Biografia del Melekh Mashiach/Appendice 1

Κατὰ Mονοζυγώτην Eὐαγγέλιον

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APPENDICE 1

Poiché molti hanno intrapreso a ordinare una narrazione dei fatti che si sono compiuti tra noi, come ce li hanno tramandati quelli che da principio ne furono testimoni oculari e che divennero ministri della Parola, è parso bene anche a me, dopo essermi accuratamente informato di ogni cosa dall'origine, di scriverne per ordine, affinché si riconosca la certezza delle cose che sono state insegnate.

Risaliamo a circa duemila anni fa, al tempo di Erode, re della Giudea. C'era un certo sacerdote di nome Zaccaria, del turno di Abiia; sua moglie era discendente di Aaronne e si chiamava Elisabetta — erano entrambi giusti davanti a Dio, camminando irreprensibili in tutti i comandamenti e precetti del Signore. E non avevano figli, perché Elisabetta era sterile, ed erano entrambi in età avanzata.

Mentre Zaccaria esercitava il sacerdozio davanti a Dio nell'ordine del suo turno, secondo la consuetudine del sacerdozio, gli toccò in sorte di entrare nel Tempio del Signore per offrirvi il profumo e tutta la moltitudine del popolo stava fuori in preghiera nell'ora del profumo. E gli apparve un angelo del Signore, in piedi alla destra dell'altare dei profumi. Zaccaria, vedutolo, fu turbato e preso da spavento. Ma l'angelo gli disse: “Non temere, Zaccaria, perché la tua preghiera è stata esaudita, tua moglie Elisabetta ti partorirà un figlio, al quale porrai nome Giovanni. Tu ne avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno per la sua nascita. Poiché sarà grande davanti al Signore; non berrà né vino né bevande alcoliche, sarà ripieno dello Spirito Santo fin dal grembo di sua madre e convertirà molti dei figli d'Israele al Signore Dio loro; andrà davanti a lui con lo spirito e con la potenza di Elia, per volgere i cuori dei padri ai figli e i ribelli alla saggezza dei giusti, per preparare al Signore un popolo ben disposto”. E Zaccaria disse all'angelo: “Da che cosa conoscerò questo? Perché io sono vecchio e mia moglie è avanti nell'età”. E l'angelo, rispondendo, gli disse: “Io sono Gabriele, che sto davanti a Dio; e sono stato mandato a parlarti e recarti questa buona notizia. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole che si adempiranno a suo tempo”.

Il popolo intanto stava aspettando Zaccaria e si meravigliava che indugiasse tanto nel Tempio. Ma, quando fu uscito, non poteva parlare loro e capirono che aveva avuto una visione nel Tempio; ed egli faceva loro dei segni e rimase muto.

Quando furono compiuti i giorni del suo servizio, egli se ne andò a casa sua. Ora, dopo quei giorni, sua moglie Elisabetta rimase incinta e si tenne nascosta per cinque mesi, dicendo: “Ecco che cosa ha fatto per me il Signore nei giorni in cui ha rivolto a me lo sguardo per cancellare la mia vergogna in mezzo agli uomini”.

Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città di Galilea, detta Nazareth, a una vergine fidanzata a un uomo chiamato Giuseppe, della casa di Davide; il nome della vergine era Maria. L'angelo, entrato da lei, disse: “Ti saluto, o favorita dalla grazia; il Signore è con te”. Ed ella fu turbata a questa parola e si domandava che cosa volesse dire un tale saluto. L'angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande, e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre; egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno e il suo regno non avrà mai fine”. E Maria disse all'angelo: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”. L'angelo, rispondendo, le disse: “Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà della sua ombra, perciò anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia e questo è il sesto mese per lei, che era chiamata sterile, poiché nessuna parola di Dio rimarrà inefficace”. Maria disse: “Ecco, io sono la serva del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola”. E l'angelo si allontanò da lei.

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta nella regione montuosa, in una città di Giuda, ed entrò in casa di Zaccaria e salutò Elisabetta. Appena Elisabetta udì il saluto di Maria, il bambino le sobbalzò nel grembo; ed Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo e a gran voce esclamò: “Benedetta sei tu fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno! Come mai mi è dato che la madre del mio Signore venga da me? Poiché ecco, non appena la voce del tuo saluto mi è giunta agli orecchi, il bambino mi è balzato nel grembo per la gioia. Beata è colei che ha creduto che quanto le è stato detto da parte del Signore avrà compimento”.

