rifiuti urbani.

Per quanto riguarda invece le uscite, le fasi sono:

  1. la previsione: il bilancio di previsione quantifica l'importo presunto delle spese che si sosterranno nel corso dell'esercizio finanziario.
  2. l'impegno: si ha nel momento in cui sorge, per l'azienda, l'obbligo giuridico di pagare una determinata somma ad un determinato soggetto.
  3. la liquidazione: questa fase, molto spesso, coincide con quella dell'impegno; ne è separata nel caso in cui, al momento dell'impegno, non è possibile determinare con precisione l'importo o il creditore. Questo può essere la situazione, ad esempio, che si verifica al momento di indire un bando di gara d'appalto, in quanto fino al completo espletamento delle procedure concorsuali non è possibile stabilire chi è il vincitore, cioè il creditore, né la somma esatta, che deriva dall'offerta presentata.
  4. l' ordinazione: l'atto interno di segno opposto all'autorizzazione a riscuotere vista per le entrate. Il documento è chiamato ordinativo o mandato di pagamento.
  5. il pagamento: è l'esborso materiale della somma con la conseguente estinzione, per l'azienda, dell'obbligo giuridico di pagare.

Le fasi dell'entrata e dell'uscita, sono state descritte sopra come separate e distinte; in realtà, molto spesso alcune fasi avvengono simultaneamente, come è stato accennato per la fase dell'impegno e quella della liquidazione.

I residui attivi ed i residui passivi modifica

È abbastanza normale che non tutte le entrate accertate verranno poi riscosse, e non tutte le entrate riscosse verranno versate dal tesoriere entro l'esercizio finanziario. Stesso discorso vale anche per le uscite.

Al termine dell'esercizio finanziario, l'ammontare complessivo delle entrate accertate ma non riscosse costituisce residuo attivo, mentre l'ammontare complessivo delle uscite impegnate ma non pagate costituisce residuo passivo. (Nel corso dell'esercizio finanziario, invece, tali importo vengono rispettivamente chiamati crediti e debiti di bilancio).

Riepilogando:

  1. i residui attivi sono calcolati al termine dell'esercizio finanziario sommando:
    • tutte le entrate accertate ma non riscosse
    • tutte le entrate riscosse man non versate
  2. i residui passivi sono calcolati al termine dell'esercizio finanziario sommando:
    • tutte le uscite impegnate ma non liquidate
    • tutte le uscite liquidate ma non ordinate
    • tutte le uscite ordinate ma non pagate

Il risultato finanziario modifica

Tutte le entrate accertate e tutte le uscite impegnate nel corso di un esercizio finanziario sono dette rispettivamente entrate e uscite di competenza.

Di contro le entrate riscosse e le uscite pagate sono dette entrate e uscite di cassa.

La differenza tra le entrate e le uscite determina il risultato finanziario. In base al confronto fra entrate e uscite, si possono determinare naturalmente tre diversi tipi di risultato finanziario:

  1. Entrate e uscite di competenza (confronto fra accertamenti e impegni)
    • avanzo finanziario di competenza (E > U)
    • pareggio finanziario di competenza(E = U)
    • disavanzo finanziario di competenza (E < U)
  2. Entrate e uscite di cassa (confronto fra riscossioni e pagamenti)
    • avanzo finanziario di cassa (E > U)
    • pareggio finanziario di cassa(E = U)
    • disavanzo finanziario di cassa (E < U)

Naturalmente i due risultati possono non coincidere, quando a fine esercizio ci sono dei residui, attivi o passivi che siano. Inoltre durante un esercizio finanziario si possono verificare riscossioni e pagamenti su accertamenti e impegni effettuati nel corso di esercizi finanziari precedenti; si parla, in questo caso di riscossioni e pagamenti in conto residui, distinti dalle riscossioni e pagamenti in conto competenza, che ovviamente si verificano durante lo stesso esercizio finanziario in cui si sono verificate i relativi accertamenti e impegni.


È regola fondamentale che in una azienda di erogazione si verifichi l'equilibrio finanziario, cioè il pareggio finanziario di competenza. Il disavanzo e l'avanzo sono anomali:

  1. il disavanzo, perché crea uno squilibrio finanziario in quanto l'ente ha impegnato più di quanto ha accertato; si crea quindi una situazione debitoria, in quanto per far fronte agli impegni presi si deve ricorrere a fonti di finanziamento esterne;
  2. l'avanzo, perché le risorse finanziarie di cui l'ente dispone sono finalizzate alla realizzazione di programmi di soddisfacimento dei bisogni; un utilizzo parziale di tali risorse significa che uno o più obiettivi non sono stati raggiunti. In questo caso non si è di fronte ad un risparmio, e quindi un merito per l'amministrazione, ma ad un caso di inefficienza, il cui grado è tanto più grave quanto più alto è l'avanzo.

