Doma dei cavalli/Parte III
Come avere successo nel prendere il puledro dal pascolo
modificaAndate nel pascolo e camminate tranquillamente attorno all'intero branco, e a una distanza tale da non spaventarli e farli scappare. Poi avvicinatevi molto lentamente, e se loro sollevano la testa e sembrano spaventarsi, fermatevi finché si tranquillizzano, per non farli correre via prima di essere abbastanza vicino da guidarli nella direzione in cui volete che vadano. E quando cominciate a guidarli, non agitate le braccia né gridate, ma seguiteli da dietro, lasciando libera la direzione che voi volete che prendano. Quindi, sfruttando la loro ignoranza, sarete in grado di condurli nel recinto con la stessa facilità con cui un cacciatore porta le quaglie nella rete. Infatti, se sono sempre rimasti liberi al pascolo allo stato brado (come succede a molti cavalli nei paesi della prateria e nelle grandi proprietà), non c'è ragione per cui non debbano essere altrettanto selvatici degli uccelli del cacciatore, e devono essere trattati nello stesso modo gentile, se volete catturarli senza problemi; perché il cavallo, nel suo stato naturale, è altrettanto selvaggio di qualsiasi altro animale non addomesticato, nonostante che possa essere domato più facilmente della maggior parte di loro.
Come far entrare senza problemi un puledro nella scuderia
modificaIl passo successivo sarà quello di far entrare il cavallo in una scuderia o in uno spazio coperto. Questo dovrebbe essere fatto più tranquillamente possibile, in modo da non suscitargli alcun sospetto che vi sia qualsiasi pericolo che lo minacci. Il modo migliore di farlo è di portare un cavallo domato per prima cosa nella scuderia e di legarlo, poi di camminare gentilmente attorno al puledro e di farlo entrare di sua iniziativa. È quasi impossibile che una persona che non ha messo in pratica questo principio lo faccia con sufficiente lentezza e consapevolezza. Queste persone non sanno che maneggiando un cavallo selvaggio, la regola più importante è quel vecchio buon adagio, "haste makes waste" [la fretta è cattiva consigliera; lett. "la fretta produce sprechi", NdT], ossia, la fretta causa perdita di tempo provocando problemi e difficoltà.
Una mossa sbagliata può spaventare il vostro cavallo, e indurlo a pensare che deve scappare ad ogni costo per salvarsi la vita, e quindi trasformare in un lavoro di due ore una cosa che poteva richiedere due minuti; e sarà tutta colpa vostra, e del tutto inutile perché il cavallo non scapperà se voi non lo rincorrerete, e questa non è una buona strategia a meno che voi non sapeste che potete correre più di lui, perché alla fine vi toccherà aspettare che si fermi di sua iniziativa. Ma lui non tenterà di scappare via se voi non tenterete di forzarlo ad accettare il confinamento. Se non trova subito la strada, e appare un po' timoroso di entrare, non pensate di condurlo dentro, ma limitate un po' il suo spazio all'esterno, girandogli gentilmente attorno più da vicino. Non alzate le braccia, ma lasciatele rilassate sul vostro fianco, perché potrebbero essere viste come un bastone: il cavallo non ha studiato anatomia, e sa solo che possono impazzire e saltargli addosso. Se tenta di girarsi indietro, camminategli alle spalle, ma non correte; e se vi supera, girategli di nuovo attorno, nello stesso modo tranquillo, e presto si convincerà che non lo state minacciando; e alla fine gli camminerete così vicino che entrerà nella scuderia per avere più spazio e per allontanarsi da voi. Appena è entrato, fate uscire il cavallo domato e chiudete la porta. Questo sarà la sua prima esperienza di confinamento, e non capirà come si e trovato in questa situazione, né come uscirne. Per fare in modo che la viva con la maggiore tranquillità possibile, verificate che la scuderia non contenga cani, polli, o qualsiasi altra cosa che possa infastidirlo. Poi dategli un pò di foraggio o del mangime, e lasciatelo da solo per quindici o venti minuti, finché ha finito di esplorare la sua casa, e si è abituato all'idea di essere confinato.