E Maria disse:
“L'anima mia magnifica il Signore
e lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore,
poiché egli ha riguardato alla bassezza della sua serva. Da ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata,
poiché il Potente mi ha fatto grandi cose. Santo è il suo nome
e la sua misericordia è di età in età per quelli che lo temono.
Egli ha operato potentemente con il suo braccio, ha disperso quelli che erano superbi nei pensieri del loro cuore;
ha detronizzato i potenti e ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati e ha rimandato a mani vuote i ricchi.
Ha soccorso Israele, suo servitore, ricordandosi della misericordia
di cui aveva parlato ai nostri padri, verso Abraamo e verso la sua discendenza per sempre”.

Maria rimase con Elisabetta circa tre mesi, poi se ne tornò a casa sua.

Compiutosi per Elisabetta il tempo di partorire, diede alla luce un figlio. I suoi vicini e i parenti udirono che il Signore aveva usato grande misericordia nei suoi confronti e se ne rallegravano con lei. Ed ecco che nell'ottavo giorno vennero a circoncidere il bambino e lo chiamavano Zaccaria dal nome di suo padre. Allora sua madre prese a parlare e disse: “No, sarà invece chiamato Giovanni”. Ed essi le dissero: “Non c'è nessuno nella tua parentela che porti questo nome”. E con dei cenni domandavano al padre come voleva che fosse chiamato. Ed egli, chiesta una tavoletta, scrisse così: “Il suo nome è Giovanni”. E tutti si meravigliarono. In quell'istante la sua bocca fu aperta e la sua lingua sciolta ed egli parlava benedicendo Dio. Allora tutti i loro vicini furono presi da timore e tutte queste cose si divulgavano per tutta la regione montuosa della Giudea. Tutti quelli che le udirono, le serbarono in cuor loro e dicevano: “Che sarà mai questo bambino?”. Perché la mano del Signore era con lui.

Zaccaria, suo padre, fu ripieno dello Spirito Santo e profetizzò dicendo:
“Benedetto sia il Signore, il Dio d'Israele, perché ha visitato e riscattato il suo popolo,
e ci ha suscitato un potente salvatore nella casa di Davide suo servo,
come aveva promesso da tempo per bocca dei suoi profeti,
uno che ci salverà dai nostri nemici e dalle mani di tutti quelli che ci odiano.
Egli usa così misericordia verso i nostri padri e si ricorda del suo santo patto,
del giuramento che fece ad Abraamo nostro padre,
al fine di concederci che, liberati dalla mano dei nostri nemici, lo servissimo senza paura,
in santità e giustizia, alla sua presenza, tutti i giorni della nostra vita.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai davanti al Signore per preparare le sue vie,
per dare al suo popolo conoscenza della salvezza mediante il perdono dei loro peccati,
grazie ai sentimenti di misericordia del nostro Dio, per i quali l'Aurora dall'alto ci visiterà,
per risplendere su quelli che giacciono in tenebre e in ombra di morte, per guidare i nostri passi verso la via della pace”.
Ora il bambino cresceva e si fortificava nello spirito; e stette nei deserti fino al giorno in cui doveva manifestarsi a Israele.

In quel periodo l'imperatore romano, Cesare Augusto, decretò che si facesse un censimento di tutta la nazione. Questo avvenne quando Quirino era governatore della Siria.

Per il censimento era obbligatorio che tutti tornassero al paese dei propri antenati, per le debite registrazioni. Siccome Giuseppe era di stirpe reale, doveva andare in Giudea, a Betlemme, paese natale del re Davide. Era quindi necessario che si mettesse in viaggio da Nazareth di Galilea verso Betlemme. Giuseppe prese con sé Maria, sua moglie, che in quel periodo era in avanzato stato di gravidanza.

Mentre si trovavano a Betlemme, fu tempo che il bambino nascesse, e Maria diede alla luce il suo primo figlio, un maschio. Ella lo avvolse in una coperta e lo depose nella mangiatoia di una stalla, perché non c'era posto per loro nella locanda del villaggio.