Al termine dell'esercizio finanziario, oltre a determinare i residui attivi e passivi ed i risultati finanziari di competenza e di cassa, si deve procedere anche a determinare il fondo cassa ed il fondo di amministrazione.

Il fondo cassa è dato dalla somma della consistenza iniziale della cassa e delle riscossioni detratti i pagamenti effettuati. Naturalmente questo risulto, proprio perché considera flussi monetari concreti, non può essere mai negativo (non è possibile effettuare pagamenti quando la cassa è pari a zero). Unica eccezione si ha quando l'ente si avvale di un servizio di tesoreria esterno, che può anticipare delle somme di denaro.

Il fondo di amministrazione (detto anche avanzo o disavanzo di amministrazione a seconda del segno) è dato dalla somma algebrica del fondo cassa, dei residui attivi e dei residui passivi determinati alla chiusura dell'esercizio finanziario. La determinazione del fondo di amministrazione viene esplicata in un prospetto detto situazione finanziaria. Il fondo di amministrazione riveste un ruolo fondamentale per la comprensione dello stato finanziario dell'azienda: infatti esso commisura la capacità dell'azienda di fare fronte ai debiti con il fondo cassa e con i residui attivi; inoltre il fondo di amministrazione può essere riportato al successivo esercizio finanziario permettendo di effettuare impegni oltre gli accertamenti previsti, senza determinare scompensi finanziari.

Gli aspetti economici della gestione modifica

Sotto il punto di vista economico, la gestione viene esaminata prendendo in considerazione l'origine delle entrate e le cause delle uscite, e gli effetti che i flussi finanziari hanno sulla situazione del patrimonio.

Nelle aziende di erogazione, le entrate possono essere costituite da:

    • proventi di varia natura e denominazione (dipende dal tipo di azienda di erogazione): stipendi percepiti per attività di lavoro dipendente presso aziende terze; proventi dall'esercizio di libere professioni; contributi volontari; contributi obbligatori (entrata tipica dello Stato); redditi da imprese appartenenti all'azienda; redditi provenienti dai beni patrimoniali.
    • finanziamenti: mutui, prestiti ecc. Si accede ad un finanziamento principalmente per poter far fronte ad uno squilibrio finanziario dell'azienda o per la realizzazione di programmi non rientranti in quelli normalmente erogati dall'azienda.
    • estinzione di crediti verso terzi
    • vendita di beni siano essi parte del patrimonio fruttifero o beni d'uso.
    • riscossioni conto terzi, ossia le somme di denaro percepite dall'azienda per conto di altro soggetto. L'esempio più classico può essere rappresentato dalle ritenute fiscali e previdenziali operate sugli stipendi dei dipendenti, che però devono essere versate dall'azienda all'ente assistenziale di competenza ed all'Erario.

Le uscite, invece, sono rappresentate da:

    • spese di varia natura sostenute per soddisfare i bisogni dei componenti dell'azienda: costi per l'abitazione, il vestiario, il sostentamento in genere, se si parla di aziende familiari; difesa, sanità, istruzione, se si parla di azienda Stato; organizzazione di mostre, incontri culturali, concerti ecc. se si parla di associazioni culturali.
    • crediti verso terzi
    • estinzione finanziamenti
    • acquisto beni e servizi
    • versamento quote riscosse conto terzi

Il risultato economico dell'azienda di erogazione modifica

Il risultato economico è dato dalla somma algebrica delle varie voci di entrata (redditi, proventi...) con le varie voci dell'uscita (spese e costi) registrate nel corso dell'esercizio finanziario in considerazione.

Tuttavia il risultato economico così calcolato non tiene conto di tutta una serie di elementi che invece andrebbero considerati. Questo perché, salvo rari casi, vi sono beni e servizi che non vengono consumati interamente nel corso dell'esercizio finanziario, come pure vi sono rendite e proventi che non sono attribuibili interamente all'esercizio. Può essere il caso, tanto per fare un esempio, dell'acquisto di un bene di consumo che al termine dell'esercizio finanziario non viene interamente utilizzato, ma una parte ricadrà sull'esercizio successivo.