Il tipo di capezza
modificaUsate sempre una capezza di cuoio, e assicuratevi che non stringa il cavallo sul naso se il puledro tirerà si di lei. Dovrebbe essere della misura giusta per calzare sulla sua testa in modo facile e preciso; quindi la nasiera non dovrà essere troppo stretta o troppo larga. Non mettete mai una capezza in corda su un puledro non domato, in nessuna circostanza. Tali capezze hanno causato il ferimento o la morte di tanti cavalli da superare di due volte il costo di tutte le capezze in cuoio che siano mai state usate per incapezzare puledri. È quasi impossibile domare un cavallo molto selvatico con una capezza in cuoio, senza farlo tirare, impennare, o scatenarsi, mettendo quindi a rischio la sua vita; e vi dirò il perché. Per un cavallo è altrettanto naturale cercare di liberare la sua testa da qualcosa che gli fa male, o lo infastidisce, quanto sarebbe per voi cercare di ritirare la vostra mano dal fuoco. Le trecce di una corda sono dure e taglienti; questo lo indurrà a alzare la testa e a tirare, e appena tirerà, il nodo scorsoio (il modo in cui sono sempre fatte le capezze in corda) si stringerà, e pizzicherà il suo naso, e lui lotterà per salvarsi la vita, finché, magari, si scatenerà; e chi vorrebbe che un cavallo si scateni, e corra il rischio di rompersi il collo, piuttosto di pagare il prezzo di una capezza in cuoio? Ma questa non è la cosa peggiore. Un cavallo che ha tirato una volta sola sulla sua capezza non sarà mai domato altrettanto bene di uno che non l'ha mai fatto.
Note sul cavallo
modificaMa prima di tentare di fare qualsiasi cosa con il puledro, voglio darvi qualche elemento sulle caratteristiche della sua natura, in modo che voi capiate meglio le sue mosse. Chiunque abbia prestato un po' di attenzione al cavallo, ha notato la sua tendenza di annusare qualsiasi cosa gli sembri nuova e paurosa. Questo è il loro strano modo di esaminare qualsiasi cosa. E, quando sono spaventati da qualsiasi cosa, nonostante la guardino attentamente, non sembrano fidarsi della sola osservazione visiva, ma devono toccarla con il loro naso per essere completamente soddisfatti; e, appena fatto questo, tutto è a posto.
Esperimenti con un mantello
modificaSe volete imparare qualcosa di soddisfacente circa queste caratteristiche del cavallo e qualcosa di importante circa le peculiarità della sua natura, conducetelo in un recinto o in una stalla larga, e poi introducete nel campo qualcosa che sai già che lo innervosirà: una coperta rossa, un mantello di pelle di bufalo o qualcosa di simile. Sollevatelo affinché possa vederlo; il cavallo bloccherà la testa in alto e nitrirà. A questo punto lanciate il panno da qualche parte al centro del recinto o della stalla e allontanatevi dal lato opposto. Guardate i suoi movimenti e studiate la sua natura. Se si è innervosito per l'oggetto, non starà fermo finché non l'avrà toccato con il suo naso. Lo vedrete cominciare a camminare attorno al mantellaccio e a sbuffare, andando sempre un po' più vicino, come se attirato da una parola magica, finché giunge a portata dell'oggetto. Allora allungherà con molta cautela il suo collo più che può, toccandolo appena con il naso, come se pensare che fosse pronto a saltargli addosso. Ma dopo che ha ripetuto per qualche volta questi tocchi, per la prima volta (da quando ha cominciato a guardare l'oggetto), sembra essersi fatto un'idea di cosa sia. a adesso ha scoperto, attraverso il senso del tatto, che non è niente di cui avere paura, ed è veramente pronto a giocare con l'oggetto. E se lo guardate attentamente, vedrete che lo afferra con i denti, e che lo solleva e lo trascina. E in pochi minuti potrete osservare che non ha negli occhi quell'aspetto selvaggio, ma se ne sta come un cavallo che mordicchia un oggetto familiare.
Quindi il cavallo non è mai altrettanto profondamente rassicurato riguardo qualcosa che l'ha spaventato, come quando può stargli fermo vicino toccandolo col naso. E, in nove casi su dieci, vedrete che si spaventerà di nuovo un po', appena si gira e se ne allontana. E lo vedrete, molto probabilmente, guardarsi indietro come se pensasse che l'oggetto potesse seguirlo. E con ogni probabilità dovremo tornare indietro e fare un'altra ispezione prima che sia soddisfatto. Ma si abituerà all'oggetto, e, se dovesse incontrarlo molti giorni dopo, il mantello che tanto l'aveva spaventato non sarà per lui niente di più di un oggetto familiare.