Quella notte, nei campi fuori dal villaggio c'erano alcuni pastori che sorvegliavano le loro greggi. Improvvisamente un angelo apparve in mezzo a loro, e la gloria del Signore li avvolse di luce. I pastori erano molto spaventati, ma l'angelo li rassicurò:
«Non temete!» disse. «Io vi porto la più bella notizia che sia stata mai annunciata; questa notizia darà grande gioia a tutti! Il Salvatore, proprio il Mashiach, il Signore, è nato stanotte a Betlemme! Come potete riconoscerlo? Troverete un bambino avvolto in una coperta, che giace in una mangiatoia».

Subito al primo angelo se ne aggiunsero molti altri, gli eserciti del cielo, che lodavano Dio:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli»,
cantavano, «e pace sulla terra a quelli che egli ama!»
Quando gli angeli se ne furono tornati di nuovo in cielo, i pastori cominciarono a dirsi l'un l'altro: «Venite! Andiamo a Betlemme. Andiamo a vedere quello che è successo e che il Signore ci ha fatto sapere!»

Corsero al villaggio, e là trovarono Maria e Giuseppe. E c'era il bambino che giaceva nella mangiatoia. I pastori divulgarono ovunque l'accaduto e ciò che l'angelo aveva detto del bambino; e tutti quelli che udivano la loro storia restavano meravigliati. Maria, intanto, serbava queste cose nel suo cuore, e spesso ci ripensava.

I pastori, poi, ritornarono ai loro campi e alle loro greggi, lodando Dio per la visita degli angeli e perché avevano visto il bambino, proprio come l'angelo aveva annunciato.

Otto giorni più tardi, durante la cerimonia della circoncisione, il bambino fu chiamato Gesù (יֵשׁוּעַ Yēšūa’), il nome che gli aveva dato l'angelo, prima ancora che fosse concepito.

Quando giunse il momento del sacrificio al tempio per la purificazione di Maria, come è prescritto dalla legge di Mosè dopo la nascita di un bimbo, i genitori portarono Gesù a Gerusalemme per presentarlo al Signore, perché la legge di Dio dice: «Se il primo figlio di una donna è un maschio, deve essere consacrato al Signore».

In tale occasione i genitori di Gesù offrirono il sacrificio stabilito dalla legge, che poteva essere un paio di tortore o due piccioni.

Quel giorno, c'era nel Tempio un uomo di nome Simeone, residente a Gerusalemme. Egli era un buon uomo, molto devoto, pieno di Spirito Santo, in attesa continua dell'arrivo del Messia. Lo Spirito Santo, infatti, gli aveva rivelato che non sarebbe morto, finché non avesse visto «il Mashiach di Dio». Quel giorno, lo Spirito Santo spinse Simeone a recarsi al tempio, e così, quando Maria e Giuseppe giunsero per presentare il piccolo Gesù al Signore, in ubbidienza alla legge, Simeone era presente, e prese il bambino tra le braccia, lodando Dio.

«Signore», egli disse, «ora posso morire contento, perché l'ho visto, come tu mi avevi promesso! Ho visto il Salvatore, che tu hai dato al mondo. Egli è la luce che splenderà su tutti i popoli, e sarà la gloria del tuo popolo Israele!»

Giuseppe e Maria restarono meravigliati per ciò che Simeone diceva di Gesù.

Simeone li benedì, ma poi disse a Maria: «Il dolore ti trapasserà l'anima come una spada, perché questo bambino sarà respinto da molti in Israele, ma questo sarà la causa della loro rovina. Però per molti altri egli sarà fonte d'immensa gioia, e i pensieri più profondi di tanti cuori saranno rivelati».

Quel giorno, c'era nel Tempio anche la profetessa Anna, figlia di Fanuel, della tribù giudea di Aser. Anna era molto vecchia; dopo sette anni di matrimonio era rimasta vedova ed a quel tempo aveva ottantaquattro anni. Ella non s'allontanava mai dal Tempio, dove rimaneva giorno e notte, adorando Dio, pregando e spesso digiunando.

S'avvicinò proprio mentre Simeone stava parlando con Maria e Giuseppe. Anch'ella cominciò a ringraziare Dio e ad annunciare a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme che il Messia era finalmente arrivato.

