Confessione di fede di Westminster/cfw23/cfw23-4

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23:4 Il popolo ha il dovere di pregare per i magistrati [le autorità civili] (466), di onorare le loro persone (467), di pagare loro i tributi e tutto ciò che sia loro dovuto (468), di ubbidire ai loro legittimi comandi e di essere sottomessi alla loro autorità per motivo di coscienza (469). La loro incredulità o diversa religione non invalida la giusta e legittima autorità del magistrato e non libera il popolo dall'ubbidienza a lui dovuta (470). Da ciò non sono esentati gli ecclesiastici (471) e lo stesso Papa di Roma non ha alcun potere o giurisdizione su di loro nei loro domini o su un qualsiasi membro del loro popolo, e men che meno ha potere o la giurisdizione di privarli dei loro domini o delle loro vite, nel caso che giudicasse che sono eretici o per qualsiasi altro pretesto (472).

Testo originale modifica

Inglese
IV. It is the duty of people to pray for magistrates, to honor their persons, to pay them tribute and other dues, to obey their lawful commands, and to be subject to their authority, for conscience' sake. Infidelity or difference in religion doth not make void the magistrate's just and legal authority, nor free the people from their due obedience to him: from which ecclesiastical persons are not exempted; much less hath the Pope any power or jurisdiction over them in their dominions, or over any of their people; and least of all to deprive them of their dominions or lives, if he shall judge them to be heretics, or upon any other pretense whatsoever. IV. Debet populus pro Magistratibus preces fundere, personas eorum honore prosequi, tributa aliaque eis debita persolvere, obtemperare licitis eorum mandatis, ac propter conscientiam subjici illorum authoritati; quæ si justa sit ac legitima, non eam illorum infidelitas, non religio diversa cassam reddit, neque populum liberat a debitæ, illis obedientiæ præstatione, qua viri quidem Ecclesiastici non eximuntur, multo minus in ipsos magistratus, intra ditionem suam, ant ex eorum populo quemvis potestatem ullam habet aut jurisdictionem Papa Romanus, minime vero omnium vita illos aut principatu exuendi, si ipse scilicet eos hæreticos esse judicaverit, vel etiam alio prætextu quoviscunque.

Riferimenti biblici modifica

  • (466) "Esorto dunque, prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono costituiti in autorità, affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità" (1 Timoteo 2:1-2).
  • (467) "Onorate tutti. Amate i fratelli. Temete Dio. Onorate il re" (1 Pietro 2:17).
  • (468) "È anche per questa ragione che voi pagate le imposte, perché essi, che sono costantemente dediti a questa funzione, sono ministri di Dio. Rendete a ciascuno quel che gli è dovuto: l'imposta a chi è dovuta l'imposta, la tassa a chi la tassa; il timore a chi il timore; l'onore a chi l'onore" (Romani 13:6-7).­
  • (469) "Perciò è necessario stare sottomessi, non soltanto per timore della punizione, ma anche per motivo di coscienza" (Romani 13:5); "Ricorda loro che siano sottomessi ai magistrati e alle autorità, che siano ubbidienti, pronti a fare ogni opera buona" (Tito 3:1).
  • (470) "Siate sottomessi, per amor del Signore, a ogni umana istituzione: al re, come al sovrano; ... Accostandovi a lui, pietra vivente, rifiutata dagli uomini, ma davanti a Dio scelta e preziosa, ... Fate questo come uomini liberi, che non si servono della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servi di Dio" (1 Pietro 2:13; 4,16).
  • (471) "Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è autorità se non da Dio; e le autorità che esistono sono stabilite da Dio" (Romani 13:1); "Al suo posto il re fece capo dell'esercito Benaia, figlio di Ieoiada, e mise il sacerdote Sadoc al posto di Abiata" (1 Re 2:35); "Ma Festo, volendo far cosa gradita ai Giudei, disse a Paolo: «Vuoi salire a Gerusalemme ed essere giudicato in mia presenza intorno a queste cose?» Ma Paolo rispose: «Io sto qui davanti al tribunale di Cesare, dove debbo essere giudicato; non ho fatto nessun torto ai Giudei, come anche tu sai molto bene. Se dunque sono colpevole e ho commesso qualcosa da meritare la morte, non rifiuto di morire; ma se nelle cose delle quali costoro mi accusano non c'è nulla di vero, nessuno mi può consegnare nelle loro mani. Io mi appello a Cesare»" (Atti 25:9-11); "Però ci furono anche falsi profeti tra il popolo, come ci saranno anche tra di voi falsi dottori che introdurranno occultamente eresie di perdizione, e, rinnegando il Signore che li ha riscattati, si attireranno addosso una rovina immediata. ... Audaci, arroganti, non hanno orrore di dir male delle dignità; 11 mentre gli angeli, benché superiori a loro per forza e potenza, non portano contro quelle, davanti al Signore, alcun giudizio ingiurioso" (2 Pietro 2:1,10-11); "Ciò nonostante, anche questi visionari contaminano la carne nello stesso modo, disprezzano l'autorità e parlano male delle dignità. Invece, l'arcangelo Michele, quando contendeva con il diavolo disputando per il corpo di Mosè, non osò pronunciare contro di lui un giudizio ingiurioso, ma disse: «Ti sgridi il Signore!». Questi, invece, parlano in maniera oltraggiosa di quello che ignorano, e si corrompono in tutto ciò che sanno per istinto, come bestie prive di ragione. 11 Guai a loro! Perché si sono incamminati per la via di Caino, e per amor di lucro si sono gettati nei traviamenti di Balaam, e sono periti per la ribellione di Core" (Giuda 8‑11).
  • (472) "...ma come siamo stati approvati da Dio che ci ha stimati tali da poterci affidare il vangelo, parliamo in modo da piacere non agli uomini, ma a Dio che prova i nostri cuori" (1 Tessalonicesi 2:4); "Le fu concesso di dare uno spirito all'immagine della bestia affinché l'immagine potesse parlare e far uccidere tutti quelli che non adorassero l'immagine della bestia ... Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome" (Apocalisse 13:15‑17).