Ipotesi sull'abitudine di annusare
modificaPotremmo supporre naturalmente, per il fatto che il cavallo mette il suo naso su qualunque cosa nuova, che lo faccia sempre allo scopo di annusare questi oggetti. Ma io credo che il cavallo usi il suo naso o il suo muso (come è spesso chiamato), altrettanto o più ancora allo scopo di esplorarli con il tatto, come noi usiamo le nostre mani; questo poiché il naso è l'unico organo che l'equino può usare per toccare o sentire qualcosa con particolare sensibilità.
Credo che il cavallo usi invariabilmente i quattro sensi (vista, udito, olfatto e tatto) in tutte le sue ispezioni, e il senso del tatto è forse il più importante. E penso che nell'esperimento con il mantello, il suo approccio graduale ed il contatto finale con il naso abbia lo scopo di esplorare con il tatto piuttosto che qualsiasi altro, visto che il suo senso olfattivo è così spiccato che non sarebbe necessario toccare qualcosa col naso per sentirne l'odore; si dice infatti che un cavallo può avvertire l'odore di un uomo alla distanza di un miglio. E se l'odore del mantello fosse stato sufficiente avrebbe potuto avvertirlo da una notevole distanza. Ma sappiamo per esperienza che se un cavallo vede o annusa un oggetto a breve distanza da sè si mostra assai nervoso (se non lo conosce per abitudine) finché non lo tocca o lo sente col suo naso, e questa è la prova positiva che il tatto è in questo caso il senso dominante .
Un'opinione diffusa fra gli uomini di cavalli
modificaè opinione largamente prevalente fra gli uomini di cavalli che il senso dell'olfatto sia quello principale nel cavallo. E Faucher, come altri, a seguito di quella opinione fornisce ricette di oli fortemente aromatici, eccetera, per domare il cavallo, talora usando le castagne delle sue gambe, che vengono seccate, macinate in polvere, e soffiate nelle sue narici, talora usando l'olio di rodio, di origano ecc., noti per il loro forte odore; e talora impregnano la loro mano con il sudore della loro ascella, o soffiano il loro fiato nelle narici del cavallo, ecc. ecc. Tutte queste cose, appena l'odore svanisce, non hanno alcun effetto né nell'ingentilire il cavallo, né nel suggerirgli qualsiasi idea; tuttavia i gesti che accompagnano questi sforzi, il fatto di maneggiarlo, di toccarlo vicino al naso e alla testa, e di dargli delle pacchette amichevoli, come vi istruiscono a fare dopo somministrati i prodotti, possono avere un effetto veramente notevole, che loro attribuiscono falsamente agli ingredienti usati. E Faucher, nel suo lavoro intitolato "The Arabian Art of Taming Horses," pag. 17, ci dice come abituare un cavallo a un mantello, somministrandogli certi prodotti nelle narici; e continua dicendo che questi prodotti devono essere applicati per prima cosa al naso del cavallo, prima che cerchiate di domarlo, per avere successo.
Ora, lettore, puoi tu, o può chiunque altro, darci una singola ragione per cui un profumo dovrebbe trasportare nella mente del cavallo una qualsiasi idea di cosa vogliamo che faccia? Se no, allora, ovviamente, nessun forte aroma di alcun tipo ha il minimo effetto nella doma di un cavallo non domato. Poiché, qualsiasi cosa che otteniamo che lui faccia di buon grado, dev'essere accompagnato da un qualche mezzo che trasporti la nostra idea nella sua mente. Io dico al mio cavallo: "Go; long!"e lui procede; "Ho!" ed egli si ferma perché queste due parole, delle quali ha imparato il significato dal tocco della frusta e dalla trazione delle redini che all'inizio le hanno accompagnate, trasportano nella sua mente le due idee di procedere e di fermarsi.
Né Faucher, né chiunque altro, potrà mai insegnare niente a un cavallo con un solo aroma.
Quanto a lungo pensate che un cavallo debba star fermo ad annusare un flacone di olio prima che impari a piegare il ginocchio e a fare un inchino al vostro comando, o "Va là e prendi il tuo cappello", oppure "Vieni qui e distenditi"? Vedete quindi l'assurdità di domare il cavallo attraverso ricette di prodotti da annusare, o di medicine da somministrargli, di qualunque tipo.