Quando i genitori di Gesù ebbero fatto tutto quanto è prescritto dalla legge di Dio, se ne tornarono a casa, a Nazaret in Galilea. Il bambino divenne un ragazzo forte e robusto, pieno di sapienza. E Dio lo colmava di benedizioni.

Quando ebbe dodici anni, Gesù accompagnò i suoi genitori per la festa annuale di Pesach, a cui partecipavano ogni anno. A celebrazione conclusa, si rimisero in viaggio per ritornare a Nazareth, ma Gesù rimase a Gerusalemme. Il primo giorno, i suoi genitori non s'accorsero della sua mancanza, perché pensavano che anche lui fosse in viaggio con la comitiva. Ma quando quella sera non si fece vivo, Maria e Giuseppe cominciarono a cercarlo fra parenti ed amici. Non riuscendo a trovarlo, ritornarono a Gerusalemme, per continuare le ricerche.

Finalmente, dopo tre giorni, lo trovarono. Gesù era nel tempio, seduto fra i dottori della legge e parlava con loro di profondi argomenti, meravigliando tutti con la sua intelligenza e le sue risposte.

I suoi genitori non sapevano cosa pensare: «Figliuolo», gli disse Maria, «perché ci hai fatto questo? Tuo padre ed io eravamo molto preoccupati e ti cercavamo dappertutto!»

«Che bisogno avevate di cercare?» disse allora Gesù. «Non avete pensato che sarei stato qui nel tempio, nella casa di mio Padre?» Ma essi non capivano che cosa volesse dire con quelle parole.

Poi Gesù tornò a Nazaret con loro e fu ubbidiente ai genitori. E sua madre serbava tutte queste cose nel cuore. Così Gesù cresceva in statura e in saggezza, ed era amato da Dio e dagli uomini.

Nel quindicesimo anno dell'impero di Tiberio Cesare, essendo Ponzio Pilato governatore della Giudea, ed Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturea e della Traconitide, e Lisania tetrarca dell'Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caiafa, la parola di Dio fu diretta a Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.

Ed egli andò per tutta la regione intorno al Giordano, predicando un battesimo di ravvedimento per il perdono dei peccati, come sta scritto nel libro delle parole del profeta Isaia:
“Voce di uno che grida nel deserto: ‘Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. Ogni valle sarà colmata e ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose saranno fatte dritte e le accidentate saranno appianate; e ogni creatura vedrà la salvezza di Dio’”.

Giovanni dunque diceva alle folle che andavano per essere battezzate da lui: “Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire dall'ira a venire? Fate dunque dei frutti degni del ravvedimento e non vi mettete a dire in voi stessi: ‘Noi abbiamo Abraamo per padre!’. Perché vi dico che Dio da queste pietre può far sorgere dei figli ad Abraamo. Ormai è anche posta la scure alla radice degli alberi; ogni albero dunque che non fa buon frutto, viene tagliato e gettato nel fuoco”.

E la folla lo interrogava, dicendo: “E allora, che dobbiamo fare?”. Egli rispondeva loro: “Chi ha due tuniche, ne faccia parte a chi non ne ha e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”.

Vennero anche dei pubblicani per essere battezzati e gli dissero: “Maestro, che dobbiamo fare?”. Ed egli rispose loro: “Non riscuotete nulla di più di quello che vi è ordinato”.

Lo interrogarono pure dei soldati, dicendo: “E noi, che dobbiamo fare?”. Ed egli a loro: “Non fate estorsioni, né opprimete nessuno con false denunce e accontentatevi della vostra paga”.

Ora il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro se Giovanni fosse il Mashiach; Giovanni rispose, dicendo a tutti: “Io vi battezzo in acqua, ma viene colui che è più forte di me, al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio dei calzari. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il suo ventilabro per pulire interamente la sua aia e raccogliere il grano nel suo granaio, ma la pula la brucerà con fuoco inestinguibile”.

Così, con molte e varie esortazioni, evangelizzava il popolo, ma Erode, il tetrarca, essendo da lui ripreso riguardo a Erodiade, moglie di suo fratello, e per tutte le malvagità che egli aveva commesso, aggiunse a tutte le altre anche questa: rinchiuse Giovanni in prigione.

