Divina Commedia/Purgatorio/Canto V
- 1.Io era... partito: mi ero allontanato. Il racconto segue direttamente alla fine del canto precedente (vv.136-9); all'esortazione di Virgilio, Dante già si è avviato, lasciando il gruppo dei pigri. Ma c'è qualcosa che lo trattiene, una breve sosta che ancora ferma il racconto nell'ambito in cui si svolge il canto IV, così che i vv.1-21 ne appaiono quasi un prolungamento, come è accaduto anche all'inizio dei due canti precedenti (cfr.III 1-15 e IV 1-18).
- 2.
- 3.drizzando 'l dito: indirizzando il dito verso di me, cioè additandomi; il gesto dà vita alla persona, estraendola dal gruppo.
- 4.una: di quelle ombre.
- Ve' : troncamento di «vedi»; indica meraviglia (cfr.mira a Inf.XX 37).
- non par che luca: sembra che non dia luce.
- 5.da sinistra: il sole che prima, mentre lo guardavano, li feriva da sinistra (IV 57), ora che essi gli han voltato le spalle per salire la montqagna li investe da destra, e quindi l'ombra è proiettata alla sinistra di Dante.
- quel di sotto: è Dante che sale per secondo, sotto a Virgilio.
- 6.si conduca: si comporti; non solo dunque l'ombra, ma tutto l'atteggiarsi di Dante nel salire (che rivela la fatica) denota il suo esser vivo.
- 7.di questo motto: di questa frase.
- 8.per maraviglia: è lo stesso stupore di III 88 sgg., motivo che più volte tornerà lungo le balze del Purgatorio, con intonazione diversa secondo le temperie dei diversi canti. Come osservò il Momigliano, nel canto III il motivo è svolto in forma elegiaca, qui con vivacità drammatica.
- 9.pur me, pur me: è il pur continuativo, che ripetuto sottolinea quell'insistente guardare.
- 10.s'impiglia: rimane come preso, irretito (da questo piccolo fatto).
- 11.
- 12.che ti fa: che t'importa? Locuzione ancora in uso.
- pispiglia: pispigliare è dell'uso antico per «bibigliare», «sussurrare» (cfr. XI 111). Qui ha il senso traslato e spregiativo di dir qualcosa alle spalle di un altro, come oggi «mormorare».
- 13.Vien dietro a me...: esortazione solenne, come tutto il seguito della terzina. Virgilio, come più volte nel poema, adempie alla sua funzione di maestro cogliendo una piccola occasione per enunciare massime che servono al cammino del suo discepolo. La sproporzione tra il fatto minimo (Li occhi rivolsi...) e il suo discorso è evidente, ma non vi è sproporzione tra queste parole e la meta a cui Dante è diretto. E a questa soltanto guarda Virgilio. Qui nel purgatorio ogni piccolo indugio è grave (cfr.IV 37: Nessun tuo passo caggia...), e tanto più in questa costa dove sono puniti i negligenti, coloro che furono moralmente pigri.
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