La sola scienza che è mai esistita al mondo, relativa alla doma dei cavalli, e che abbia un qualsiasi valore, è il metodo che li prende nel loro stato naturale e ne aumenta l'intelligenza.
Il sistema di Powel per avvicinare il puledro
modificaMa, prima che proceda, di illustrerò il sistema per avvicinare i puledri sdomi di Willis J. Powels, come lui lo descrive in un lavoro pubblicato in Europa, nel 1814 circa, su "Art of Taming Wild Horses [L'Arte di domare i cavalli selvatici]". Dice, "Un cavallo è ammansito con la mia tecnica segreta in un tempo che varia dalle due alle sedici ore". Il tempo che io impiego comunemente va dalle quattro alle sei ore. Va avanti dicendo: "Fate entrare il vostro cavallo in un cortile, una scuderia o una stanza. Se all'interno, in una scuderia o un locale, dev'essere grande, per fargli fare un po' di esercizio alla capezza prima di farlo uscire. Se il cavallo fa parte del gruppo di quelli che hanno soltanto paura dell'uomo, dovete presentare voi stessi gentilmente nella scuderia, nel locale, o nel cortile dov'è il cavallo. Per istinto correrà via da voi, e frequentemente girerà la testa lontano da voi; ma voi dovete continuare a spostarvi con estrema lentezza e delicatezza, in modo che possa vedervi non appena gira la testa nella vostra direzione, cosa che non manca mai di fare in un tempo breve, diciamo da un quarto d'ora a mezz'ora. Non ho mai trovato un cavallo che sia stato più lento nel girarsi verso di me.
Nell'attimo stesso in cui gira la testa, tendete la vostra mano sinistra verso di lui, e state perfettamente fermi, tenendo i vostri occhi sul cavallo, guardando i suoi movimenti, se ne fa. Se il cavallo non si agita per dieci o quindici minuti, avanzate più lentamente possibile, e senza fare il minimo rumore, sempre con la mano tesa, senza che la vostra mano non contenga altro che quello che la natura le ha messo dentro." Dice, "Ho fatto uso di certi ingredienti di fronte alla gente, come il sudore delle mie ascelle, eccetera, per mascherare il vero segreto, e molti credevano che la docilità a cui il cavallo è giunto in un tempo così breve era dovuto a tali ingredienti; ma vedete dalla spiegazione che vi ho fornito che non avevano alcuna utilità. La fede implicita messa in questi ingredienti, pur innocui in se stessi, diventa "fede senza le opere" [NdT: citazione dal Vangelo secondo Giovanni sull'inefficacia della fede senza agire coerentemente]. E quindi le persone rimanevano sempre nel dubbio riguardo a questo segreto. Se il cavallo fa il più piccolo movimento mentre avanzate verso di lui, fermatevi, e rimanete perfettamente fermo finché si calma. Rimanete qualche attimo in questa condizione, e poi avanzate ancora nella stessa maniera lenta e quasi impercettibile. Fate caso se il cavallo di agita, e fermatevi, senza cambiare la vostra posizione. È molto raro che il cavallo si allarmi più di una volta dopo che avete cominciato ad avanzare, ma ci sono eccezioni. Il cavallo tiene in genere i suoi occhi fissi su di voi, finché arrivate abbastanza vicino da toccarlo sulla parte anteriore del muso. Quando siete così vicino a lui, sollevate lentamente, e per gradi, la vostra mano, e lasciatela venire a contatto con la parte del muso giusto sopra le narici, più leggermente possibile. Se il cavallo indietreggia - come molti fanno - ripetete con grande rapidità questi piccoli tocchi sulla fronte, andando un po' più in alto verso le sue orecchie per gradi, e discendendo con la stessa rapidità finché vi lascerà maneggiare la parte anteriore del suo muso in tutta la sua estensione. Ora ripetete i tocchi con più forza su tutta la parte anteriore del muso, discendendo con tocchi più leggeri su entrambi i lati della testa, finché potete maneggiare quella parte con eguale facilità. Poi toccatelo leggermente facendo giocare le vostre mani e le vostre dita attorno alla parte inferiore delle sue orecchie, scendendo di quando sulla parte anteriore del suo muso, che può essere visto come il timone che governa tutto il resto.
Essendo riusciti a maneggiare le sue orecchie, avanzate verso il collo, con le stesse precauzioni, e nella stessa maniera; aumentando sempre la forza dei tocchi appena il cavallo lo consente. Fatelo su entrambi i lati del collo, finché vi permette di prenderlo fra le vostre braccia senza indietreggiare.