Ora, mentre tutto il popolo si faceva battezzare, anche Gesù fu battezzato e, mentre stava pregando, si aprì il cielo, e lo Spirito Santo scese su di lui in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: “Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto”.

Quando Gesù cominciò a insegnare, aveva circa trent'anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe, di Eli, di Mattàt, di Levi, di Melchi, di Iannài, di Giuseppe, di Mattatia, di Amos, di Naum, di Esli, di Naggai, di Maat, di Mattatia, di Semèin, di Iosec, di Ioda, di Ioanan, di Resa, di Zorobabele, di Sealtiel, di Neri, di Melchi, di Addi, di Cosam, di Elmadàm, di Er, di Gesù, di Eliezer, di Iorim, di Mattàt, di Levi, di Simeone, di Giuda, di Giuseppe, di Ionam, di Eliachim, di Melea, di Menna, di Mattata, di Natan, di Davide, di Isai, di Obed, di Boaz, di Sala, di Nason, di Amminadab, di Admin, di Arni, di Chesron, di Perez, di Giuda, di Giacobbe, di Isacco, di Abraamo, di Tara, di Naor, di Serug, di Reu, di Peleg, di Eber, di Sela, di Cainan, di Arpacsad, di Sem, di Noè, di Lamec, di Metusela, di Enoc, di Iared, di Maalaleel, di Cainan, di Enos, di Set, di Adamo, di Dio.

Il Melekh Mashiach, Gesù di suo pugno, poi scrive...

כותב ישוע

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Ricolmo dello Spirito Santo, me ne ritornai dal Giordano e fui condotto dallo Spirito nel deserto per quaranta giorni ed ero tentato dal diavolo. Durante quei giorni non mangiai nulla e, dopo che quelli furono trascorsi, ebbi fame. E il diavolo mi disse: “Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane”. Ed io gli risposi: “Sta scritto: 'Non di pane soltanto vivrà l'uomo'”.

Il diavolo mi condusse in alto, mi mostrò in un attimo tutti i regni del mondo e mi disse: “Ti darò tutta quanta questa potenza e la gloria di questi regni, perché essa mi è stata data e la do a chi voglio. Se dunque ti prostri ad adorarmi, sarà tutta tua”. Ed io, rispondendo, gli dissi: “Sta scritto: ‘Adora il Signore Dio tuo, e a lui solo rendi il tuo culto’”.

Allora mi portò a Gerusalemme e mi pose sul pinnacolo del Tempio e mi disse: “Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù di qui, perché sta scritto:
‘Egli ordinerà ai suoi angeli intorno a te, che ti proteggano; ed essi ti porteranno sulle mani, perché tu non urti con il piede contro una pietra’”.
Rispondendo, gli dissi: “È stato detto: ‘Non tentare il Signore Dio tuo’”.

E il diavolo, finita ogni sorta di tentazione, si allontanò da me fino ad altra occasione.

Nella potenza dello Spirito, me ne tornai in Galilea e la mia fama si sparse per tutta la regione circostante. E insegnavo nelle loro sinagoghe, glorificato da tutti.

Andai a Nazareth, dove ero stato allevato e, com'ero solito, entrai in giorno di Shabbat nella sinagoga; alzatomi per leggere, mi fu dato il libro del profeta Isaia e, aperto il libro, trovai quel passo dov'era scritto:
“Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo egli mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato ad annunciare la liberazione ai prigionieri, e ai ciechi il recupero della vista; a rimettere in libertà gli oppressi, e a predicare l'anno accettevole del Signore”.
Poi, chiuso il libro e resolo all'inserviente, mi posi a sedere; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di me.

Ed iniziai a dire loro: “Oggi si è adempiuta questa scrittura e voi la udite”. Tutti mi rendevano testimonianza, si meravigliavano delle parole di grazia che uscivano dalla mia bocca e dicevano: “Non è costui il figlio di Giuseppe?”. Ed io dissi loro: “Certo, voi mi citerete questo proverbio: ‘Medico, cura te stesso; fa' anche qui nella tua patria tutto quello che abbiamo udito essere avvenuto in Capernaum!’”. Ma io dissi: “In verità vi dico che nessun profeta è ben accetto nella sua patria. Anzi, vi dico in verità che ai giorni d'Elia, quando il cielo fu serrato per tre anni e sei mesi e vi fu gran carestia in tutto il paese, c'erano molte vedove in Israele, eppure a nessuna di esse fu mandato Elia, ma fu mandato a una vedova in Sarepta di Sidone. E al tempo del profeta Eliseo c'erano molti lebbrosi in Israele, eppure nessuno di loro fu purificato, ma lo fu Naaman il Siro”.