Da questo punto di vista, anche nelle aziende di erogazione si creano situazioni identiche a quelle che si registrano nelle aziende di produzione. Vi sono, infatti, degli sfasamenti fra quella che è la manifestazione finanziaria di un fatto gestionale (ad esempio, l'acquisto di un bene di consumo, e quindi l'esborso della somma) e la manifestazione economica del medesimo fatto (l'utilizzo del bene stesso). Di conseguenza si individuano:

    • entrate e uscite impegnate e accertate in esercizi precedenti, ma la cui competenza economica avviene nel corso dell'esercizio corrente (es.: risconti iniziali, giacenza iniziale di beni di consumo);
    • entrate e uscite economicamente già maturate nel corso di un esercizio, ma che verranno accertati e impegnati nel successivo (es.: ratei di spese e rendite, quote di spese future);
    • beni di consumo e servizi acquistati nel corso dell'esercizio attuale e non interamente utilizzati al termine di questo, per cui una parte della loro utilità ricadrà sull'esercizio successivo (giacenze finali di beni di consumo, risconti attivi finali);
    • beni strumentali acquistati in un esercizio precedente ma il cui utilizzo si protrae per più esercizi finanziari; la loro incidenza economica sul singolo esercizio viene commisurata tramite le rispettive quote di ammortamento.

Alla luce di quanto sopra, in fase di determinazione del risultato economico, le rendite e i proventi, e le spese e i costi, accertati ed impegnati nel corso dell'esercizio finanziario devono essere opportunamente integrati e rettificati tenendo presente:

  1. le rimanenze iniziali di materiali di consumo;
  2. i ratei attivi e passivi;
  3. le quote di ammortamento dei beni durevoli;
  4. le rimanenze finali.

Esattamente come per il risultato finanziario, anche quello economico può esprimersi in termini di avanzo, disavanzo e pareggio, benché il significato che gli è attribuito sia diverso.

L'avanzo economico esprime un risparmio utilizzabile per aumentare la dotazione di beni redditizi dell'azienda, con conseguente aumento del patrimonio.

Il pareggio economico delinea una situazione neutra nella quale tutte le risorse a disposizione sono state utilizzate.

Il disavanzo economico rappresenta una situazione di insufficienza delle risorse che ha come conseguenza la vendita di beni ovvero il ricorso a strumenti di finanziamento. La situazione, di per sè, non è grave se il ricorso al finanziamento, ad esempio, è finalizzato all'acquisto di beni strumentali che possono aumentare i proventi o diminuire i costi dell'azienda. Il disavanzo è grave se, invece, comporta una diminuzione del patrimonio. In questo caso è assolutamente necessario operare sulla gestione per diminuire i costi o aumentare le entrate.

Il risultato economico, espresso in un prospetto, risulta composto come segue:

Componenti negativi

  1. Rimanenze iniziali attive
    • Beni di consumo
  2. Costi e spese di esercizio
    • Acquisto beni di consumo
    • Spese per il soddisfacimento dei bisogni
    • Spese per l'amministrazione
    • Spese gestione patrimonio (manutenzione, assicurazione...)
    • Perdite nette delle imprese dell'azienda
    • Sopravvenienze ed insussistenze passive - Minusvalenze
    • Ratei passivi
    • Quote di ammortamento dei beni durevoli

Risultato: Avanzo Economico

Componenti positivi

  1. Proventi dell'esercizio
    • Stipendi e altri proventi da lavoro presso terzi
    • Contribuzioni volontarie ed obbligatorie da parte dei componenti dell'azienda
    • Proventi del patrimonio fruttifero (fitti, rendite, canoni)
    • Utili netti delle imprese dell'azienda
    • Sopravvenienze ed insussistenze attive - Plusvalenze
    • Ratei attivi
  2. Rimanenze attive finali
    • Beni di consumo

Risultato: Disavanzo Economico

Nelle aziende pubbliche mancando una specifica contabilità economica, che è stata introdotta solo di recente dapprima con il D.Lgs 29/93 quindi con il D.Lgs 165/2001, il risultato economico veniva determinato solo come differenza fra entrate ed uscite finanziarie, con un grado di approssimazione molto elevato.


Il patrimonio delle aziende di erogazione modifica

Con il termine di patrimonio si intende l'insieme di tutti i beni che l'azienda ha a disposizione per il raggiungimento dei suoi fini. Se l'analogia con il capitale delle aziende di produzione è chiara, differente è la funzione: nelle aziende di erogazione il patrimonio è strumentale al soddisfacimento dei bisogni; nelle aziende di produzione il capitale è finalizzato alla produzione del reddito.

Il patrimonio è costituito da una serie di elementi, diversi a seconda del tipo di azienda di erogazione presa in considerazione.

Volendo esaminare la composizione del patrimonio nella forma più ampia possibile, si consideri un'azienda di erogazione la cui gestione comprenda l'attività erogativa, la gestione di beni fruttiferi e disponga inoltre di aziende di produzione.