Procedete nella stessa maniera progressiva sui fianchi del cavallo, e poi sulla sua schiena. Ogni volta che il cavallo mostra qualsiasi segno di innervosirsi, tornate immediatamente alla parte anteriore del muso come vostro punto di riferimento, dandogli dei buffetti con le vostre mani, e poi tornando rapidamente al punto dove eravate arrivati, guadagnando sempre una significativa distanza ogni volta che accade. Avendo ammansito la testa, le orecchie, il collo, ed il corpo, procedete dalla schiena alla radice della coda.
Questo dev'essere fatto con destrezza, perché non ci si può fidare di un cavallo che sia sensibile sulla coda. Lasciate che la vostra mano cada leggermente su quella parte del corpo per un minuto o due, e poi comincerete a tirarlo leggermente in alto in quella parte del corpo ogni quindici secondi. Man mano che continuare in questa manovra, aumentate la forza dei buffetti e il sollevamento della coda, finché potrete sollevarla e maneggiarla con la maggiore facilità, cosa che accade in genere in un quarto d'ora nella maggior parte dei cavalli, in altri quasi immediatamente, in altri ancora in un tempo molto più lungo. Rimangono ora da maneggiare tutte le sue gambe; dallo cosa tornate alla testa, maneggiatela bene, come pure le orecchie, il petto, il collo ecc., parlando di quando in quando al cavallo. Cominciate per gradi a discendere verso le gambe, sempre scendendo e risalendo, guadagnando terreno ogni volta che scendete, finché raggiungete i suoi piedi.
Parlate al cavallo in latino, in greco, in francese, in inglese o in spagnolo, o in qualsiasi altro linguaggio preferiate; fategli comunque sentire il suono della vostra voce, cosa che all'inizio dell'operazione non è così necessario, ma che ho sempre fatto nel momento di fargli sollevare i piedi. "Alza il piede", "Leve le pied", "Alza el pie", "Aron to poda" ecc.; nello stesso tempo sollevate il piede con la vostra mano. Appena diventerà familiare con i suoni, solleverà il piede a vostro comando. Poi procedete con i posteriori, e andate avanti nella stessa maniera; e in breve tempo il cavallo vi permetterà di sollevarli, e perfino di prenderli fra le vostre braccia.
In tutta questa operazione non c'è magnetismo né galvanismo; si tratta solo di far sparire la paura che un cavallo generalmente sente per l'uomo, e di familiarizzare il cavallo con il suo addestratore. Siccome il cavallo prova senza dubbio un certo piacere da questa manipolazione, subendola diventerà presto mansueto, e mostrerà un forte attaccamento verso il suo padrone."
Osservazioni sul metodo di Powel per governare cavalli di qualsiasi tipo
modificaQueste osservazioni sono molto buone, ma non sufficienti per i cavalli di qualsiasi tipo, e per incapezzare e condurre il puledro; ma le ho inserite perché danno qualcosa della vera filosofia dell'avvicinamento al cavallo, e del metodo per stabilire confidenza fra l'uomo e il cavallo. Ma si parla solo del tipo di cavallo che ha paura dell'uomo.
Per coloro che capiscono la filosofia del governo dei cavalli, questi sono i più facili da addestrare; perché quando abbiamo un cavallo selvaggio e vivace, possiamo addestrarlo a seguire il nostro volere in un tempo molto breve perché sono rapidi ad imparare, e sempre pronti a obbedire. Ma ce n'è un altro tipo che è cocciuto o viziato, e generalmente non sono selvaggi, e per quanto non richiedano la doma nel senso che si intende generalmente, sono ignoranti tanto quanto un cavallo selvaggio, se non di più, e hanno altrettanto bisogno di essere istruiti: e per farli obbedire rapidamente, è necessario che siano messi nelle condizioni di temere il loro addestratore; perché, al fine di ottenere una perfetta obbedienza da qualsiasi cavallo, dobbiamo innanzitutto ottenere che ci tema, perché il nostro motto è timore, amore e obbedienza; e dobbiamo ottenere la realizzazione dei primi due prima di poter aspettarci l'ultimo; perché è attraverso la nostra filosofia di suscitare paura, amore e confidenza che comunque sottomettiamo qualsiasi cavallo alla nostra volontà.