Tutti, nella sinagoga, furono ripieni d'ira all'udire queste cose. Si alzarono, mi cacciarono fuori dalla città e mi condussero fin sul ciglio del monte sul quale era fabbricata la loro città, per precipitarmi giù. Ma io, passando in mezzo a loro, me ne andai.

Poi scesi a Capernaum città di Galilea e qui insegnavo alla gente nei giorni di Shabbat. Ed essi si stupivano della mia dottrina perché parlavo con autorità.

Ora nella sinagoga si trovava un uomo posseduto da uno spirito di demonio immondo, il quale gridò a gran voce: “Ah! Che c'è fra noi e te, o Gesù Nazareno? Sei tu venuto per mandarci in perdizione? Io so chi tu sei: il Santo di Dio!”. Ed io lo sgridai, dicendo: “Sta' zitto ed esci da quest'uomo!”. E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui senza fargli alcun male. E tutti furono presi da stupore e ragionavano fra loro, dicendo: “Che parola è questa? Egli comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi escono”. E la mia fama si divulgò in ogni luogo della regione.

Poi, alzatomi e uscito dalla sinagoga, entrai in casa di Simone. Ora la suocera di Simone era travagliata da una gran febbre e mi pregarono per lei. Chinatomi verso di lei, sgridai la febbre, la febbre la lasciò ed ella, alzatasi subito, si mise a servirci.

Al tramontare del sole, tutti quelli che avevano degli infermi di varie malattie li conducevano a me ed io li guarivo, imponendo le mani a ciascuno. Anche i demòni uscivano da molti gridando e dicendo: “Tu sei il Figlio di Dio!”. Ma li sgridavo e non permettevo loro di parlare, perché sapevano che io ero il Mashiach.

Poi, fattosi giorno, uscii e andai in un luogo deserto; e le folle mi cercavano e, giunte fino a me, mi trattenevano perché non mi allontanasse da loro. Ma dissi loro: “Bisogna che io proclami la buona notizia del Regno di Dio anche alle altre città, poiché per questo sono stato mandato”. E andavo predicando per le sinagoghe della Galilea.

Avvenne che, mentre stavo in piedi sulla riva del lago di Gennesaret e la folla mi stringeva da ogni parte per udire la parola di Dio, vidi due barche ferme a riva, dalle quali erano smontati i pescatori e lavavano le reti. E montato in una di quelle barche che era di Simone, lo pregai di scostarsi un po' da terra; poi, sedutomi sulla barca, insegnavo alla folla.

Come ebbi cessato di parlare, dissi a Simone: “Prendi il largo e calate le reti per pescare”. Simone, rispondendo, mi disse: “Maestro, tutta la notte ci siamo affaticati e non abbiamo preso nulla, però, alla tua parola, calerò le reti”. E, fatto così, presero una tale quantità di pesci che le reti si rompevano. Allora fecero segno ai loro compagni dell'altra barca di venire ad aiutarli. Quelli vennero e riempirono tutte e due le barche, tanto che affondavano. Simon Pietro, visto ciò, si gettò ai miei ginocchi, dicendo: “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore”. Poiché spavento aveva preso lui e tutti quelli che erano con lui, per la quantità di pesci che avevano preso; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Ma io dissi a Simone: “Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini”. Ed essi, tratte le barche a terra, lasciarono ogni cosa e mi seguirono.

Mentre mi trovavo in una di quelle città, ecco un uomo pieno di lebbra, il quale, vistomi e gettatosi con la faccia a terra, mi pregò, dicendo: “Signore, se vuoi, tu puoi purificarmi”. Ed io, stesa la mano, lo toccai, dicendo: “Lo voglio, sii purificato”. E in quell'istante la lebbra sparì da lui. Poi gli comandai di non dirlo a nessuno: “Ma va'”, gli dissi, “mostrati al sacerdote e offri per la tua purificazione ciò che ha prescritto Mosè; e ciò serva loro di testimonianza”.