Le attività sono così classificabili

  1. Attività finanziarie
    • Denaro in contante presente in cassa e quello depositato in banca
    • Residui attivi
    • Crediti
    • Ratei, cioè quote di proventi riscuotibili nell'esercizio futuro ma maturati in quello corrente
  2. Beni che producono reddito - Si tratta di beni che non concorrono direttamente al soddisfacimento dei bisogni, ma procurano i mezzi necessari al raggiungimento di tale obiettivo. Per questo motivo l'azienda non dovrebbe alienare tali beni, perché altrimenti verrebbe a mancare una fonte di reddito. L'alienazione è un'ipotesi da prendere in considerazione solo in casi eccezionali.
    • Beni immobili
    • Mutui attivi
  3. Beni durevoli - Sono i beni strumentali utilizzati per il soddisfacimento dei bisogni o per migliorarne il godimento; la loro utilità si protrae per più esercizi finanziari
    • Strumenti
    • Macchine
    • Arredi
  4. Beni di facile consumo - Sono i beni utilizzati direttamente per il soddisfacimento dei bisogni. La loro utilità si esaurisce all'interno di un singolo atto di gestione
  5. Beni durevoli di diretta utilità - Sono utilizzati direttamente per il soddisfacimento dei bisogni. Nel caso dello Stato, ad esempio, appartengono a questa categoria i beni demaniali.


Dal momento che i beni che costituiscono il patrimonio possono derivare tanto dalla proprietà quanto dalla contrazione di debiti, questi ultimi entrano a far parte del patrimonio dell'azienda di erogazione come componenti passivi. I debiti si distinguono in:

  1. Debiti di funzionamento (nelle aziende pubbliche sono chiamati anche debiti di bilancio o anche residui passivi) - sono debiti derivanti dall'acquisto di un bene, dagli oneri amministrativi e di tutte le spese sostenute per il soddisfacimento dei bisogni
  2. Debiti di finanziamento - Il ricorso ai debiti di finanziamento è necessario per ripianare squilibri di bilancio o per far fronte al soddisfacimento di bisogni non previsti.
    • Mutui ipotecari
    • Prestiti obbligazionari (nelle aziende pubbliche)


Al termine dell'esercizio finanziario, la struttura del patrimonio, poi, deve essere adeguatamente rettificata inserendo i risconti attivi e passivi, allo scopo di tener conto degli inevitabili sfasamenti che si vengono a creare fra le manifestazioni economiche e quelle finanziarie di un medesimo fatto gestionale.

I risconti attivi sono spese impegnate nel corso dell'esercizio finanziario attuale, ma di pertinenza di quello successivo (ad esempio: beni di consumo acquistati ora, ma la cui utilità prosegue anche nel prossimo esercizio finanziario)

I risconti passivi sono entrate accertate nel corso dell'esercizio finanziario attuale, ma che avranno la loro maturazione economica in quello successivo.


Infine, come pure accade nelle altre aziende, il patrimonio delle aziende di erogazione deve tener conto anche dei fondi per imposte e tasse, fondi di ammortamento ecc.


Riepilogando, la struttura del patrimonio risulta così rappresentata:

  1. ATTIVITA
    • Beni da reddito (immobili, terreni, titoli obbligazionari...)
    • Beni strumentali durevoli (macchinari, strumentazione, arredi...)
    • Crediti di finanziamento
    • Capitale netto derivate dalle aziende partecipate
    • Beni di facile consumo
    • Risconti attivi
    • Crediti di funzionamento (nelle aziende pubbliche: residui attivi)
    • Ratei attivi
    • Cassa e Banca
  2. PASSIVITA
    • Debiti di finanziamento (mutui, prestiti...)
    • Passivo netto delle aziende partecipate
    • Fondi di ammortamento
    • Fondo svalutazione crediti
    • Fondo TFR
    • Fondo imposte e tasse
    • Debiti di funzionamento (nelle aziende pubbliche: residui passivi)

Il confronto fra attività e passività può dare luogo al deficit patrimoniale (Pass > Att) o al patrimonio netto (Patrimonio netto iniziale + Avanzo economico)

Il problema della valutazione del patrimonio modifica

Considerare il patrimonio sotto l'aspetto quantitativo significa attribuire ai singoli elementi che lo compongono un valore monetario.

Tuttavia, nelle aziende di erogazione il problema della valutazione assume un'importanza marginale rispetto alle aziende di produzione.

Nelle aziende di erogazione, infatti, il 'peso' degli elementi soggetti a valutazione è molto minore rispetto ad una azienda di produzione che dispone di beni immobili, macchinari, rimanenze di magazzino, scorte ecc. di entità notevolmente maggiore rispetto ad un'azienda di erogazione. Tale vasta massa di beni deve essere sottoposta ad un'operazione di valutazione che 'traduca' il bene stesso in termini monetari, in modo tale che può essere inserito nel conteggio del patrimonio.