Quindi, prendendo in considerazione i cavalli come li troviamo in realtà, di qualsiasi tipo, e per addestrarli a nostro piacimento, dobbiamo sempre portare con noi, quando entriamo in una scuderia per addestrare un puledro, una lunga frusta flessibile (le fruste di osso di balena sono le migliori), con un buon fiocco, capace di fischiare fortemente e di fare un forte schiocco, che, se maneggiata con destrezza e correttamente applicata, sarà sufficiente a spegnere l'animosità di qualsiasi cavallo. Con questa frusta nella mano destra, con l'estremità che punta indietro, entrate nella scuderia da soli. È un grande svantaggio avere qualcuno con voi nella scuderia nel momento di addestrare un cavallo; dovrete essere completamente soli, in modo che non ci sia niente all'infuori di voi che attiri la sua attenzione. Se è selvaggio, lo vedrete presto dal lato opposto della scuderia rispetto a voi; e questo è il momento di usare un po' di giudizio. Per quanto mi riguarda, non voglio metterci più di tre quarti d'ora o un'ora per lavorare con qualsiasi tipo di puledro, e ottenere che mi segua dovunque nella scuderia; tuttavia consiglierei a un principiante di prendersi più tempo, e di non avere troppa fretta. Se non avete che un puledro, e non siete particolarmente preoccupato del tempo che spendete, vi consiglierei di adottare all'inizio il metodo di Powel, finché lo ammansite, cosa che richiede, come lui dice, da due a sei ore. Ma poiché io voglio ottenere la stessa cosa, e ancora di più, insegnare al cavallo ad essere condotto alla longhina, in meno di un'ora, devo insegnarvi un processo molto più veloce per arrivare allo stesso risultato. A tal fine, quando siete entrati nella scuderia, state in piedi fermi, e lasciate che il cavallo vi guardi per un minuto o due, e appena si è fermato in un punto, avvicinatevi lentamente, con entrambe le braccia ferme, la destra pendente al vostro fianco che regge la frusta come vi ho detto, e la sinistra piegata al gomito, con la mano in avanti. Nel momento in cui lo avvicinate, non dirigetevi troppo verso la sua testa o la sua groppa, per non farlo spostare in avanti o indietro, e tenerlo quindi fermo; se si muove un po' avanti o indietro, spostatevi un po' a destra o a sinistra con molta cautela; questo lo terrà fermo sul posto. Appena siete riusciti ad avvicinarlo molto, portate una mano sulla sua spalla, e state fermi qualche secondo. Se siete alla sua portata, lui girerà la testa e vi annuserà la mano, non per il fatto che abbia una qualche preferenza per la vostra mano, ma per il fatto che è sporgente in avanti, ed è la parte più vicina del vostro corpo. Lo faranno tutti i puledri, e annuseranno la vostra mano vuota con la stessa rapidità che lo farebbero qualsiasi cosa vi abbiate messo dentro, e con lo stesso favorevole effetto, anche se un bel po' di esperti hanno predicato la teoria di ammansire i cavalli con l'aroma di qualche preparato applicato sulla mano. Ho già provato che si tratta di un errore. Appena tocca la vostra mano con il naso, accarezzatelo come spiegato sopra, usando sempre una mano leggera e morbida, toccando appena il cavallo e seguendo sempre la direzione del pelo, in modo che la vostra mano scivoli nel modo più delicato possibile. Poiché state al suo fianco, potreste trovare più comodo accarezzargli il collo o il lato della testa, cosa che avrà lo stesso risultato che accarezzargli la parte anteriore del muso. Agevolate ogni tentativo del cavallo di annusarvi o di toccarvi con il naso. Fate seguire a ognuno di questi tocchi o tentativi di comunicazione con le carezze più tenere ed affettuose, con un atteggiamento gentile e con parole piacevoli di qualche genere, come "Oh! Ragazzo mio oh! Bravo il mio ragazzo", "Bravo ragazzo!", "Brava signorina", o qualcosa del genere, ripetendo costantemente le stesse parole, con lo stesso tono di voce costante; poiché il cavallo impara presto a leggere l'espressione del viso e della voce, e saprà bene quando prevalgono la paura, l'amore o la rabbia, come voi conoscete i vostri sentimenti; due dei quali, la paura e la rabbia, non dovrebbero mai essere avvertiti da un buon uomo di cavalli.