Però la mia fama si spandeva sempre più; moltissima gente si radunava per udirmi ed essere guarita dalle sue infermità. Ma io mi ritiravo nei luoghi deserti e pregavo.

Un giorno stavo insegnando e c'erano, là seduti, dei farisei e dei dottori della legge, venuti da tutte le borgate della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme; e la potenza del Signore era con me per compiere delle guarigioni. Ed ecco degli uomini che portavano sopra un letto un paralitico, cercavano di portarlo dentro e di metterlo davanti a me. Non trovando modo di introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e, fatta un'apertura fra le tegole, lo calarono giù con il suo lettuccio, in mezzo alla gente, davanti a me. Ed io, veduta la loro fede, dissi: “O uomo, i tuoi peccati ti sono perdonati”. Allora gli scribi e i farisei cominciarono a ragionare, dicendo: “Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?”. Tuttavia, conosciuti i loro ragionamenti, dissi loro: “Di che ragionate nel vostro cuore? Che cosa è più facile dire: ‘I tuoi peccati ti sono perdonati’, oppure dire: ‘Alzati e cammina’? Ora, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha sulla terra autorità di perdonare i peccati, io ti dico”, dissi al paralitico, “alzati, prendi il tuo lettuccio e vattene a casa tua”. E in quell'istante si alzò in loro presenza, prese ciò su cui giaceva e se ne andò a casa sua, glorificando Dio. Tutti furono presi da stupore e glorificavano Dio e, pieni di spavento, dicevano: “Oggi abbiamo visto cose meravigliose”.

Dopo queste cose, uscii e notai un pubblicano, di nome Levi, che sedeva al banco delle imposte, e gli dissi: “Seguimi”. Ed egli, lasciata ogni cosa, si alzò e si mise a seguirmi.

Levi mi fece un grande banchetto in casa sua; c'era gran folla di pubblicani e di altri che erano a tavola con noi. I farisei e i loro scribi mormoravano contro i miei discepoli, dicendo: “Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?”. E rispondendo, dissi loro: “I sani non hanno bisogno del medico, bensì i malati. Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori a ravvedimento”.

Essi mi dissero: “I discepoli di Giovanni digiunano spesso e pregano, così pure i discepoli dei farisei, mentre i tuoi mangiano e bevono”. Risposi loro: “Potete voi far digiunare gli amici dello sposo, mentre lo sposo è con loro? Ma verranno i giorni per questo e, quando lo sposo sarà loro tolto, allora, in quei giorni, digiuneranno”. Dissi loro anche una parabola: “Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo a un vestito vecchio, altrimenti strappa il nuovo e il pezzo tolto dal nuovo non si adatta al vecchio. E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino nuovo rompe gli otri vecchi, si spande e gli otri vanno perduti. Ma il vino nuovo va messo in otri nuovi. E nessuno che abbia bevuto del vino vecchio, ne desidera del nuovo, perché dice: ‘Il vecchio è buono’”.

Avvenne che in un giorno di Shabbat passavo per i campi di grano; i miei discepoli strappavano delle spighe e, sfregandole con le mani, mangiavano. E alcuni dei farisei dissero: “Perché fate quello che non è lecito nel giorno dello Shabbat?”. Rispondendo, dissi loro: “Non avete letto neppure ciò che fece Davide, quando ebbe fame, egli e coloro che erano con lui? Come entrò nella casa di Dio, e prese i pani di presentazione, ne mangiò e ne diede anche a coloro che erano con lui, benché non sia lecito mangiarne se non ai soli sacerdoti?”. E diceva loro: “Il Figlio dell'uomo è Signore dello Shabbat”.

Avvenne che in un giorno di Shabbat io entrai nella sinagoga e mi misi a insegnare. C'era lì un uomo che aveva la mano destra secca. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se avrebbe fatto una guarigione in giorno di Shabbat, per trovare di che accusarlo. Ma io conoscevo i loro pensieri e dissi all'uomo che aveva la mano secca: “Alzati e mettiti nel mezzo!”. Ed egli, alzatosi, stette su. Poi dissi loro: “Io vi domando: è lecito, in giorno di Shabbat, fare del bene o fare del male? Salvare una persona o ucciderla?”. E, girato lo sguardo intorno su tutti loro, dissi a quell'uomo: “Stendi la mano!”. Egli fece così e la sua mano tornò sana.

Ed essi furono ripieni di furore e discutevano fra loro su quello che avrebbero potuto farmi.

In quei giorni me ne andai sul monte a pregare e passai la notte in preghiera a Dio. Quando fu giorno, chiamai a me i miei discepoli e ne elessi dodici, ai quali diedi anche il nome di “apostoli”:

Simone, detto anche Pietro, e suo fratello Andrea, Giacomo e Giovanni, Filippo e Bartolomeo, Matteo e Tommaso, Giacomo d'Alfeo e Simone chiamato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che divenne traditore.

Sceso con loro, mi fermai sopra una pianura, insieme con una gran folla dei miei discepoli e gran quantità di popolo da tutta la Giudea e da Gerusalemme e dalla marina di Tiro e di Sidone, i quali erano venuti per udirmi e per essere guariti dalle loro infermità. Quelli che erano tormentati da spiriti immondi venivano sanati e tutta la folla cercava di toccarmi, perché da me usciva una potenza che guariva tutti.

Alzati gli occhi verso i miei discepoli, dicevo: “Beati voi che siete poveri, perché il Regno di Dio è vostro.

Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi scacceranno da loro, quando vi insulteranno e metteranno al bando il vostro nome come malvagio a motivo del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno e saltate di gioia perché, ecco, il vostro premio è grande nei cieli, poiché i loro padri facevano lo stesso ai profeti.

Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione.

Guai a voi che siete ora sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete.

Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi, perché i padri loro facevano lo stesso con i falsi profeti.

Ma a voi che ascoltate io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite quelli che vi maledicono, pregate per quelli che vi oltraggiano. A chi ti percuote su una guancia porgi anche l'altra e a chi ti toglie il mantello non impedire di prenderti anche la tunica. Da' a chiunque ti chiede e a chi ti toglie il tuo non glielo ridomandare. E come volete che gli uomini facciano a voi, fate anche a loro. Ma se amate quelli che vi amano, quale grazia ve ne viene? Poiché anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a quelli che vi fanno del bene, quale grazia ve ne viene? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a quelli dai quali sperate ricevere, quale grazia ne avete? Anche i peccatori prestano ai peccatori per riceverne altrettanto. Ma amate i vostri nemici, fate del bene, prestate senza sperarne alcunché e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, poiché egli è benigno verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro.

Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato. Date e vi sarà dato: vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante, perché con la misura con cui misurate, sarà rimisurato a voi”.

Poi dissi loro anche una parabola: “Un cieco può guidare un cieco? Non cadranno entrambi nella fossa?
Un discepolo non è più grande del maestro, ma ogni discepolo perfetto sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell'occhio tuo?
Come puoi dire a tuo fratello: ‘Fratello, lascia che io ti tolga la pagliuzza che hai nell'occhio’, mentre tu stesso non vedi la trave che è nell'occhio tuo? Ipocrita, togli prima dall'occhio tuo la trave, e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello.

Non c'è infatti albero buono che faccia frutto cattivo né c'è albero cattivo che faccia frutto buono, poiché ogni albero si riconosce dal suo proprio frutto, perché non si colgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva dal pruno. L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene e l'uomo malvagio dal malvagio tesoro del suo cuore trae fuori il male, poiché dall'abbondanza del cuore parla la sua bocca”.

“Perché mi chiamate: ‘Signore, Signore’ e non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, io vi mostrerò a chi somiglia. Somiglia a un uomo il quale, edificando una casa, ha scavato e scavato profondo e ha posto il fondamento sulla roccia; e, venuta una piena, la fiumana ha investito quella casa e non ha potuto scrollarla perché era stata edificata bene. Ma chi ha udito e non ha messo in pratica somiglia a un uomo che ha edificato una casa sulla terra, senza fondamento; la fiumana l'ha investita, e subito è crollata e la rovina di quella casa è stata grande”.

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  Per approfondire, vedi Serie cristologica, Serie misticismo ebraico, Serie maimonidea e Serie delle interpretazioni.